LO SPAZIO VUOTO. SU ALCUNE STRATEGIE ARTISTICHE DI RIAPPROPRIAZIONE DELLA CITTA

saggio introduttivo

Emanuele Quinz

Nel 1979, quando la stagione dell’architettura radicale è già tramontata, l’“anarchitetto” Gianni Pettena dà alle stampe un libro inconsueto. Pubblicato nella celebre collana Polis degli editori Marsilio, il libro presenta un titolo seducente, Effimero Urbano e città, che sembra rispondere come un manifesto all’intenso dibattito sulla pianificazione e l’urbanismo di quegli anni. In realtà si tratta di un’inchiesta storica dedicata alle feste della Parigi rivoluzionaria – dalle celebrazioni civili alle commemorazioni funebri, dalle parate hebertiste agli assembramenti giacobini, fino alle esecuzioni pubbliche del Terrore. Nel racconto di Pettena, tali manifestazioni appaiono come una sorta di “campo di sperimentazione”, in cui convergono in modo paradossale esprit des lumières, utopia arcadica rousseauviana e celebrazione del mito della Roma antica e in particolare della gloria repubblicana. Ma, soprattutto, appaiono come il momento privilegiato di apparizione della folla…

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