IL RAPPORTO TRA SPAZIO ANTROPICO E NATURALE NEL PROGETTO DI RIEQUILIBRIO TERRITORIALE 

Flavia Magliacani

L’interesse per “la scala vasta dell’abitare” richiama a una maggiore responsabilità verso l’interezza del “territorio come bene comune”, ponendo l’accento sulla riscoperta della natura urbana del territorio e della natura territoriale della città.
A partire dagli anni 1990-2000, l’affermarsi di discipline legate al paesaggio e le discussioni dei territorialisti consentono un nuovo confronto con il patrimonio locale e con il “luogo”, mettendo in relazione le forme degli insediamenti umani con la geografia. Questo approccio non ha invero avuto decisivi riscontri operativi. Basti pensare a come, nel dibattito sui nostri destini spaziali monopolizzato negli ultimi vent’anni dal paradigma della “città densa e compatta”, si sia spesso dimenticato come la città e il suo non-io – l’insieme territoriale in cui si inscrive – siano intimamente legati da un inevitabile senso di reciprocità non necessariamente ostile alla ricerca di una maggiore sostenibilità abitativa. Nonostante ciò, la questione della “sostenibilità” del nostro futuro abitativo, inserita nel quadro di questo rinnovato sguardo all’interezza della realtà territorio, ha in definitiva reso evidente una duplice necessità: da una parte, quella di affrontare “problemi di larga scala” orientati alla riorganizzazione territoriale in maniera integrata e organica; dall’altra, quella di implementare una prospettiva inter-scalare da cui leggere e interpretare e attraverso cui progettare.

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