Oggi come nel passato l’acqua costituisce una risorsa naturale preziosa e come tale, oltre a essere fonte vitale per l’uomo, è parte integrante dell’ambiente in cui vive, della città, del paesaggio, e quindi dell’architettura. Lo ricordava tra i primi Marco Vitruvio Pollione nel libro Ottavo del suo “De Architectura. Libri X”, dove ne sottolineava il duplice valore di elemento simbolico e funzionale nella costruzione dell’ambiente antropizzato. Con l’acqua, sull’acqua, nell’acqua, difronte all’acqua, per l’acqua sono solo alcune declinazioni delle diverse relazioni che intercorrono tra architettura e acqua e che nella contemporaneità costituiscono preziose occasioni per il progetto.Tra l’architettura e l’acqua si stabiliscono relazioni che possiedono una duplice valenza funzionale e poetica: elemento figurativo fortemente evocativo di intimi rapporti tra artificio e natura, l’acqua diviene elemento della composizione influendo sugli esiti linguistici dell’opera. L’acqua come elemento simbolico, parte integrante della composizione architettonica, l’acqua come infrastruttura innervante la città e il territorio con cui stabilire rapporti di reciproca interazione, l’acqua come risorsa per ristabilire gli equilibri ambientali nei tessuti antropizzati sono alcuni dei temi principali che la selezione di opere di questo numero si propone di approfondire. Risorsa capace di condizionare e dare forma agli insediamenti dell’uomo, elemento costituente la geografia e componente fondamentale dell’ambiente costruito, l’acqua però non è solo fonte di benessere ma anche elemento da cui proteggersi. Lo sfruttamento eccessivo dei suoli naturali e i cambiamenti climatici in corso stanno rendendo sempre più vulnerabili i territori, con gravi conseguenze per le attività umane. Un fenomeno che sta trasformando l’acqua da bene vitale in minaccia, rendendo necessaria un’inversione di tendenza nella pianificazione e nel progetto delle città. Vanno poi considerati altri due aspetti che riportano l’acqua ad essere protagonista del disegno urbano: l’inclusione nella rete della mobilità urbana di alcuni corsi fluviali e la riqualificazione dei fronti d’acqua per la creazione di spazi pubblici attrattivi, utilizzati come volano per politiche urbane orientate verso la rigenerazione anziché verso l’espansione della città. La prossimità dei centri urbani all’acqua è sinonimo di benessere, possibilità di spostamento, commercio, turismo; oggi, le metropoli costiere sono i centri propulsori di un’economia di scala globale. Aspetti questi che, unendo le questioni funzionali e di necessità a quelle legate alle suggestioni estetiche dovute all’acqua come componente naturale, stanno offrendo importanti occasioni di sperimentazione, prefigurando scenari urbani nuovi e più sostenibili. Si prospetta dunque una nuova sfida per il futuro delle città, sta ai progettisti saperne cogliere le molteplici potenzialità sul piano espressivo e del benessere dei nostri habitat.
ACQUA E ARCHITETTURA: SCENARI DI RECIPROCA CONSONANZA – Pag. 4
Leila Bochicchio
EMERGENZA IDRICA E CAMBIAMENTI CLIMATICI: OCCASIONI DI ARCHITETTURA NELLA CITTA’ CONTEMPORANEA – Pag. 16
Gaetano De Francesco
Landprocess, N7A Architects, Arsomsilp Institute of the Arts – CONTRASTARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI: LA SPERIMENTAZIONE DI LANDPROCESS IN TAILANDIA – Pag. 32
L’attività dello studio tailandese Landprocess è incentrata sul propositivo e responsabile adattamento al cambiamento climatico. Attraverso coperture verdi, suoli permeabili, agricoltura e forestazione urbana, impiego di materiali e processi di costruzione sostenibili, soluzioni efficaci per la gestione e il riciclo delle acque meteoriche, le opere di Landprocess tentano di sostenere le realtà urbane nel passaggio verso un futuro libero da emissioni di carbonio e di dotare luoghi e comunità di strumenti per far fronte alla crescente incertezza climatica. Il Chulalongkorn University Centernary Park e il Thammasat Urban Rooftop Farm non sono opere capaci di prevenire fenomeni violenti e improvvisi come un alluvione, o di risolvere criticità di portata globale come siccità, innalzamento dei mari, surriscaldamento, ma delineano soluzioni per convivere con catastrofi inevitabili e una strada per attenuare i fenomeni in atto, un tempo evitabili e oggi mitigabili con l’ausilio e lo spirito di simili interventi.
Tredje Natur, Cowi, Platant – PARCO CLIMATICO A COPENHAGEN, DANIMARCA – Pag. 44
L’’Enghaveparken – Climate Park è oggi il più grande progetto climatico della città di Copenaghen e con il suo serbatoio in grado di ospitare 22.600 m
3 d’acqua aspira a fronteggiare qualsiasi emergenza idrica da cui città possa essere colpita. L’idea messa in atto è tanto efficace quanto rispettosa del progetto originario che non viene trasformato nelle sue componenti principali, potenziate esplorandone le possibilità bioclimatiche. L’originario limite fisico dell’area, una grande siepe che ne cinge ogni lato, è rimasto inalterato ad indicare la volontà di questo spazio di rappresentare una eccezionalità nel tessuto urbano: un luogo in cui sentirsi completamente al riparo dal mondo circostante. Oltre alla grande siepe, è stata salvaguardata anche la “struttura a stanze” del parco, che è scandito da una serie di spazi funzionali caratterizzati da differenti essenze. Un progetto che rappresenta un riuscito esempio di trasformazione con finalità bioclimatiche, in un contesto particolarmente definito come quello della città storica di Copenaghen.
Henning Larsen – IMPIANTO DI TRATTAMENTO DELLE ACQUE A HILLERØD, DANIMARCA – Pag. 50
Il progetto è parte integrante di un piano di conversione di 50 ettari di terreni agricoli in area multifunzionale. L’impianto, insieme alla nuova sede della Hillerød Utility Company e a un centro di riciclaggio, si inserisce in un itinerario di percorsi pedonali e ciclabili che include una torre per il
birdwatching e un
“bat hotel”. Lo scopo è quello di fondere la varietà di flora e fauna autoctone con la tecnologia, esponendo ai visitatori i metodi di produzione e riciclaggio di energia. Il Water Treatment Plant dimostra come l’architettura possa offrire un contributo estetico e funzionale nella lotta alla carenza idrica. Il design riduce al minimo l’impatto visivo ed olfattivo dello stabilimento e deriva da una progettazione sia
sostenibile, in quanto in grado di promuovere principi etici ed estetici, che
didattica, poiché capace di coinvolgere la popolazione in processi e tecniche che di solito restano “invisibili”.
Studio Zhu-Pei – CENTRO CULTURALE NELLA CONTEA DI SHOU AD ANHUI, CINA – Pag. 58
Il complesso, a sud-est della Contea di Shou, riflette il carattere introverso di questo nucleo storico: dietro l’aspetto austero di un isolato monolitico, nasconde un labirinto di corti e percorsi che si adatta ad un vasto programma. Il progetto reclama la propria identità in un quartiere che pullula di architetture impersonali e la sua monumentalità consiste in un salto di scala atto a reinterpretare i modelli abitativi locali. La pianta è una sequenza di spazi aperti, di cui la piazza davanti l’entrata rappresenta il
tang wu (sala centrale) delle residenze tradizionali, mentre i cortili ricordano il giardino sul retro delle case popolari; i vuoti e i pieni sono collegati da un itinerario che ricalca l’andamento articolato delle stradine della città fortificata. L’acqua accoglie coloro che fanno ingresso al centro cingendolo su tre lati. Essa dichiara l’autonomia dell’edificio dall’intorno, amplificando la singolarità di una “scultura da vivere”.
Snøetta – RISTORANTE SOTTOMARINO A LINDESNES, NORVEGIA – Pag. 68
La parola “under” in norvegese può assumere il duplice significato di “sotto” e di “meraviglia”. Il nome scelto per il progetto esprime i due concetti alla base dell’opera costruita: il suo svilupparsi in parte al di sotto della superficie del mare e l’intento di coinvolgere il fruitore in un’esperienza emotiva. Il ristorante è contenuto in un involucro di cemento che conferisce all’edificio l’aspetto massivo con cui si presenta a chi si avvicina dall’esterno. La percezione è quella di un oggetto alla deriva, in una condizione di apparente instabilità. La sala del ristorante apre lo sguardo verso l’ambiente sottomarino, attraverso una vetrata larga 11 metri e alta 3,4. La percezione che si ha del mare è completamente antitetica rispetto a quella che connota la vista dell’edificio immerso nel contesto naturale. Il mare nella sua profondità si mostra immobile e rassicurante, questa volta in armonia con l’atmosfera di serenità che pervade lo spazio interno.
BIG – Bjarke Ingels Group – STABILIMENTO BALNEARE AD AARHUS, DANIMARCA – Pag. 76
L’area denominata Aarhus Ø è oggetto dal 2008 di una imponente opera di trasformazione che prevede la realizzazione di residenze, spazi e servizi per l’educazione, il commercio e il tempo libero. In questo programma si innesta il piano elaborato dallo studio BIG, che prevede la costruzione di un comparto di grandi blocchi edilizi affacciati sul Bacino 7, innervati da una lunga
promenade pubblica che connette con nuovi spazi e servizi questo molo al porto turistico e al centro città. Una delle anse della
promenade ospita l’Aarhus Harbor Bath: uno stabilimento balneare pubblico che dispone di quattro piscine. Le acque della piscina olimpionica e della vasca per immersioni, essendo prive di fondo, utilizzano l’acqua della baia, che viene quotidianamente sottoposta a misurazioni per certificarne la balneabilità, solitamente garantita grazie ai bassi livelli di inquinamento di questa porzione di mare.
GH3* – PISCINA NATURALE NEL BORDEN PARK A EDMONTON, CANADA – Pag. 82
Situato all’interno del parco che ha storicamente rappresentato il luogo del tempo libero della città, il progetto sostituisce la piscina preesistente con un sistema di vasche ben integrate con il contesto sia in termini di compatibilità architettonica che di sostenibilità ambientale. Le piscine sembrano ricreare il rapporto terra/acqua della battigia di una spiaggia; lo spazio aperto si compone di una spiaggia sabbiosa, aree picnic e per attività all’aperto che ribadiscono la vocazione pubblica del sito. La sequenza di grandi gabbioni di acciaio e pietrame delimita l’ambito della piscina fungendo da recinto dell’intero intervento e individuando la geometria del padiglione contenente reception, spogliatoi, docce e servizi. La Borden Park Natural Swimming Pool è la prima piscina pubblica la cui acqua è interamente depurata tramite soli processi organici.
Seine Design, Gérard Ronzatti – ALBERGO GALLEGGIANTE SULLA SENNA A PARIGI, FRANCIA – Pag. 90
Il concept dell’intervento si basa su una rigorosa simmetria compositiva. Due scafi galleggianti, che ospitano stanze modulari disposte su due livelli, sono connessi da una spina centrale di distribuzione. Il percorso, sospeso in uno spazio a doppia altezza e sopraelevato rispetto alla superficie dell’acqua, costituisce una sorta di “asse pubblico” su cui si attestano gli spazi delle camere da letto. La disposizione planimetrico-funzionale ricerca il dialogo con la città attraverso il posizionamento degli ambienti a prevalente carattere pubblico verso il monumentale viadotto di Austerlitz, con un gradiente di apertura spaziale culminante in uno spazio scoperto da cui godere dell’affaccio sul fiume. Le facciate degli ambienti pubblici esaltano la trasparenza dei volumi, mentre quelle delle stanze presentano una doppia pelle di rivestimento in listelli di legno e metallo, in cui sono integrati elementi frangisole.
Adept – CENTRO POLIFUNZIONALE AD AALBORG, DANIMARCA – Pag. 98
Il Vestre Fjord Park è un intervento architettonico e paesaggistico allo stesso tempo. La doppia valenza del progetto è espressa attraverso l’articolazione delle due parti che lo compongono in un processo che vede il sovrapporsi di un suolo artificiale continuo a un sistema di servizi puntuali. La relazione che si instaura tra lo spazio aperto pubblico e i blocchi costruiti, rende questi ultimi degli elementi serventi, la cui presenza è funzionale alla fruizione di quello che si rivela il vero cuore del progetto: il sistema di spazi aperti che si articola tra il suolo naturale, quello artificiale posto alla quota dell’attacco al cielo e la superficie dell’acqua. L’intervento è animato da uno spiccato carattere ludico, in parte derivante dal tipo di attività balneari e sportive che si svolgono lungo il fiordo, in parte enfatizzato dalle scelte architettoniche. Tra queste, una delle più determinanti è quella che riguarda le modalità di interpretazione e utilizzo della superficie dell’acqua che, da semplice sfondo, diviene prima elemento di progetto e poi catalizzatore delle attività che possano essere svolte mettendo a sistema la natura del luogo e il progetto realizzato.
ARGOMENTI
– Tra Arte e Architettura. Christo e Jeanne-Claude – Pag. 106
– Le case rurali de La Martella – Pag. 112
– I margini d’acqua della città di Scutari: la proposta per il nuovo Piano Generale Locale – Pag. 118
LIBRI – Pag. 122
NOTIZIE – Pag. 124
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