Uno dei principali miti della contemporaneità, le cui radici affondano nelle conquiste tecniche e nelle grandi infrastrutture di trasporto sviluppatesi dalla seconda metà dell’Ottocento in poi, è rappresentato dalla mobilità e dai sistemi di spostamento di persone e mezzi sempre più sofisticati e capillari. Un mito che neanche l’affermarsi e l’ampia diffusione delle più avanzate tecnologie informatiche è riuscito a soppiantare, decretando che il movimento, l’incontro fisico e lo scambio tra gli individui rappresentano ancora valori fondanti delle attuali società.
Il tema della mobilità, strettamente legato a quello della crescita e dello sviluppo urbano, pone al centro delle attuali politiche nelle principali città la grande sfida della sostenibilità sociale, economica e ambientale. Sfida che, negli ultimi anni, ha portato da un lato a incrementare la multimodalità, integrando tra loro i differenti sistemi di trasporto, e dall’altro a puntare sul potenziamento del trasporto pubblico e della “mobilità dolce”.
Trasporto pubblico, piste ciclabili, percorsi pedonali, intermodalità sono infatti le scelte alla base dei progetti pubblicati in questo numero. In particolare, gli interventi a favore di una mobilità sostenibile si concentrano sul tema della mobilità lenta e su tutti quei percorsi e luoghi dell’attraversamento, spesso integrati a grandi nodi di trasporto e annessi a spazi pubblici per la sosta e l’incontro, nei quali il cittadino, superando la condizione alienante del puro movimento, possa assumere un ruolo attivo e partecipe godendo del paesaggio urbano in una nuova prospettiva. Luoghi strategici per innescare processi virtuosi di rigenerazione sociale, estetica ed economica di brani urbani marginali e degradati grazie alla nuova condizione di accessibilità e fruibilità degli spazi attraversati. Sono questi, per citarne solo alcuni, i casi del parco lineare a Seoul di MVRDV, che trasforma un’infrastruttura abbandonata in un sistema di percorsi e di verde in grado di divenire elemento catalizzatore nel centro cittadino, e della nuova stazione di Nørreport a Copenaghen, un sistema di pensiline sospese che, intersecando diversi flussi pedonali e ciclabili, genera un ampio e accogliente spazio urbano.
LA MOBILITÀ PER UN’ACCESSIBILITÀ PIÙ EQUA E SOSTENIBILE – Pag. 8
Roberto Secchi
ACCESSIBILITÀ URBANA: RIAPPROPRIARSI DEI LUOGHI DELL’ATTRAVERSAMENTO – Pag. 14
Irene De Simone
Situato nel cuore di Seoul, il grandioso intervento urbano ad opera di MVRDV si configura come la risposta della Corea del Sud alla High Line di New York. Seoullo 7017 Skygarden è un parco lineare sopraelevato lungo 938 metri realizzato sul sedime di un’ex autostrada urbana. Il progetto nasce da un concorso bandito dal sindaco di Seoul nel 2015. Il tema è la trasformazione di un’infrastruttura esistente in un giardino pubblico proprio come il parco sopraelevato di Manhattan. Dall’idea di coniugare spazi verdi e spazi pubblici nasce il progetto di Seoullo, la cui denominazione è la traduzione coreana di Skygarden e il numero 7017 evoca l’anno di costruzione della autostrada (1970) e l’anno di riapertura nella sua nuova veste di spazio pubblico aperto (2017). L’infrastruttura fatiscente e dimenticata è stata convertita in un simbolo verde in grado di essere elemento catalizzatore del centro cittadino, un parco urbano a 16 metri di altezza su una struttura preesistente in cemento e acciaio.
Nel 2017, Xiamen inaugura la sua prima pista ciclabile. A firmare il progetto è lo studio danese Dissing + Weitling Architecture.Con l’obiettivo di ridurre la congestione del traffico automobilistico attraverso forme di trasporto più ecologiche e sostenibili, la municipalità incarica gli architetti nel 2016 che propongono il riuso di un sottoviadotto, quello del Bus Rapid Transit. Dopo pochi mesi, in tempi record, si conclude la costruzione dell’opera. Il risultato è la più lunga pista ciclabile sopraelevata al mondo. Ancorata alla vecchia infrastruttura esistente, il percorso attraversa l’abitato per 7,6 chilometri, correndo cinque metri sopra il livello stradale e appena sotto il viadotto degli autobus. Nello scorrere collega cinque quartieri residenziali e tre distretti terziari, fornendo ai cittadini un facile accesso alla rete del trasporto pubblico locale, ai cavalcavia, alle aree commerciali e agli edifici pubblici. Lungo il suo corso si diramano rampe, ponti pedonali, passerelle e rotatorie che individuando undici ingressi, svariate postazioni bike sharing e otto aree di sosta per le bici.
Gateway One è un gigantesco hub urbano nel cuore della città di Shenzhen, in Cina. Uno snodo multiuso che comprende, a diversi livelli, un terminal degli autobus, la stazione della metropolitana Seaworld e numerose attività terziarie e commerciali. Punto di partenza del progetto è la relazione dell’oggetto architettonico con la città e il paesaggio circostante; l’hub si innesta, infatti, sulla penisola sud della città in una posizione geografica molto suggestiva a metà tra la baia da un lato e le montagne dall’altro. La proposta progettuale sviluppa l’idea dell’erosione del terreno ad opera del mare traducendosi in una grandiosa opera scultorea in cui le facciate risultano scolpite come gli strati rocciosi delle montagne adiacenti. Il progetto consiste in un volume a “L” costituito da una grande piastra commerciale orizzontale che termina sul lato corto con un grattacielo completamente vetrato destinato ad uffici, dove le forme sinuose degli elementi che costituiscono la piastra contrastano fortemente e volutamente con la purezza e la regolarità del parallelepipedo della torre.
La passerella realizzata nel 2016 dallo studio francese DVVD Architectes fa parte di una fitta rete di interventi destinati a mettere a sistema, mediante il ripensamento della mobilità su ferro, i Comuni della Petit Couronne e Parigi. Per l’area di Bécon-les-Bruyères è prevista la realizzazione di una nuova stazione situata in prossimità di quella esistente, in corso di ristrutturazione. La passerella intermodale proposta dai DVVD Architects nasce proprio come strumento per mettere in connessione vecchia e nuova stazione, ricucendo la frattura urbana causata dal margine della ferrovia. In questo senso, il progetto non rappresenta solamente un dispositivo tecnologico funzionale a sostegno della logistica dei viaggiatori, ma un intervento a forte valenza urbana. Dal punto di vista funzionale il ponte pedonale collega le due stazioni, favorisce l’accessibilità da parte di persone con ridotta mobilità e smista i nuovi flussi di passeggeri duplicando gli accessi ai binari. Si tratta di una passerella leggera, realizzata con una struttura bianca in acciaio tra cui si incastrano i parapetti in legno, le maglie metalliche di protezione ed il sistema di illuminazione integrata che, di notte, trasforma il ponte in un vero e proprio segnale urbano.
Il ponte Moreelse di Utrecht consiste in una passerella ciclo-pedonale che permette di attraversare dall’alto la stazione centrale di Utrecht assumendo un forte valore simbolico di segno sul territorio. Il ponte ha una forte incisività pur avendo una configurazione linguistica semplice: un segno sinuoso e continuo, dai toni neutri, che, ponendosi come un elemento naturale in continuazione mimetica con lo spazio urbano, ripensa l’infrastruttura come luogo di socializzazione urbana. Con l’obiettivo di riqualificare la porzione di città che gravita intorno all’area ferroviaria, il nuovo cavalcavia lungo 300 metri punta a promuovere un tipo di percezione diversa della città caldeggiando la mobilità.Il disegno del ponte è una morbida spline serpeggiante che collega due lembi di Utrecht, assicurando un risparmio di tempo di oltre 20 minuti.
La stazione Sound Transit dell’Università di Washington a Seattle, completata nel 2016, è un nodo infrastrutturale che connette diverse modalità di trasporto – metropolitana leggera, autobus, bici, automobili – adottando una soluzione architettonica intelligente e non convenzionale. Una proposta progettuale che punta ad armonizzare l’infrastruttura al contesto e a rendere l’oggetto architettonico un medium tra il fruitore e il territorio. Il progetto si incentra su una sovrapposizione di diversi livelli, dentro e fuori il suolo, e ingloba spazi pubblici sia esterni che interni, trasformando un nodo infrastrutturale in un’opera di land art capace di produrre una nuova topografia urbana senza interrompere il tessuto esistente. Il complesso incrocio stradale si risolve con un unico segno, curvilineo e armonico, che sembra fuoriuscire dalla terra stessa e che sormontando l’asse viario esistente, connette l’infrastruttura al suolo integrando paesaggio, struttura urbana e mobilità.
The transport hub è la nuova stazione ferroviaria realizzata nel 2016 su un’area al centro di Solec Kujawski, piccola città della Polonia situata lungo il corso del fiume Vistola. Il progetto costituisce l’ultimo tassello di un programma a scala più ampia chiamato BiT CITY, atto a sviluppare la rete dell’alta velocità tra le due centralità urbane di Bydgoszcz e Torun. Il progetto punta a mettere a sistema tutti gli elementi preesistenti attraverso il disegno di una grande copertura, trasformando l’intera area in uno spazio urbano di qualità in cui trovano posto tutte le funzioni dell’hub: la stazione degli autobus, le piattaforme ferroviarie, i servizi per i viaggiatori, lo spazio di attesa. Dietro le nuove pensiline, la grande copertura sottolinea l’andamento dei binari per poi piegare verso la città ospitando un volume trasparente destinato ai servizi per i viaggiatori, il quale si protrae in sospensione sullo spazio aperto creando l’invito verso la stazione.
Il ponte pedonale dello studio olandese NEXT tenta di connotare formalmente e simbolicamente, ancor prima che funzionalmente, un luogo privo di identità, la città di Changsha, metropoli cinese in rapida espansione. Questa passerella pedonale, formata da un gioco di filamenti rossi che nel loro intrecciarsi rimandano all’antica arte cinese dei nodi, nel momento in cui unisce le sponde separate da una fitta rete infrastrutturale, non si limita a stabilire un rapporto di continuità tra elementi originariamente separati, ma diviene uno spazio altro in cui provare un’esperienza più duratura, un’infrastruttura abitata in cui poter sostare per osservare il paesaggio da differenti angolazioni. Come in una sorta di ottovolante disteso lungo una traiettoria lineare, le tre catenarie che sorreggono il ponte sono interamente percorribili. La struttura non si riduce a un apparato di sostegno del percorso di collegamento, ma coincide perfettamente con la figura del ponte.
La stazione Norreport, dopo alterne vicende, è stata ultimamente oggetto di una complessiva ristrutturazione, completata nel 2015 a seguito di un concorso vinto dallo studio Gottlieb Paludan Architects. Più che di una stazione vera e propria, nel senso tradizionale del termine, si tratta di un progetto alla scala urbana. In uno spazio ampio e lungo centinaia di metri, prima dell’ingresso alla città medievale, si snodano e si articolano in maniera fluida ma discontinua gli elementi componenti la stazione stessa. Nove snelle pensiline, una diversa dall’altra per superficie e per forma, sorrette da eleganti colonnine in acciaio inossidabile e solette a sbalzo, punteggiano questo grande rettangolo urbano. Le loro sagome e le loro forme scaturiscono dall’intersezione di flussi pedonali e ciclabili provenienti dalle varie strade che convergono verso questo luogo.
Nonostante lo sviluppo lineare e il linguaggio architettonico dichiaratamente contemporaneo, l’impianto della nuova pensilina si integra come gesto leggero nel contesto. L’intervento riconsegna alla cittadina francese un nodo di scambio efficiente e allo stesso tempo un punto di riferimento urbano valido per la sosta; la pensilina fornisce riparo, introduce nuovi servizi, propone occasioni di riposo. Si tratta, nell’insieme, di un complesso articolato su due fronti principali, una stazione intermodale su due livelli e con due ingressi. Da un verso il passeggero approda via treno alla stazione ferroviaria e sbarca alla quota della città storica. Qui la stazione esistente guadagna dall’intervento una quinta di sfondo. Alle sue spalle, infatti, un basamento in blocchi di cemento ricorda i bastioni della città storica e suggerisce la salita alla quota sovrastante, dove la lunga pensilina segnala il terminale delle linee di autobus. In senso inverso, giungendo ad Antibes su ruote, ci si accosta alla copertura e si sbarca già alla quota più alta, sopra il muro di contenimento, che stavolta non è più sfondo ma limite di una percorrenza affacciata sulla stazione ferroviaria e sul mare.
ARGOMENTI
– Lucio Passarelli e il professionismo colto a Roma – Pag. 96
– Linguaggio architettonico e dispositivi energetici: la sfida del One Central Park a Sydney di Jean Nouvel e Patrick Blanc – Pag. 104
– Consacrata a Rennes la chiesa progettata da Alvaro Siza – Pag. 108
LIBRI – Pag. 113
NOTIZIE – Pag. 114
PANTOGRAFO – Pag. 121
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