Scali ferroviari a Milano. A che punto siamo?

saggio introduttivo

Laura Montedoro

A partire dal 2005, un lungo processo sta via via definendo il destino dei sette scali ferroviari dismessi nel capoluogo lombardo: Farini, Romana, San Cristoforo, Greco, Porta Genova, Lambrate e Rogoredo, per un totale che supera il milione di metri quadri. Trattati fuori dal Piano del Governo del Territorio, in un percorso parallelo, si è giunti nel 2017 alla sigla dell’Accordo di Programma (AdP) – tra Comune di Milano, Regione Lombardia, le società del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane e Savills IM SGR spa – che disciplina la trasformazione delle aree, sia dal punto di vista economico-finanziario che dal punto di vista delle potenzialità edificatorie. Nello stesso documento si prescrive, inoltre, il ricorso allo strumento del concorso internazionale per la definizione del Masterplan degli Scali Farini e Romana, i più capienti dal punto di vista volumetrico, e dello Scalo di San Cristoforo. Gli Scali Greco e Lambrate sono stati interessati dal programma C40 Reinventing Cities, rispettivamente nelle edizioni del 2017 e del 2019. Rogoredo è oggetto di un Piano attuativo in corso e Porta Genova è ancora in attesa. L’articolo prova dunque a fare il punto sullo stato di avanzamento dei progetti di rigenerazione urbana avviati successivamente all’approvazione dell’AdP. Il documento che disciplina la trasformazione dei sette scali ferroviari milanesi è l’Accordo di Programma (AdP) firmato il 23 giugno 2017 da Comune di Milano, Regione Lombardia, le società del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane e Savills IM SGR spa, a cui è allegato un Documento di Visione Strategica che fissa alcuni indirizzi irrinunciabili per l’Amministrazione. Cosa è successo da allora?

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