Le architetture raccolte in questo numero della rivista segnano un cambiamento radicale nelle dinamiche dell’Olanda a noi tutti nota: un paese di riferimento e un osservatorio privilegiato della cultura internazionale per la capacità, condivisa dai diversi attori, nel trasformare il territorio coniugando pragmatismo e sperimentazione.
Oggi, purtroppo, complice la crisi economica, questa coalizione sta prendendo la direzione imposta dagli investitori; la stessa idea di “architettura pubblica”, un tempo immaginata dall’alto dall’amministrazione e da architetti visionari, si sta trasformando sempre più in un’appendice dell’iniziativa privata.
I progetti presentati vanno quindi inquadrati e valutati nel difficile clima di cambiamento in cui sono stati realizzati. Si tratta di edifici pubblici ad opera di architetti che sono stati per anni protagonisti delle migliori trasformazioni urbane e che, nonostante le mutate condizioni di lavoro, hanno cercato di mantenere coerenza nella loro ricerca.
Caso emblematico è quello della nuova stazione del Team CS (70) nel cuore di Rotterdam che ha trasformato la vecchia piazza in uno spazio chiuso e continuo, un ibrido tra una stazione e uno spazio commerciale, più consono alla dimensione di “hub ferroviario internazionale”, voluta dall’amministrazione e dagli investitori.
Sempre a Rotterdam è stato finalmente completato il De Rotterdam (20), un edificio multifunzionale a prevalenza residenziale, una “città verticale” che, per oltre un decennio, è stata la chimera di Rem Koolhaas. Altri progetti, come il teatro Agora di UNstudio (54), la nuova City Hall di Nieuwegein dei danesi 3XN (86), e il New Dutch Film Istitute ad Amsterdam (78) degli austriaci Delugan&Meissl, propongono, con qualche anno di ritardo, l’idea di restituire un’identità alla condizione urbana attraverso l’imposizione di edifici icona.
La biblioteca di Coenen (36), inserita nell’intervento di densificazione delle aree intorno alla stazione di Amsterdam, introduce una tipologia urbana inusuale ma di successo per la capitale. L’intervento dei Mecanoo a Eindhoven (100), con la particolare attenzione per gli spazi e la componente umana e l’uso opportuno dei materiali, si distingue dalla più comune architettura commerciale, fatta di espedienti estetici e textures accattivanti. Infine, la biblioteca di Spijkenisse di MVRDV (46) è il progetto che racconta al meglio l’evoluzione del gruppo ma, allo stesso tempo, sembra la parafrasi della situazione attuale, di un paese in bilico tra il cambiamento e il persistere di un’idea di esuberanza del progetto che appartiene al passato.
SOMMARIO
SVILUPPI RECENTI DELL’ARCHITETTURA OLANDESE – Pag. 4
Jo Coenen
DOPO LA SBORNIA – Pag. 15
Giampiero Sanguigni, Bernardina Borra
L’antica area portuale del Kop Van Zuid, sulla riva sud del fiume Nieuwe Maas, è stata oggetto, sin dagli inizi degli anni ’90, di imponenti processi di rigenerazione urbana, volti a riprodurre quella molteplicità di funzioni e attività che caratterizzava l’area agli inizi del secolo passato. Proprio nella zona di Wilhelminapier, dove una volta salpavano le famose navi della Holland American Line dirette verso gli Stati Uniti, oggi sorge il De Rotterdam, edificio progettato da Rem Koolhaas / OMA nel 1997, e portato a termine nel 2013. La più importante di quelle navi, che ha trasportato negli anni decine di migliaia di emigranti europei, si chiamava appunto De Rotterdam. Da qui il nome dell’edificio di Koolhaas: omaggio a un passato non troppo lontano. L’impianto strategico del progetto è chiaro: il De Rotterdam è pensato come una città verticale; tre torri interconnesse ospitano uffici, appartamenti, un hotel, spazi congressuali, palestre, negozi, ristoranti e bar.
Il Netherland Institute for Sound and Vision definisce l’ingresso al Media Park di Hilversum, un’area nella quale, a partire dal 1990, vengono radunati in cluster i quartieri generali di tutti i network radio-elevisivi di Stato e una parte consistente di quelli privati, al fine di aumentarne l’efficienza complessiva.
Il concorso a inviti del 1999 richiedeva espressamente un unico complesso che contenesse all’interno tre funzioni distinte, per quanto reciprocamente correlate: l’attività di archiviazione dei materiali audio-visivi; l’attività di progettazione e realizzazione dei palinsesti; un museo permanente comprensivo di sale per esposizioni temporanee e auditori per assistere a proiezioni o performance. L’edificio si presenta come una massa organica ad elevata densità e ridotta superficie coperta, iscritta all’interno di un cubo ideale, così da collegare funzionalmente e poeticamente cielo e terra all’interno di un unico inviluppo.
La nuova biblioteca pubblica ad Amsterdam è inserita nel piano di trasformazione dell’area della stazione centrale. L’edificio è parte dell’imponente opera di rinnovamento urbano iniziata con il Museo Nemo di Renzo Piano che, poco distante, è raggiungibile attraverso una passerella pedonale. Si tratta di una delle più grandi biblioteche pubbliche d’Europa con una frequentazione annua di oltre due milioni di persone. Sin dalla sua apertura al pubblico, nel 2007, la biblioteca ha, infatti, riscosso grande successo. L’obiettivo a monte del progetto era quello di rilanciare un’area urbana centrale, puntando sulla creazione di un servizio pubblico improntato alla diffusione e alla crescita culturale dei cittadini. Le scelte architettoniche di base e la compostezza del linguagguio hanno contribuito al raggiungimento dell’obiettivo prefissato, dimostrando che una buona architettura è in grado di modificare l’assetto e le dinamiche di una città.
La Mountain of Books Library, la nuova biblioteca dell’omonima NewTown a sud del porto di Rotterdam, è stata inaugurata nell’ottobre del 2012. L’intervento è parte di un programma urbano più vasto che prevede un intervento di social housing, un parcheggio, spazi per servizi e quelli destinati alla biblioteca. I 17.000 mq destinati ai 41 alloggi di edilizia sociale e ai parcheggi si distribuiscono sul lotto del quartiere storico Boekenberg, accorpandosi in 6 volumi dalle tipiche fattezze olandesi. All’estremità a Nord-Est del lotto, in un’area sulla quale si ergeva, fino agli anni ’60, un altro edificio tipico olandese, domina la Bibliotheek Boekenberg Spijkenisse, un edificio di 9.300 mq che chiude la quinta urbana sulla chiesa di epoca medioevale e affaccia sulla piazza del mercato cittadino. Nel progetto assume un ruolo determinante la forma: come già sperimentato nel progetto del DiddenVillage (2005) a Rotterdam, il gruppo MVRDV riprende la tipologia della fattoria “Spijkenisse anni ’40” e la re-interpreta in un volume di scala macroscopica, di cui la biblioteca occupa una superficie pari a un terzo del totale realizzato.
Costruito nei pressi della stazione centrale di Lelystad, in un territorio ancora poco edificato e con ampi spazi verdi, il Thaetre Agora si presenta come un’architettura dal carattere indipendente. Di giorno, il volume ermetico e il cromatismo esagerato, dai toni giallo e arancio, fanno di questo edificio un oggetto scultoreo, dalla superficie multi sfaccettata, che è ben visibile da lontano e si distingue stagliandosi sullo sfondo grigio-verde del contesto. La doppia pelle in lamiera forata e vetro, ora sagomata, ora piegata o tagliata, modellata per inglobare tutte le funzioni all’interno di un unico volume, si comporta come un dispositivo camaleontico che si trasforma assorbendo o riflettendo la luce in maniera sempre diversa: con il calar della sera l’edificio sembra confondersi nei colori del tramonto, riuscendo quasi a mimetizzarsi in un contesto del quale è sempre autonomo protagonista; durante la notte si smaterializza a favore della trasparenza, diventando una grande lampada che illumina tutt’intorno.
Il progetto di ampliamento dell’Inholland University di Rotterdam, completato nel 2009, è stato sviluppato e curato dall’architetto Erick van Egeraat; si tratta di una trasformazione architettonica della preesistente sede universitaria la cui struttura era stata costruita sul disegno dell’architetto olandese tra il 1998 e il 2001.
I nuovi parallelepipedi edilizi si intersecano con le strutture universitarie esistenti e compongono un interessante gioco di incastri e connessioni in un quartiere, il Kop van Zuit, teatro dell’architettura contemporanea della città. L’impianto urbano è quello di un “isolato aperto”, costituito dall’aggregazione di volumi sia in pianta che in sezione, composti tra loro per includere fisicamente l’infrastruttura ferroviaria e dialogare con il fiume Nieuwe Maas. Se il primo intervento progettuale poneva al centro della soluzione architettonica lo spazio interno costituito da un atrio a tutta altezza, riconoscibile come luogo pulsante della vita studentesca fatta di relazioni e di scambi, il nuovo intervento ha puntato sullo sviluppo del programma funzionale che è stato distribuito in tre parti architettoniche interconnesse.
A Rotterdam da poco si è concluso il progetto di ammodernamento della stazione centrale, nodo infrastrutturale di portata regionale e internazionale che, ad oggi, conta una presenza giornaliera di 110.0000 viaggiatori e che, secondo quanto previsto, raggiungerà le 323.000 presenze/giorno entro il 2025. La nuova Rotterdam Central, nata dalla cooperazione tra Benthem Crouwel, MVSA Meyer en Van Schooten Architecten e West 8, raggruppati per l’occasione sotto il nome di Team CS, diventa punto nevralgico del sistema dei trasporti, dalla scala continentale a quella urbana, grazie alla sua connessione con la rete europea di alta velocità, con la rete regionale di ferrovia leggera e con le reti urbane di metropolitana e tramvia. Allo stesso tempo Rotterdam Central interpreta il ruolo di nuova porta urbana, monumento contemporaneo attraverso cui il cittadino europeo entra in Olanda e il viaggiatore olandese raggiunge l’Europa.
Il museo del Cinema di Amsterdam Eye nasce da un progetto del 2005 elaborato dallo studio viennese DMAA, Delugan Meissl Associated Architects. Inaugurato nella primavera del 2012, il museo, localizzato in una ex area industriale ora oggetto di un importante processo di rigenerazione, costituisce il principale punto di riferimento visivo della zona nord di Amsterdam.
L’edificio si impone come uno spettacolare occhio che dall’acqua scruta il cuore della città. Adagiato lungo la riva settentrionale del fiume Ij, in contatto visivo diretto con la preesistente Torre Overhoeks, il Film Institute rappresenta un elemento di mediazione tra terra e acqua, una grande, seducente scultura urbana appoggiata al suolo, una nuova porta rivolta verso il mondo delle immagini in movimento.
Centro di un’ambiziosa trasformazione, la Stadshuis, progettata dallo studio danese 3XN, rappresenta il punto focale di una strategia il cui obiettivo è attribuire identità di città a Nieuweigen, sobborgo di Utrecht. Costruito a partire dagli anni Settanta per rispondere alle esigenze abitative e impostato secondo i criteri di una città giardino in cui un centro commerciale rappresenta l’unico luogo pubblico, l’insediamento manifesta, oggi, la necessità di superare tale schema per acquisire un’immagine urbana propria. Nell’intento di costruire un rinnovato senso di appartenenza, la cittadinanza locale ha intrapreso un percorso il cui obiettivo è la realizzazione di nuovi luoghi di identificazione collettiva: alla dispersione della città nel verde va così affiancandosi la costruzione di un centro con i caratteri tipici delle città compatte europee, integrato da residenze e servizi e addensato intorno alla nuova sede della municipalità.
Wageningen è una piccola città olandese sede di vari Istituti di ricerca e di una Università, tutti specializzati nel campo delle scienze agrarie e della vita. Tale specifica vocazione ha generato l’edificazione, nel corso del tempo, di vari edifici per laboratori e la ricerca: tra questi, l’ultimo sorto è il Netherlands Institute of Ecology, che conduce ricerche ecologiche di vario genere. Questo nuovo manufatto è destinato ad accogliere sostanzialmente laboratori e uffici, con tutti i servizi necessari.
L’area destinata ad accogliere la nuova costruzione è in qualche modo bifronte: da un lato segnata dalla presenza di altri edifici per la ricerca; dall’altro da una situazione di pregio naturale e ambientale, caratterizzata da un piccolo corso d’acqua e da una folta macchia arborea nelle adiacenze; l’edificio dialoga con questo contesto bivalente con discrezione e sensibilità: si tratta di un impianto molto semplice, un rettangolo i cui lati sono in rapporto circa 1 a 3, con lati lunghi differenti.
Eindhoven è uno dei poli della ricerca tecnologica dei Paesi Bassi, già quartier generale della Philips, sede di importanti istituti di formazione e ricerca come la Technische Universiteit Eindhoven, la Fontys Hogescholen e la Design Academy: ragione per la quale la popolazione della città è in gran parte formata da giovani. Genneper Parks è un’area naturale prossima al centro città, di grande qualità ambientale, che offre molteplici possibilità ricreative tra le quali lo sport.
Per rafforzare tale vocazione, si è da poco realizzato il Fontys Sports Centre, un edificio pubblico di 16.500 mq. Si tratta di un edificio dal programma complesso che coniuga spazi per attività sportive con quelli per attività educative, da lasciare aperto dal mattino fino a notte inoltrata: in tal modo, questo edificio riverbera la propria vitalità nel Genneper Parks e si configura come un vero e proprio condensatore sociale, provocando commistione tra i due gruppi di utenti principali, gli atleti e gli studenti (spesso coincidenti).
ARGOMENTI
– Etar de Alcântara. Topografia di un edificio – Pag. 106
– Premio per l’architettura Aga Khan 2013 – Pag. 112
– Una chiesa antisismica dopo il terremoto in Emilia – Pag. 116
NOTIZIE – Pag. 118
LIBRI – Pag. 124
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