Un’indagine recentemente condotta dal Consiglio nazionale degli Architetti con il Cresme, finalizzata a presentare una proposta di legge sull’architettura, ha messo in evidenza quanta scarsa importanza abbiano l’architettura e la sua possibilità di incidere sulla qualità dei processi di trasformazione urbana nel nostro paese. I dati emersi ci ricordano che la crisi del settore dell’edilizia è in ascesa, sottolineando ancora una volta l’inerzia degli organi di governo nel rilanciare un piano strategico di cura del territorio e di riqualificazione delle aree urbane.
Ciò premesso, pur consapevoli che i numeri della rivista dedicati alla rassegna italiana rappresentino solo una minima parte della più ampia attività di modificazione del nostro ambiente, le 13 opere selezionate e presentate in questo numero restituiscono uno scenario ancora vitale caratterizzato da una pluralità di temi, percorsi di ricerca, linguaggi.
In una condizione di marginalità, scalzati da altre figure solo apparentemente competitive in progetti sempre più complessi, resi farraginosi dalla frammentazione delle competenze e dal magma della burocrazia, alcuni architetti resistono con tenacia credendo, oltre il semplice professionismo, nel valore dell’architettura come strumento di crescita culturale e di equilibrio sociale. I temi progettuali con cui riescono a misurarsi sono generalmente legati a una committenza privata e a opere di piccola e media entità. La residenza privata mono e plurifamiliare, come testimoniano le case qui illustrate, è ancora un banco di prova, un luogo di sperimentazione e di crescita. La trasformazione dell’esistente con interventi di riconfigurazione, riuso, ampliamento, è un altro dei temi dominanti, rappresentando una nuova sfida per i progettisti che richiede azioni di interpretazione e riscrittura. Edifici per la produzione da integrare, scuole da mettere in sicurezza, risanare sotto il profilo energetico o adeguare alle nuove esigenze formative, ma anche da porre al servizio di una più ampia comunità urbana, manufatti di pregio o al contrario privi di valore che è più conveniente modificare anziché demolire, divengono oggetto di interessanti manipolazioni formali.
Infine, la questione dell’architettura come rappresentazione simbolica è affrontata nei progetti dei due spazi sacri – la chiesa a San Lazzaro di Savena, Bologna e quella a Dresano, Milano -, mentre il polo per la produzione di energia, realizzato in un’area rurale vicino Ravenna, diventa icona di un nuovo modo di relazionarsi con l’ambiente.
RELAZIONE DEL PRESIDENTE GABRIELE BUIA ALL’ASSEMBLEA ANCE – Pag. 4
IL PENSIERO DI BRUNO ZEVI NELL’ARCHITETTURA ITALIANA CONTEMPORANEA – Pag. 8
Antonino Saggio
ECLETTISMO NELLA CONTINUITÀ. L’INSOSPETTABILE VITALITÀ DELL’ARCHITETTURA ITALIANA CONTEMPORANEA – Pag. 12
Valerio Paolo Mosco
IAN+ TRA RICERCA TEORICA E PRATICA DEL COSTRUIRE – Pag. 20
Luca Galofaro
Giovanni Vaccarini Architetti – POLO PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI A RUSSI, RAVENNA – Pag. 28
Il governo italiano ha emanato nel 2006 una legge che prevede l’obbligo per le imprese saccarifere di predisporre dei piani di riconversione. Il progetto del nuovo polo per la produzione di energia elettrica di Russi si inserisce in questo scenario: si tratta della rigenerazione di un sito industriale di circa 47 ettari, alle porte di Ravenna. Ventotto ettari vengono bonificati, restituendo tre ettari di aree umide; nella parte residuale di suolo già consumato dall’industria saccarifera, viene progettato un polo per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. L’interpretazione degli elementi del territorio ha portato a pensare l’intervento come uno dei manufatti del tessuto rurale, icona di una sensibilità nuova del modo di relazionarsi con l’ambiente e di una nuova filosofia energetica.
Park Associati – SEDE ITALIANA DELL’AZIENDA ENGIE A MILANO – Pag. 34
Il progetto ripensa un edificio dei primi anni ’80, datato dal punto di vista energetico e distributivo, restituendo un immobile contemporaneo congruo allo sviluppo strategico dell’area Bicocca. Ripensare l’architettura da zero ha favorito il riproporzionamento dei massicci volumi, per ottenere una configurazione leggera e articolata. L’azione si è concentrata sulla flessibilità degli spazi e sul sistema dei fronti, per adeguarli alle necessità di risparmio energetico e di isolamento acustico. La facciata modulare, a doppio vetro isolante, consente un collegamento visivo tra ambienti di lavoro ed esterno. Il suo ritmo cadenzato esalta il variare della luce, regalando alle forme rigorose fluidità e dinamicità. Un aspetto rilevante dell’operazione è il miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio per raggiungere standard di eccellenza.
bergmeisterwolf – CANTINA PACHERHOF A NOVACELLA, BOLZANO – Pag. 40
L’edificio è classificato come bene di pregio da salvaguardare come testimonianza storica e culturale. La necessità di adeguare gli spazi della cantina alle esigenze produttive odierne ha portato a un intervento che prevede due azioni principali: il restauro del manufatto esistente e un ampliamento che ne riprende la logica basata su una struttura ipogea e un’emergenza fuori terra. L’antico edificio della cantina viene sottoposto a un intervento di restauro conservativo. Dall’edificio storico si raggiungono gli spazi dell’estensione, ricavata al di sotto del terreno. Nell’angolo più alto del lotto, emerge dal suolo una torre piramidale rivestita in pannelli di bronzo che diventa parte del paesaggio contrastando le vette delle montagne. La scelta dei materiali rafforza il dialogo tra vecchio e nuovo. Elementi quali le botti di rovere e i serbatoi di acciaio, le antiche volte e le nuove forme dell’ampliamento, l’intonaco ingrigito della cantina esistente e quello grezzo della nuova, stabiliscono relazioni capaci di evidenziare il valore storico, culturale e sensoriale dell’intervento.
Barozzi / Veiga – AMPLIAMENTO DELLA SCUOLA DI MUSICA DI BRUNICO, BOLZANO – Pag. 46
Il progetto ha optato per un’estensione che consentisse di preservare sia la specificità dell’impianto urbano della parte di Brunico interessata dall’intervento, sia il ruolo di protagonista svolto al suo interno dall’edificio di Casa Ragen: un intervento minimale, rispettoso delle preesistenze, che prevede la costruzione di un bordo perimetrale intorno a un giardino. La nuova costruzione si pone in continuità con il tessuto esistente, completando la trama di continua associazione fra villa nobiliare e spazio aperto; si è mantenuta la rilevanza di Casa Ragen, intendendo l’ampliamento come elemento complementare all’edificio esistente. Il giardino è il cuore intorno cui si organizzano le funzioni della scuola, lo spazio di relazione tra vecchio e nuovo edificio. Un luogo ampio e protetto in grado di favorire un’atmosfera adatta allo studio, ma anche uno spazio ideale per manifestazioni e concerti all’aperto.
BDR bureau – SCUOLA ENRICO FERMI A TORINO – Pag. 52
La scuola Enrico Fermi di Torino è l’esito del concorso bandito nel 2016 da “Torino Fa Scuola”. L’edificio esistente, costruito negli anni Sessanta, è stato ampliato e ripensato a livello funzionale. Le esigenze didattiche contemporanee, la scuola come parte integrante della comunità e la sua fusione con il tessuto urbano incarnano il futuro dell’istruzione e dell’architettura per la scuola italiana. Due gli obiettivi principali del progetto: dialogare con l’edificio esistente e al tempo stesso rivoluzionarne la fruizione attraverso nuovi elementi spaziali e trasparenze in grado aprire la scuola alla città. L’intervento complessivo avviene per addizione: una struttura in acciaio crea un involucro abitato dove le terrazze sono parte integrante della didattica, accoglie nuovi spazi connettivi e funziona da schermatura passiva. La modularità dei telai disegna un’ossatura filiforme che enfatizza la permeabilità visiva e il rapporto con l’esterno.
Labics – ASILO NIDO E SCUOLA DELL’INFANZIA A MILANO – Pag. 58
Il progetto consiste nella trasformazione di un ex-garage, la cui paternità è stata attribuita a Pietro Lingeri, in un asilo e centro sportivo. Una scelta che si è rivelata estremamente appropriata se si considerano le caratteristiche dello spazio: il grande ambiente era infatti luminoso, generoso nelle proporzioni e disponibile a essere reinterpretato. Il progetto si fonda sull’idea che lo spazio sia una componente essenziale dell’esperienza educativa. L’articolazione degli interni è caratterizzata da un alternarsi di spazi pubblici, semi-pubblici e privati, in modo simile alla struttura di una città in cui bambini ed educatori si incontrano. Cuore simbolico è l’Agorà, concepita come spazio a doppia altezza, atrio di ingresso e luogo di socializzazione. I materiali seguono la volontà di conservare l’identità industriale della costruzione, mentre il progetto degli arredi privilegia materiali colorati, materici, tattili. Il piano interrato ospita tre piscine, realizzate grazie a importanti interventi sulle fondazioni, all’interno di uno spazio accessibile direttamente dalla città.
gambardellarchitetti – NUOVA SCUOLA A PONTICELLI, NAPOLI – Pag. 64
Il progetto è parte di un programma di riqualificazione che prevede interventi in più di cinquanta scuole italiane. Il costo basso, l’aderenza a un programma didattico che prevede il mutamento del concetto di aula, oltre che il trattamento degli spazi di ingresso e connessione, ha imposto di concentrare le azioni in una composizione dall’immagine forte e attraente, per stimolare i piccoli fruitori, gli insegnanti e le famiglie a vivere in modo dinamico lo spazio scolastico. L’edificio esistente è un tipico prodotto architettonico del dopoguerra: dall’atrio di ingresso due lunghi bracci finestrati conducono alle aule della scuola primaria e per l’infanzia, anticipati da “piazze” interne vuote e spaesanti. L’azione si è concentrata nel concepire una nuova facciata segnaletica che rende inconfondibile l’ingresso della scuola alla scala del quartiere. Una volta entrati, un totem esagonale regge due linee continue blu che conducono a una sequenza di spazi abitabili che trasformano il corridoio in una strada con slarghi e piccole piazze. Due grandi baluardi traforati accolgono i laboratori multifunzionali, inediti spazi della meraviglia, luoghi di sviluppo dell’immaginario giovanile in una zona dura e periferica di una grande metropoli complessa.
Corvino + Multari – NUOVO COMPLESSO PARROCCHIALE DELLA DIOCESI DI LODI A DRESANO, MILANO – Pag.70
Impianto e composizione architettonica sono i temi centrali di un edificio simbolico e rappresentativo, testimone di una comunità che si raccoglie su precisi valori e significati. La posizione prospettica al termine del lungo sagrato e la proporzione instaurata tra il basamento dei locali di ministero pastorale e il tamburo dell’aula liturgica, contribuiscono a conferire all’edificio la necessaria solennità. L’articolazione del complesso scaturisce dalla composizione di due geometrie: il cerchio, forma pura per eccellenza, e il volume a pianta rettangolare del corpo basamentale. Il complesso parrocchiale di Dresano definisce la costruzione della Chiesa secondo un impianto tutto impostato sul tipo ad aula e chiostro, il cui perimetro definisce un limite, una soglia tra edificio e attacco al suolo. La costruzione riflette la peculiarità delle scelte formali in un sistema di corrispondenze e di azioni che “incastrano” i volumi e le funzioni; un insieme che, nell’unità, rende riconoscibili i luoghi della liturgia, i luoghi di passaggio, i luoghi di una comunità.
INOUTarchitettura, LADO architetti, LAMBER+LAMBER – CHIESA DEL BUON LADRONE A SAN LAZZARO DI SAVENA, BOLOGNA – Pag. 76
Lo spazio sacro, recentemente inaugurato a San Lazzaro di Savena nasce da un processo condiviso e partecipato iniziato nel 2010. Partendo dall’immagine archetipa di chiesa, il progetto ricerca un’architettura priva di virtuosismi, solenne ma non monumentale, immagine di una mistica quotidianità. L’involucro murario è di colore chiaro, come il marmo di importanti architetture, ma scevro di quel possente elemento materico che astrae le geometrie semplici della chiesa, rendendola eccezione rispetto al contesto. Il perimetro è formato da pareti che slittano l’una rispetto all’altra. Una spaccatura continua, da cielo a terra e lungo tutta la copertura, fende l’involucro, rivelando la presenza del cielo. Il messaggio di riscatto, legato alla figura del Buon Ladrone, è rafforzato dalla scelta di coinvolgere il carcere La Dozza di Bologna per l’inserimento di alcuni detenuti nella fase costruttiva del complesso. Un progetto di architettura e sociale, in grado di generare un polo di aggregazione per i fedeli e non solo.
Vincenzo Latina – EDIFICIO RESIDENZIALE A SIRACUSA – Pag. 82
Il progetto si configura come edificio “sospeso” a una quota più alta del piano archeologico, per garantire continuità percettiva col sottostante sistema di antiche cave. L’attacco dell’edificio alla cava è ottenuto per elementi puntuali delle fondazioni; le grandi basi sembrano far levitare la costruzione rievocando la pianta di un immaginario antico edificio ipostilo. Al di sopra delle fondazioni è stato immaginato un sistema a “traliccio”: l’edificio è sospeso sulla cava come fosse un’infrastruttura urbana. Il prospetto Sud-Est, quello verso l’isola di Ortigia e il porto grande della città, si relaziona con la grande scala. Due grandi occhi accolgono i balconi, le logge e le aperture vetrate, incorniciando i quattro piani degli alloggi. Il prospetto Nord-Ovest si relaziona con gli edifici confinanti, assumendo una composizione più “urbana”.
GEZA – Gri e Zucchi Architetti Associati – CASA Z A CAMPOROSSO, UDINE – Pag. 90
Casa Z è una casa di vacanza in cui vivere un rapporto intenso con la montagna. Il sito su cui nasce è caratterizzato da una forte pendenza ed è ricco d’inquadramenti panoramici. Il percorso di avvicinamento è uno dei punti chiave del progetto: la casa si mostra da lontano, poi si nasconde e poi ricompare in una scenografica prospettiva dal basso in cui si percepisce la dimensione dell’edificio. L’elenco di funzioni richieste dai proprietari è suddiviso in una pianta con due volumi che si articolano in sezioni con quote diverse, seguendo la conformazione del terreno. Dall’esterno la casa sembra scivolare sul sito, non impone terrazzamenti o altre opere violente. Dall’interno il volume è disegnato da una copertura in calcestruzzo a vista, che segue le inclinate dei due volumi con diverse altezze. Le facciate vetrate, accentuano la leggerezza della copertura. All’esterno la casa è caratterizzata da una pelle in legno, come molte architetture tradizionali alpine, che perde le funzioni tradizionali e diventa un elemento di controllo solare e di contenimento energetico.
Simone Subissati Architects – CASA DI CONFINE A POLVERIGI, ANCONA – Pag. 96
Dalla tradizione della casa rurale marchigiana il progetto prende in prestito la compattezza e lo sviluppo longitudinale. Il piano terra è un blocco tagliato, rivestito in ferro. Il piano primo, come sospeso, è composto da una parte più chiusa e da uno spazio ibrido tra interno ed esterno. Ai due livelli corrispondono differenti caratteristiche relazionali con l’esterno. Nel piano terra il corpo dell’edificio può essere attraversato in più punti e la scelta dei materiali contribuisce a sottolineare l’idea di vuoto. Al piano primo dispositivi visivi servono a traguardare i due versanti contrapposti dallo stesso punto. Il disegno nell’insieme è ridotto al minimo, secondo una scrittura elementare che segue il più possibile il concetto piuttosto che le scelte formali. La casa è posizionata ai margini dello spazio urbano, in un lotto di completamento. Si tratta di un edificio sostenibile, progettato secondo le regole della bioclimatica passiva che permette un guadagno termico nei mesi freddi e il raffrescamento naturale nei mesi caldi.
Malfona Petrini Architetti – CASA A FORMELLO, ROMA – Pag. 102
L’abitazione è un sistema autonomo, recintato e protetto che esprime il tema dell’isolamento della casa di campagna. La villa affronta il tema dello smembramento in diversi corpi: il nucleo residenziale; la zona d’ingresso completa di locale per la raccolta differenziata; la piscina; la cucina all’aperto; la legnaia. Un complesso architettonico organizzato in padiglioni e composto da una serie di ambienti collocati su diverse quote. Il padiglione principale, quello dedicato alla residenza, è a sua volta scisso in tre diverse aree: la zona giorno, la zona notte su due livelli e una zona filtro che raccorda i due volumi e che contiene l’ingresso e i connettivi orizzontali e verticali. Le tre diverse aree si ergono al di sopra di un basamento in parte interrato. Al fine di inquadrare diversi scorci sul territorio la villa sperimenta una serie di dispositivi per la cattura del paesaggio. Il terrazzo nella zona sud, in particolare, è una sorta di telescopio, un volume formalmente autonomo che si protende nel vuoto. Una doppia pelle risponde a esigenze bioclimatiche e risolve il passaggio dalla casa al paesaggio circostante attraverso il tema dell’involucro, inteso come filtro e come luogo in cui stare.
ARGOMENTI
– La via italiana al grattacielo negli anni Cinquanta e Sessanta. Tra invenzioni strutturali e dinamiche di cantiere – Pag. 108
– Contrastare il consumo di suolo: l’esperienza del progetto SOS4life – Pag. 115
– Architettura degli anni ’30 a Cosenza: il Palazzo delle Corporazioni – Pag. 118
LIBRI – Pag. 123
NOTIZIE – Pag. 124
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