Tornano in questa nona rassegna di architetture italiane temi progettuali già emersi nelle due precedenti e divenuti ormai costanti caratterizzanti l’attività di trasformazione nel nostro paese. I temi della sostituzione edilizia e dell’infill, dell’ampliamento e del dialogo tra vecchio e nuovo, del riuso e della definizione di nuovi spazi pubblici e di luoghi di condivisione sociale prevalgono sia alla piccola che alla media scala degli interventi, mentre alla scala paesaggistica i problemi legati alla valorizzazione e alla cura di vaste aree a vocazione agraria o naturalistica impongono la definizione di nuove strategie progettuali. Il percorso paesaggistico culturale a Virgilio, nel parco del Mincio a Mantova, progettato da Archiplan Studio, si inserisce in quest’ultimo filone di ricerca. Si tratta di un “percorso di lettura”, lungo 4 chilometri, che instaura un colloquio a distanza con la figura del poeta Virgilio come traccia sulla quale costruire un originale racconto dei valori antropici, culturali e paesaggistici della zona del basso corso fluviale del Mincio. Il paesaggio è protagonista e fonte di ispirazione anche nella cantina Pizzolato a Villorba di Made Associati; qui i progettisti hanno saputo restituire, attraverso un raffinato linguaggio, le ricchezze del territorio trevigiano. L’attenzione per un’architettura che mira a creare relazioni spaziali pregnanti, in grado di supportare il concetto di comunità e gli scambi sociali attraverso la creazione di luoghi significativi e non di oggetti formalmente autoreferenziali, informa i progetti della Comunità nuova Hub a Milano, della Cittadella per la conoscenza e la cultura a Bologna, della Palestra per l’arrampicata sportiva a Brunico. La questione controversa dell’inserimento del nuovo nei contesti consolidati viene, infine, affrontata con intelligenza e perizia da Fabbricanove, nel nuovo Auditorium di San Cataldo, e da Iotti-Pavarani nel Centro parrocchiale Regina Pacis a Reggio Emilia.
Il paesaggio trevigiano con le sue tessiture, le sue composizioni materiche, le sue trame interconnesse, i suoi colori, è il protagonista indiscusso del progetto di MADE. Il paesaggio agrario, fatto di filari regolari di vigneti e pioppi, costituisce il fondale naturale al progetto della cantina. Ma il legame tra la nuova architettura e il contesto non è meramente percettivo. I contenuti, le forme, le modalità organizzative si ritrovano prontamente nella struttura del nuovo edificio, entrano al suo interno, fanno degli spazi della cantina e di quelli del contesto un unicum insostituibile. Il materiale principale è costituito dal legno di faggio impiegato sia per gli spazi esterni che per l’interno. L’uso di un materiale naturale come il legno si inserisce nel paesaggio agricolo ricordandone analogie cromatiche, matericità e tempi d’invecchiamento.
Il Centro è suddiviso in quattro blocchi indipendenti. Gli spazi polifunzionali sono posti all’interno di un corpo dal volume articolato contenente le sale flessibili, i servizi, la cucina, i depositi, gli spogliatoi, una reception, il guardaroba e le sale riunioni. La comunità educativa e l’housing temporaneo, invece, sono collocati all’interno di un edificio parallelepipedo di cinque piani fuori terra più un piano seminterrato. Il terzo blocco è occupato dai laboratori, concepiti come spazi e servizi aperti al quartiere, coperto da un grande tetto a falda unica. L’ultimo blocco è quello degli uffici posizionati all’esterno dell’anello porticato e organizzati in ambienti illuminati da piccoli patii interni. L’elemento che caratterizza maggiormente tutto l’intervento è la presenza di un anello porticato, un anello permeabile in grado di consentire quelle fondamentali relazioni di vista e udito che consentono alla comunità di connettersi con l’ambiente circostante in maniera dinamica e non banale.
L’intervento proposto dallo studio Liverani/Molteni si articola attraverso composizioni asciutte, di un’essenzialità arcaica che incontra il minimalismo contemporaneo. In questo paesaggio artificiale bianco prende forma la Nanni House, una delle ville, da poco ultimata, che punteggia il margine dell’area intorno ai tre edifici plurifamiliari centrali. La villa, un parallelepipedo monolitico, gravita sullo spazio del giardino; unica deroga alla purezza volumetrica è concessa a uno sbalzo realizzato sul lato breve che si affaccia sul giardino e scherma la vetrata dal sole nello spazio soggiorno al piano terra e contemporaneamente realizza una loggia al piano superiore. La modulazione della luce naturale è utilizzata anche nella progettazione dello spazio esterno, dove al volume si affianca una pergola. Dalla geometria elementare nascono la pianta e l’alzato della villa: una figura rettangolare contiene lo spazio giorno al piano terra e la zona notte al piano superiore. I lati lunghi comprimono e isolano l’abitazione dall’intorno attraverso l’utilizzo di facciate ermetiche costituite da spesse murature, composte da un cappotto termico, un muro portante in cemento armato e una controparete interna rasata a gesso. I lati corti, al contrario, si aprono alla trasparenza e all’introspezione.
Scrive Giovanni Vaccarini nella relazione del suo progetto per un piccolo edificio polifunzionale a Giulianova: “L’idea è quella di avere un suolo artificiale sollevato sul piano stradale su cui galleggia il volume delle residenze”. Se si considera l’edificio nel contesto, in quella media scala che è a ben vedere la scala ideale di questo progetto, si comprende come Vaccarini abbia voluto mettere in scena quella sovrapposizione di città diverse che caratterizza la costa adriatica, specialmente quella abruzzese. Paesi rurali ancora sostanzialmente intatti nell’entroterra, lacerti storici e ampie zone industriali e di grande distribuzione scendendo verso est e, in prossimità della costa, un’edilizia residenziale del tutto balneare, sostanzialmente rimasta uguale negli ultimi cinquant’anni. Più città dunque che però non solo convivono ma che in breve tempo si sono amalgamate tra loro.
L’Opificio è la sede della Fondazione Golinelli per la promozione della cultura scientifica fra gli studenti di età scolare: dai laboratori interattivi per i bambini delle scuole dell’infanzia ed elementari, a programmi di accompagnamento e orientamento per gli studenti delle scuole medie, sino a laboratori scientifici perfettamente attrezzati per gli studenti delle scuole superiori, con spazi per corsi e conferenze aperte ai docenti. Un così variegato programma di attività ha spinto gli architetti a immaginare un insieme di spazi flessibili e caratterizzati da un’immagine ludica, in grado di accattivare i giovani fruitori. L’Opificio ha riqualificato gli stabilimenti delle Fonderie Sabiem, dismesse nel 2008. Dei due stabilimenti contigui sono state conservate le capriate in acciaio, restaurate e dipinte di bianco. La serie di interventi puntuali promossi dal progetto ha permesso di mantenere la connotazione industriale del sito.
Lo studio Stifter + Bachmann progetta un edificio-scultura immediatamente riconoscibile nel contesto e concepito come successione di volumi accostati e ruotati. Questi definiscono un anello dalla geometria spezzata, aperto su un lato e organizzato attorno a una corte centrale, fulcro della composizione e spazio di connessione tra il nuovo parcheggio e la palestra. L’articolazione dei volumi, differenziati sia in altezza che in profondità, risponde al programma funzionale che prevede la distinzione tra un settore per l’arrampicata all’esterno e tre tipi differenti di palestre interne. A partire dalla massima altezza delle pareti di arrampicata all’esterno, la copertura dei volumi si piega progressivamente verso il settore “bouldering” raggiungendo una quota più bassa che permette alle persone provenienti dal parcheggio di traguardare visivamente il paesaggio circostante.
Il nuovo auditorium della Banca di Credito Cooperativo “G. Toniolo” si trova lungo l’asse principale del piccolo centro di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta. L’intervento, realizzato dal team fiorentino Fabbricanove, si colloca nel più ampio processo di riqualificazione urbana che in circa dieci anni ha interessato gli edifici della Banca di Credito Cooperativo e gli spazi pubblici della piazza e del parcheggio. Il progetto, contraddistinto sostanzialmente da due elementi, la quinta della facciata e il blocco monolitico dell’auditorium, nasce da una duplice esigenza: da un lato quella funzionale di creare un luogo per gli incontri aziendali della banca, disponibile anche alla cittadinanza per eventi e iniziative culturali; dall’altro quella architettonica e normativa di ripristinare la facciata tardo-ottocentesca della preesistenza, crollata in seguito ad alcuni cedimenti strutturali.
Lo studio Milesi & Archos, in accordo con la Fondazione Bertarelli, ha progettato una sala da concerti per 300 persone che cerca e trova un dialogo critico con il contesto naturale rispettando le logiche insediative dell’entroterra maremmano. Un’architettura che spinge alle sue estreme conseguenze le scelte progettuali apparendo non come un fabbricato ma come un volume, artificiale nella forma e terribilmente naturale nella sua matericità. Al Forum si giunge a piedi, risalendo la collina e attraversando un uliveto che lo circonda sui lati occidentale, meridionale e orientale, mentre un gruppo di alti pini marittimi, a nord, funge da punto di riferimento naturale. La sala da concerti, con la sua forma curva, fa da elemento generatore di una lunga parete curva in acciaio ossidato il cui compito è quello di guidare il visitatore dal paesaggio verso l’interno del foyer.
Il centro parrocchiale Regina Pacis a Reggio Emilia è uno snodo della prima periferia a sud-ovest della città emiliana. Agli architetti era stato chiesto di adeguare la casa parrocchiale esistente e di aggiungervi una sede per la comunità, demolendo un vecchio cinema per ricostruire, sullo stesso sedime, un edificio che alloggiasse una sala polivalente e diverse aule per il catechismo e le attività parrocchiali. Il nuovo edificio doveva inoltre mettere in comunicazione il fronte strada con i campi sportivi parrocchiali sul retro. il progetto per il nuovo centro parrocchiale Regina Pacis ha plasmato anzitutto un vuoto fra la nuova costruzione e l’abside della chiesa: una piazza sulla strada di quartiere – un secondo sagrato – che protegge l’accesso al nuovo edificio, collocato nella manica che lo collega alla casa parrocchiale preesistente. L’edificio, progettato da Iotti+Pavarani a forma di L, cinge questo vuoto centrale, raccordandosi in altezza alla chiesa e seguendo gli allineamenti della casa parrocchiale e del lotto.
Nel 2004 la gara per il Nuovo Ospedale Area Orientale di Napoli prefigura un grande polo ospedaliero ripartito in due lotti divisi dalla linea ferroviaria della Circumvesuviana. Lo studio IaN+ prende parte alla gara progettando due edifici: quello per gli spazi di accoglienza, la Hall d’ingresso, e quello di distribuzione dei percorsi interni. A completamento dell’intervento, nel 2014, IaN+ firma anche la piazza d’accesso pedonale e il sistema viario e verde delle sistemazioni interne a tutto il perimetro ospedaliero. Un grande volume dalla forma cilindrica e dal rivestimento policromo si articola su tre livelli; all’interno, solai forati da grandi aperture e lucernai circolari creano uno spazio luminoso e rarefatto. La luce obliqua invade la grande hall centrale, articolata su due livelli, e si riflette sulle superfici vetrate interne che delimitano gli spazi funzionali. Un giardino interno inserito in un imponente doppio tronco di cono vetrato penetra i due livelli dell’edificio con la forza della luce e del vuoto.
Il progetto di Archiplan per il Parco regionale virgiliano del Mincio consiste in un “percorso di lettura” storico, culturale e ambientale, lungo 4 km, progettato al fine di esaltare il territorio del basso corso fluviale del Mincio. Un percorso che, oltre a stabilire un originale e interessante dialogo con il contesto naturale, imposta un colloquio a distanza con la figura di Virgilio, in uno scambio che unisce storia, poesia, architettura e natura all’interno di un unico grande racconto.L’opera è costituita da una serie di strutture leggere che si configurano come landmark territoriali posti a scandire il percorso ciclopedonale d’argine, “portali di conoscenza” del paesaggio, ognuno organizzato in un sistema di sedute, diversificate a seconda del luogo in cui la porta viene realizzata. Una continuità di materiali, che va dall’acciaio cor-ten al ciottolo di fiume, a vari tipi di legni, al cemento a vista, caratterizza tutte queste aree di sosta.
ARGOMENTI
– Il Nuovo Museo della Zecca di Roma- Pag. 80
– Il quartiere popolare Sant’Elia a Cagliari. Costruzione, degrado e riqualificazione paesaggistica di una periferia – Pag. 86
– Convegno In/Arch-ANCE a Milano. Riqualificare la città attraverso gli scali ferroviari – Pag. 90
– Mobilità sostenibile: un collegamento polifunzionale nella Valle dell’Aterno – Pag. 92
– Architettura coreana: una mostra a Roma – Pag. 94
– I jardines elevados de Sants a Barcellona. Un’infrastruttura contemporanea – Pag. 98
LIBRI – Pag. 103
NOTIZIE – Pag. 106
INDICE 2016 – Pag. 111
PANTOGRAFO – Pag. 115