GESTIONE DELLE ACQUE NEI TERRITORI ARIDI E QUALITÀ DELLO SPAZIO URBANO
saggio introduttivo
Alessandra De Cesaris
Cambiamenti climatici, cattiva gestione della risorsa e infrastrutture obsolete sono tra le cause delle modifiche al ciclo dell’acqua cui abbiamo assistito negli ultimi anni, modifiche che stanno provocando ovunque una serie di notevoli criticità. E se in alcune zone del pianeta l’eccesso d’acqua sta causando disastri, in altre scarseggia; molti corsi d’acqua si stanno prosciugando, con enormi ricadute non solo sul settore economico – agricoltura e industria – ma anche sulla qualità dello spazio urbano. Si tratta di una questione epocale che ha provocato carestie, migrazioni, tensioni geopolitiche. Tra le cause del conflitto tra Iraq e Iran è stata, infatti, anche la questione del controllo dei corsi d’acqua dello Shatt al-’Arab. Baghdad accusa da tempo la Turchia di trattenere l’acqua alle sorgenti di Tigri ed Eufrate in una rete di dighe giganti, costruite a partire dagli anni Settanta del Novecento. Altrettante tensioni si sono verificate tra Iran e Afghanistan per la gestione delle acque del fiume Helmand che, dalle pendici di Kabul, scivola in territorio iraniano poiché gli sbarramenti e le dighe potrebbero infatti ridurre notevolmente i flussi dell’acqua in arrivo nell’altopiano iraniano. Molti fiumi che nella storia delle nostre civiltà hanno definito ambiti abitabili si stanno seccando, non solo nei territori aridi ma anche in quelli potenzialmente ricchi di acqua. La mezzaluna fertile è a rischio desertificazione; a Bassora, in Iraq, l’estrazione del petrolio dai campi petroliferi richiede enormi quantità d’acqua mentre paradossalmente la popolazione ne è a corto.