Nonostante il persistere della crisi economica in tutta Europa, in alcune città le attività di trasformazione urbana si fanno sempre più intense, proseguendo con grande enfasi. Al destino delle città, alla loro capacità di essere sostenibili non solo sotto il profilo dei consumi energetici ma anche sul piano sociale, garantendo qualità e benessere ai propri cittadini attraverso la promozione della qualità architettonica degli edifici e degli spazi pubblici, è infatti, affidata una parte consistente della ripresa economica.
Il caso di Amburgo, città alla ricerca di una nuova identità urbana a cui è dedicato questo numero della rivista, è in questo senso esemplare. La nuova Hafencity di Amburgo, città sull’acqua a soli dieci minuti dal centro storico, che sta sorgendo nella vecchia area portuale, diventa strumento di reddito per la sua capacità di attrarre residenti dei ceti più abbienti nel centro urbano, contribuendo a un processo di rigenerazione dell’intera città. Il progetto, esito di strategie e di un lavoro di concertazione realmente multidisciplinare, messo a punto nell’arco di dieci anni, che ha visto la partecipazione di forze politiche e istituzionali, urbanisti e architetti, ma anche di università, artisti, ricercatori nell’ambito della sostenibilità, dell’energia, della gestione del traffico, di ingegneri idraulici e associazioni di ogni tipo, apre il più grande cantiere d’Europa: circa 150 ettari, 30 dei quali costituiti da bacini d’acqua e canali, con oltre 3 km di fronti d’acqua da destinare a residenze, uffici, servizi per la cultura, l’intrattenimento e il tempo libero.
La gestione del processo è affidata a un’apposita società di trasformazione, di proprietà pubblica, che agisce in regime di diritto privato. Per non cadere negli stessi errori commessi a Berlino, ad Hafencity si cerca di evitare i rischi di una ricostruzione troppo rapida, realizzando solo ciò che è dettato dalle reali esigenze del mercato e puntando a creare qualità urbana e uno spazio pubblico condiviso. La programmazione è quindi impostata su breve, medio e lungo termine con il progetto di 12 quartieri, autonomi per mixitè e complementari tra loro. Il tempo di realizzazione, originariamente programmato in 10 anni, viene rimodulato fino a 25 anni, senza per questo far perdere validità all’intero processo. Fondamentale il sistema di comunicazione che supporta il processo di trasformazione legato sia ad Hafencity che all’IBA, la sperimentazione e la realizzazione di prototipi innovativi alla scala urbana e architettonica promossa dalla storica istituzione tedesca.
Grazie alla costruzione di un Info Point, il cui successo era stato sancito all’epoca della riqualificazione di Berlino, l’architettura è stata trasformata in un fenomeno di massa e il cantiere in un evento da non perdere, al punto che le principali navi da crociera del mondo, già da qualche anno, fanno scalo ad Amburgo, attraccando in pieno cantiere e costringendo la Hafencity a bandire un concorso di progettazione per la realizzazione di un terminal crocieristico provvisorio, che nel frattempo è stato anche raddoppiato.
SOMMARIO
AMBURGO OLTRE / OLTRE HAFENCITY – Pag. 4
Roberto A. Cherubini
DA HAFENCITY A IBA HAMBURG 2013 – Pag. 14
Anna Laura Petrucci
Il complesso edilizio ospita il quartier generale tedesco dei Lloyd, rispondendo alla necessità di offrire, oltre a una sede di grande prestigio, anche il lavoro a oltre 1.500 impiegati. Vista l’imponenza della volumetria prevista (47.000 mq solo per gli uffici), si procede a una serie di concorsi a invito.
La composizione urbana prevede un lungo edificio a S capace di creare diverse corti aperte su entrambi gli affacci, a sud direttamente sul canale e a nord sulla Speicherstadt (la “città dei magazzini”, realizzata tra il XIX e il XX secolo e sottoposta a vincolo della Soprintendenza ai Monumenti). Il successivo step di progetto si sviluppa in 3 differenti lotti edilizi, ognuno dei quali prevede un tratto dell’edificio continuo, per un’altezza di 7 piani e una torre, alta 10 piani, che offre ai diversi progettisti la possibilità di sperimentare nuovi materiali.
Il complesso architettonico occupa uno dei punti strategici della nuova Hafencity, ponendosi come terminale urbano nel punto di massima visibilità panoramica verso il braccio sud dell’Elba. Il lotto costituisce anche uno dei punti di maggior attrattiva turistico-commerciale, sorgendo a fianco del nuovo terminal crocieristico. Qui la Unilever, colosso della grande distribuzione con sede ad Amburgo, realizza il proprio quartier generale, inteso non solo come sede per gli uffici, ma anche e soprattutto come strumento di visibilità e comunicazione.
Sia l’edificio della Unilever che la Marco Polo Tower sono stati progettati dallo studio Behnisch Architecten, a seguito di un concorso bandito nel 2006.
Il progetto conquista il primo premio grazie alla capacitrà di riassumere in sé diverse caratteristiche, sia formali che simboliche, tali da renderlo un modello prima ancora che un edificio e, grazie agli eccellenti standard di eco-efficienza energetica è considerato come riferimento indiscusso in ambito bioclimatico per l’architettura, Gli edifici hanno inoltre ricevuto i più prestigiosi riconoscimenti grazie all’integrazione dei sistemi tecnologici che non ha limitato ma anzi favorito scelte funzionali ed espressive.
L’area in questione, il cuore della Hafencity, si sviluppa per una superficie di 87.000 mq e rappresenta il terminale naturale per chi proviene dal centro storico.
È il luogo destinato ad accogliere grandi flussi di visitatori, sia turisti che residenti, sia per lo shopping che per il tempo libero, connettendo tramite un lungo asse viario il municipio con l’oceanario di prossima costruzione (OMA-Rem Koolhaas) e il terminal crocieristico, che si affacciano direttamente sul fiume Elba. La grande estensione, unita alla peculiarità del sito denso di emergenze sia storiche che culturali, che per il tempo libero, determina una complessa molteplicità di relazioni.
La zona centrale, culmine dell’intero progetto, è rappresentata dal Magdeburger Hafen, canale artificiale ed elemento terminale del bacino portuale che separa e raccorda, al tempo stesso, con passeggiate sull’acqua i nuovi quartieri che vi si fronteggiano. Sul lato est del canale, attualmente in fase di costruzione avanzata, sorgeranno la città della scienza e la sede della nuova Hafencity University; sul fronte occidentale invece è in stato di completamento l’Überseequartier, un centro commerciale naturale con lunga promenade dello shopping, che si conclude sulle rive del fiume Elba con il terminal crocieristico e l’oceanario, museo interattivo per le scienze naturali.
Henning Larsen Architects si aggiudica nel 2007 il concorso internazionale con il progetto per un complesso urbano costituito da due edifici, simili e complementari tra loro. Il sito è un nodo strategico tra i vecchi complessi industriali della Speicherstadt e le nuove attività terziarie della Hafencity lungo l´asse che porta alla stazione centrale e che costituisce il milieu dell’arte contemporanea ad Amburgo.
Il concept si basa sul genius loci e sull’integrazione tra interno ed esterno; un edificio filtro la cui essenza si sintetizza nella grande “finestra sulla città”, un’ampia bucatura della facciata dal terzo al dodicesimo piano. Due grandi cubi vetrati contengono gli uffici, membrane trasparenti in doppia facciata compatta che poggiano su un basamento piuttosto massiccio e dai bordi squadrati, che crea un effetto immersivo e avvolgente, dialogando con la linea di gronda degli edifici industriali di inizio secolo che si allineano dall’altro lato della strada e diventando così un elemento di mediazione tra la scala urbana e quella pedonale delle piazze pubbliche.
La Soft House rappresenta una delle sperimentazioni promosse nell’ambito dell´IBA relativamente all’innovazione dei materiali in rapporto ai mutamenti climatici delle città. L´edificio si attesta nella categoria delle passive houses grazie alla leggerezza del tessuto e alla tecnologia che permette di integrarlo con cellule fotovoltaiche, e a strategie multifattore Building Management System (BMS) per il controllo bioclimatico e la gestione energetica. La facciata sud è caratterizzata da una membrana tessile capace di rispondere, attraverso un sistema di gestione computerizzata, alle diverse condizioni di irraggiamento solare; in questo modo le cellule fotovoltaiche integrate nel tessuto ottimizzano la potenzialità di accumulo e produzione energetica. L’energia è generata con strisce di film fotovoltaico sottili, un tessuto semi-trasparente che offre buone prestazioni in rapporto all’ombreggiatura, alla resistenza alle intemperie e alla durata. Questi stessi elementi hanno infatti una funzione di seconda pelle per cui creano ombreggiatura in estate e riducono la dispersione termica in inverno senza limitare l’illuminazione naturale negli alloggi, ognuno dei quali prevede un proprio giardino pensile e ampie vetrate .
L’edificio BIQ è il primo al mondo ad avere una facciata bio-reattiva, cioè una pelle biologica costituita da una doppia facciata in vetro che ingloba delle microalghe.
Il gruppo austriaco ha raccolto intorno a sé un folto gruppo interdisciplinare, realizzando un progetto dall’aspetto piuttosto tradizionale, ma con una portata innovativa epocale. Questo sistema di facciata viene integrato da un impianto per il solare termico in facciata e da sonde geotermiche al fine di costituire un mix di energie rinnovabili senza richiedere l’utilizzo di combustibili fossili.
Il BIQ è una passive house dalla forma cubica, per un totale di 1600 mq suddivisi in cinque piani. Le facciate sud-ovest e sud-est sono quelle che provvedono all’approvvigionamento energetico attraverso le microalghe racchiuse in una sospensione acquosa nell’intercapedine di una doppia vetrata e costantemente alimentate da un sistema di nutrimento e biossido di carbonio. L’irraggiamento solare su queste facciate interagisce con le alghe, attivando un processo di fotosintesi e di relativa produzione di calore. Inoltre, i pannelli vetrati, resi parzialmente opachi dalle alghe, offrono una schermatura dall’irraggiamento solare estivo diretto.
Obiettivo del gruppo Zillerplus è stato la realizzazione di un edificio manifesto, capace di esplicitare il processo virtuoso di approvvigionamento e risparmio energetico e le potenzialità offerte dai nuovi materiali. Il corpo di fabbrica, profondo circa 15 metri ed alto 5 piani, è compatto, caratterizzato da una estetica volutamente semplice, quasi elementare.
Le facciate est e ovest ospitano le zone notte e le zone giorno, entrambe con ampie logge vetrate che fungono anche da cuscinetto bioclimatico e acustico con l’esterno. Queste hanno una finitura di intonaco bianco a cappotto, bucature tradizionali e tutte le finestre con tripli vetri; una struttura estradossata di sottili binari in alluminio permette di montare, all’occorrenza, sistemi bioclimatici, offrendo la possibilità di implementazione futura. Questa potenzialità viene esplicitata da grandi pannelli quadrati in alluminio di un colore verde brillante. La facciata sud è totalmente arretrata, aprendosi sul fronte con una serie di logge continue su pilastri sottili, anche queste interamente bianche, fatto salvo per i parapetti in film fotovoltaico e per le grandi schermature quadrate su cui crescono ortensie rampicanti.
Woodcube, proprio come dice il nome, è un edificio cubico di 30 metri di lato che contiene 8 appartamenti disposti su 5 piani. Il perimetro esterno così come i soffitti sono realizzati con un sistema prefabbricato in lastre di legno massiccio non trattato e proveniente da foreste certificate a gestione sostenibile.
Tutti i materiali impiegati sono bio-riciclabili, ossia senza produzione di rifiuti non biodegradabili; quindi l’edificio non prevede l’impiego di rivestimenti aggiuntivi, né di colle. Questo risultato ha richiesto il lavoro di un team di architetti, strutturisti, ingegneri energetici e biologi. La struttura delle pareti esterne, spessa 32 cm, lavora come un sistema unico ottenuto da strati incrociati di tavole grezze, collegate solo attraverso tecniche di incastro tradizionali con spinotti di legno di faggio. La parte esterna delle pareti ha funzione portante e funge, oltre che da isolamento, anche da sistema di protezione ignifuga. Per incrementare l’effetto coibente della parete sono stati interposti dei pannelli di truciolare spessi 4 cm e delle graffiature sulla superficie delle tavole che creano piccole camere d’aria. Questi due accorgimenti aumentano la conduttività termica del truciolato fino a 0,078W/mK. Allo stesso modo delle pareti, anche i solai sono realizzati con elementi a piastra prefabbricati in legno non trattato, senza collanti e solo con incastri a spinotti di legno.
ARGOMENTI
– Giulio Minoletti architetto: 1910-1981 – Pag. 86
– La 2ª Biennale dello Spazio Pubblico a Roma – Pag. 94
– “Living Architectures Marathon”. Cinque film su architetture d’autore – Pag.98
– Il quartiere coordinato CEP a Cagliari – Pag. 100
– SCAU Studio in mostra ad Amman in Giordania – Pag. 104
– Roma attraversa il Tevere – Pag. 106
– La Nuova Architettura in Serbia – Pag. 110
LIBRI – Pag. 112
NOTIZIE – Pag. 116
CALENDARIO – Pag. 122
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