LE CASE A CATALOGO IN ITALIA TRA ESPANSIONE COLONIALE, RICOSTRUZIONE E BOOM ECONOMICO: ESEMPI DI MASS-COSTOMIZATION ANTE-LITTERAM
saggio introduttivo
Laura Greco, Francesco Spada
Le case unifamiliari prefabbricate con struttura lignea e metallica rappresentano un episodio minore dell’industrializzazione edilizia in Italia, riconducibile a manufatti di piccole dimensioni, esito dell’assemblaggio a secco di componenti prodotti a catalogo da ditte specializzate, attive soprattutto nel Nord Italia. In un arco di tempo che abbraccia il trentennio tra la Fiera di Milano del 1932 – in occasione della quale Eugenio Faludi, Enrico Griffini e la Carpenteria Bonfiglio di Milano presentano il prototipo di una casa smontabile e trasportabile – e la Prima Mostra della Prefabbricazione del 1962 – dove Giulio Minoletti e la Holiday spa espongono la capanna Minolina – l’offerta di case a catalogo avanzata da progettisti e produttori si organizza su espressioni differenti che includono manufatti per l’espansione coloniale, per l’emergenza bellica e la ricostruzione, per le vacanze della classe media protagonista della ripresa socio-economica degli anni Cinquanta. Nonostante l’impegno per il rinnovamento che anima questa produzione, il cantiere mantiene la sua posizione di rilievo nell’organizzazione del processo esecutivo: montanti e traversi sono infatti assemblati in opera, così come i tamponamenti e i solai. Evidenti sono, comunque, i segnali di innovazione: la modularità degli assetti planimetrici e la tipizzazione dei componenti e delle unioni, l’intercambiabilità degli elementi, la verifica in stabilimento di standard di qualità e di procedimenti di montaggio.