Il paesaggio è inteso oggi non solo come equivalente semantico di “bellezze naturali”, ma come sistema costituito dall’insieme degli aspetti fisici, biologici e antropici che caratterizzano un determinato sito geografico, modellato nel corso del tempo dall’azione cosciente e sistematica della comunità che lo abita.
A questa nuova concezione di paesaggio si accompagnano nuove forme di tutela e una diversa cultura progettuale, particolarmente attenta a interpretarne le caratteristiche intrinseche.
La ricerca di una soluzione non solo epidermica del problema ambientale impone necessariamente un diverso approccio al progetto di trasformazione dei territori.
E’ necessario puntare sull’architettura come disciplina al servizio della società, plasmata sulla natura e sul luogo, per costruire una società civile migliore, rispettosa dell’ambiente e attenta alla diffusione di reti di solidarietà.
Gli esempi selezionati e proposti in questo numero della rivista, diversi tra loro per qualità e linguaggi impiegati, per strategie d’approccio, sembrano muoversi tutti all’interno di questa nuova mentalità, dimostrando la rilevanza del tema affrontato. Gli interventi lavorano alla piccola e alla grande scala, presentando un‘ampia e interessante casistica di soluzioni.
SOMMARIO
NUOVI PAESAGGI – Pag. 4
Mario Pisani
DIALOGO CON FRANCO ZAGARI – Pag. 9
Per quanto riguarda l’intervento per Schiphol, l’aeroporto di Amsterdam, il principale dei Paesi Bassi con circa 50 milioni di transiti e un’area commerciale coperta con più di 100 negozi, l’idea progettuale è quella di inserire una piantagione sistematica di betulle in tutti gli spazi vuoti e inutilizzati della grande infrastruttura. Il progetto mira a incrementare circa 25.000 nuovi alberi di betulla ogni stagione fino alla creazione di una ‘nuvola verde’ che servirà a contestualizzare e a riconnettere in un enclave coerente tutte le singole parti dell’aeroporto.
Vicino agli ingressi sono state collocate grandi fioriere e l’immagine che il viaggiatore coglie non appena esce dall’edificio è di un caleidoscopio di colori e odori.
Tutto questo contribuisce a fissare nella memoria dei visitatori un’atmosfera destinata a essere ricordata a lungo, oltre che a lasciare un buon ricordo della città.
In sintonia con la strategia messa a punto da Carlos Ferrater per il Parco Botanico di Barcellona, l’intervento per il fronte mare di Benidorm assume una propria specificità e dimensione attraverso una serie di tessuti che si intrecciano tra loro e seguono poche regole geometriche certe.
Se si osserva uno dei primi schizzi progettuali appare evidente come l’input iniziale sia scaturito dall’immagine di una treccia che segue il profilo della costa.
Avanza così l’ipotesi di organizzare il lungomare attraverso piani e superfici che si intersecano, si avvicinano e allontanano, cambiano livello producendo nuove piattaforme dall’andamento concavo e convesso, una sorta di fluido dinamico che scorre senza mai invadere la superficie sabbiosa.
Lo studio, autore di quest’opera, è stato fondato a Tel Aviv da Ganit Mayslits Kassif e Udi Kassif e dal 1994 è attivo con una serie di progetti di pianificazione urbana e del paesaggio e di realizzazioni di edifici pubblici e abitazioni.
Situato su uno dei litorali più spettacolari di Israele, da quando nel 1965 non è stato più utilizzato per l’attracco, il Porto di Tel Aviv ha subito un continuo deterioramento. Solo di recente per iniziativa pubblica è stato completato il nuovo progetto, che ha trasformato questa parte della città in un importante punto di riferimento urbano.
I progettisti hanno colto nell’intervento l’opportunità per riqualificare un’area degradata e farla diventare uno spazio pubblico, un luogo di incontro ad uso collettivo.
Vincitore di un concorso svoltosi nel 2003, il progetto ha subito riportato a nuova vita il porto grazie a nuove funzioni che hanno portato a frequentare quello spazio prima ancora che la realizzazione del progetto fosse compiuta.
Il progetto introduce una vasta superficie ondulata, non gerarchica, che ha agito sia come riflesso delle mitologiche dune su cui è stato costruito il porto, sia come un invito aperto a libere interpretazioni e ad attività non strutturate trasformando il porto in un luogo di intensa attività pubblica e sociale.
Nella proposta elaborata per il parco di San Donà di Piave, Zucchi ha pensato di creare un nuovo paesaggio, una sorta di polo capace di attrarre le diverse fasce di età e qualificare la zona con benefici di carattere ambientale. Alture artificiali e lievi barriere hanno permesso di creare un habitat favorevole, dedito al riposo, alla tranquillità e al relax, mettendo in primo piano le sensazioni essenziali che un parco urbano dovrebbe offrire.
Se da un lato l’area si isola rispetto al contesto per favorire il silenzio e la meditazione, dall’altro si apre a sud, sulla strada principale, per attrarre il passante, con un ampio ingresso a imbuto. La cura delle forme, dei dettagli e del colore, il pensiero e il segno deciso del progettista appaiono chiaramente nell’opera.
Capoluogo amministrativo della contea di Østfold, Sarpsborg occupa una zona pianeggiante in un contesto naturale nel sud della Norvegia, costituendo una sosta tradizionale per i viaggiatori da e per la Svezia. Alcuni anni fa, il Dipartimento per le Autostrade norvegesi e l’amministrazione regionale commissionarono a Saunders una proposta progettuale per l’area di sosta, lasciandogli la massima libertà.
L’intervento qui presentato nasce in stretta sintonia con la committenza e rappresenta una delle prime immagini che si hanno della Norvegia provenendo dalla Svezia, un invito a fermarsi e a fare una sosta alla scoperta della meravigliosa natura del sito: la foresta sulla costa, una zona bellissima e ancora in gran parte sconosciuta.
Il progettista ha operato per ottenere la migliore percezione dei luoghi, per godere delle visuali e della natura mettendo a punto 2000 metri quadri, pavimentati con materiali naturali e autoctoni (legno e lavagna), che diventano uno spazio ovattato, racchiuso in un abbraccio di acciaio cor-ten e legno.
La riqualificazione messa a punto da Franco Zagari riguarda il tratto di costa da Caletta a Punta Righini, per una lunghezza complessiva di circa 2,6 km, e la messa in sicurezza di un tratto di circa 200 m.
Obiettivo generale è la valorizzazione paesaggistica del lungomare e di conseguenza un miglioramento dell’offerta turistica. Il percorso segue l’attuale andamento del suolo, con leggere correzioni in incremento verso il mare, per ottenere un andamento curvo elegante e regolare o con un bordo a sbalzo pavimentato verso il mare. Tutti i tratti con dislivello sul lato mare superiore a 50,00 cm sono protetti da una balaustra di titanio mentre sono stati demoliti i parapetti, le sedute e le fioriere di cemento posti sul bordo. La pavimentazione di tutta la passeggiata già esistente è stata completamente rifatta in cemento stampato colorato. L’effetto voluto è quello di una “pelle” con finiture diverse che si alternano come grandi macchie, in modo da dare una varietà sia al tatto, anche se appena percettibile, sia alla vista.
Con il nome di La Vaguada de las Llamas si identifica un ampio spazio aperto alla periferia di Santander trasformato in parco pubblico. Situato al centro di un’impetuosa crescita urbana, perpendicolare alla spiaggia Sardinero, la sua posizione sul letto del fiume e la forma stretta e lunga rendono il luogo un elemento urbano particolare.
Si tratta di un posto veramente unico per la presenza di un corso d’acqua stagnante che ha generato una estesa colonia di canne.
Per lo studio catalano Batlle i Roig Architects, la progettazione del parco è stata l’occasione per sperimentare in un contesto geografico dove non erano mai intervenuti. Dell’Atlantico hanno infatti deciso di esplorare ogni aspetto, non solo relativo alla botanica e alla biologia ma anche gli aspetti che influenzano direttamente la morfologia del progetto.
Il progetto si sviluppa sia su spazi interni che esterni e comprende la zona parcheggio con copertura arborea, lo spazio caffetteria all’aperto sotto alberi di querce da sughero, un percorso nel bosco ai margini della proprietà e, all’interno, la cappella. Il progetto utilizza spesso elementi tipici del territorio di Cipro, come ad esempio una collina di ulivi di fronte alle stanze dei pazienti della clinica, un ampio bacino d’acqua e un giardino di antichi vasi di creta, utilizzati in passato per conservare il vino. Per trasmettere la semplicità dei paesaggi sono state selezionate solo alcune specie vegetali, ad esempio il Morus alba ‘Koidz‘, per il suo facile mantenimento o la Tarentina piantata come una superficie regolare, per creare uno spesso volume sempreverde. Lo spazio esterno che appartiene al bar si anima con un importante gruppo di querce da sughero, poste in modo da creare profondità con i tronchi contorti e la spessa corteccia.
L’opera qui pubblicata è un hotel-albero che si trova ad Harads, un piccolo villaggio nella Lapponia svedese. L’intervento realizzato, oltre ad attestare indubbia sensibilità nei confronti dell’ambiente, in sintonia con l’ottenere il meglio con il meno, ovvero con il minimo consumo di risorse, il minimo impatto ambientale e la minima produzione di rifiuti, rappresenta una sorta di oasi per la mente. Un rifugio tra gli alberi, realizzato grazie ad una struttura in alluminio leggera che si aggrappa al tronco di un albero, per formare una scatola, un cubo di 4 metri di lato rivestito da cristallo a specchio. L’esterno riflette l’ambiente circostante e il cielo, creando un gioco di rimandi, un’immagine evanescente che nasconde questo rifugio segreto. L’interno è stato realizzato tutto in compensato e le finestre offrono uno sguardo che spazia a 360 gradi.
Oltre alla geniale idea di abitare su un albero, l’intervento vuole immergerci completamente nella natura non per un ritorno ai tempi passati ma al contrario in piena sintonia con il nostro tempo, spesso caotico e inquinato, che aspira però a un ritorno alla natura incontaminata, a un ambiente da preservare nella sua struggente bellezza.
La torre belvedere Juberg, ben visibile da lontano, come una sorta di icona voluta dalla Fondazione della Cassa di Risparmio Hemer, indica con chiarezza dove finisce la città e dove inizia il paesaggio. La costruzione si apre verso l’alto e la piattaforma di osservazione, che ha un diametro di 9 metri, ad un’altezza di 23,5 metri, offre una vista spettacolare. La costruzione dell’edificio si basa sul principio dell’iperboloide e si compone di 240 elementi in legno lamellare di larice siberiano, con una sezione di 8,00 x 8,00 cm. Gli elementi formano una grande maglia costruita inclinando due piani in senso inverso, in cui solo l’esterno sopporta i carichi mentre gli elementi verticali, come le colonne in acciaio – una sorta di albero centrale – non collaborano alla realizzazione dell’equilibrio. Come annotano i progettisti, il modello statico della torre è simile a quello di un tubo bloccato, mentre per rispondere alle forze orizzontali del vento, il carico massimo applicato è stato calcolato nel punto di attacco al suolo della costruzione ed è per questo che una serie di aghi in acciaio ancorano la torre fino a 6,00 metri di profondità nella roccia.
Il progetto realizzato a Xian, in Cina, dai Topotek 1, rappresenta la messa in atto del sogno inconscio di attraversare l’intero globo terrestre partendo da Berlino per approdare dalla parte opposta.
Gli autori fanno parte di uno studio di architettura fondato nel 1996 da due progettisti del paesaggio: Martin Rein-Cano e Lorenz Dexler. Molto spesso nei loro progetti si possono trovare simbologie occulte che tendono a creare un senso di sorpresa e confusione nei riguardi del normale fruitore dei parchi.
Nel giardino di Xian l’idea è di passare attraverso la terra per uscirne dalla parte opposta, un’idea diffusa in tutto il mondo, rappresentata in letteratura e nel cinema. I progettisti hanno preso spunto da questo desiderio infantile e sono riusciti a restituire nel giardino la sensazione di aver scavato fino a raggiungere la Cina. Il risultato dello scavo è un buco che emerge in Cina e di fronte al quale viene spontaneo chiedersi cosa c’è dall’altra parte.
Lo Young Architects Program, un concorso dedicato ai giovani progettisti, ha permesso di progettare e realizzare il giardino opera dello studio romano stARTT. Uno spazio temporaneo, per eventi live estivi, nella piazza del MAXXI a Roma.
Whatami simula una sorta di arcipelago, in un mare immaginario formato da isole mobili che si dispongono liberamente lungo lo spazio esterno del museo, considerato come supporto compreso entro il perimetro dell’area di intervento. L’arcipelago si distende lungo la superficie di cemento o rifluisce, nella sua formazione chiusa, riposizionandosi all’interno dell’area individuata dal bando di concorso. La grande collina fissa rappresenta un luogo che offre relax e invita alla sosta, grazie alle sue superfici morbide e continue. Su di essa si innalzano grandi fiori artificiali, in vetroresina rossa, che garantiscono l’ombra durante il giorno e l’illuminazione nelle ore notturne.
ARGOMENTI
– L’Auditorium di Renzo Piano per L’Aquila – Pag. 100
– La casa tra gli alberi in via Chiabrera a Torino – Pag. 108
– Giuseppe Terragni a Roma. Il concorso di primo grado per il Palazzo del Littorio in via dell’Impero – Pag. 112
– Eco-lodge in Ghana – Pag. 117
NOTIZIE – Pag. 120
LIBRI – Pag. 124
CALENDARIO – Pag. 126
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