Questo numero raccoglie le realizzazioni italiane più recenti nel campo dell’architettura per i musei. Si tratta di interventi a carattere misto che vanno dall’allestimento e ampliamento di edifici di grande pregio storico-architettonico, dove si conserva un patrimonio artistico altrettanto prezioso, al riuso e all’aggiunta di nuove parti a edifici esistenti, fino a piccoli interventi che valorizzano aree urbane o paesaggistiche. Una selezione che, al di là dell’eterogeneità degli approcci e dei risultati formali raggiunti, a volte molto distanti fra loro, documenta un’attività di trasformazione dei nostri tessuti urbani volta a potenziare le numerose risorse artistico-culturali presenti nel nostro paese. Aprono la selezione quattro progetti che si distinguono per la qualità e la raffinatezza delle soluzioni, oltre che per la difficile sfida progettuale che i rispettivi autori hanno saputo affrontare con sensibilità e rigore metodologico: l’ampliamento del museo dell’ Opera del Duomo a Firenze, il nuovo allestimento del Museo del Duomo nel Palazzo Reale di Milano, il nuovo museo degli Innocenti a Firenze e lo Scalone di Ponente della Galleria degli Uffizi, sempre a Firenze. Seguono questi quattro interventi: il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, un progetto di ABDR Architetti Associati che, attraverso un’attenta lettura critica della storia del manufatto di Marcello Piacentini, ne ripropone potenzialità espressive e simboliche nascoste; la nuova Fondazione Prada di OMA, un fabbricato esistente situato nella periferia di Milano a cui vengono aggiunti nuovi volumi giocando sui contrasti formali e materici; l’ampliamento del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci a Prato, firmato da Maurice Nio, e il Museo della Montagna a Plan de Corones di Zaha Hadid, l’unico intervento completamente nuovo. Infine, sempre di ABDR, l’ampliamento del Museo archeologico di Sibari, un intervento in un contesto anonimo al quale l’architettura risponde con un nuovo dispositivo vistoso e multicolore.
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Dalla prima apertura al pubblico nel 1891, il Museo custodisce il patrimonio dell’Opera del Duomo. Nel corso del Novecento il Museo ha più volte subito lavori di ristrutturazione, ampliamento e nuovo allestimento. Nonostante la superficie espositiva fosse cresciuta nel tempo, le sale erano anguste e di altezza insufficiente a ospitare degnamente le opere. Radicale è il progetto di espansione e riallestimento realizzato fra il 2010 e il 2015, al termine del quale i volumi del Museo sono stati più che raddoppiati e quasi triplicata la superficie espositiva, saldando il nucleo originario del Museo al contiguo settecentesco Teatro degli Intrepidi.Dopo una lunga e accurata gestazione progettuale, il cantiere è stato portato a termine in soli 24 mesi e il nuovo Museo è stato inaugurato il 29 ottobre 2015.
L’ultimo progetto di allestimento del Museo del Duomo è stato ideato dall’architetto Guido Canali e aperto al pubblico in occasione di EXPO 2015. Nei nuovi spazi interni il visitatore trova, disposti tipologicamente e cronologicamente, il tesoro della cattedrale, gli elementi via via sostituiti o scartati nel corso della costruzione della fabbrica, le opere d’arte e i bozzetti appositamente realizzati lungo un susseguirsi di ventisei sale per una superficie complessiva di 200 mq nei quali trovano collocazione pezzi molto eterogenei. Tutti sono disposti all’interno di un allestimento che coinvolge il visitatore con una spettacolare messa in scena. Così le sculture, le pitture, l’arte orafa, raccolte in gruppi, si offrono direttamente al fruitore che riceve un’impressione suggestiva dovuta al comparire dall’oscurità delle opere grazie a un’illuminazione netta nella quale le pareti, i supporti, gli elementi disegnati da Canali scompaiono nell’ombra per lasciare apparire l’opera.
Il nuovo Museo degli Innocenti si deve agli architetti fiorentini di Ipostudio, che hanno vinto il primo premio al concorso internazionale bandito nel 2008. Il progetto vincitore non ha apportato modifiche rilevanti alla parte strutturale, ma ha sistemato e adeguato i locali dell’antico orfanotrofio in modo da ampliare gli spazi espositivi del Museo preesistente che, allestito negli anni Settanta del Novecento, era ormai obsoleto. Il primo nucleo del complesso fu costruito tra il 1419 e 1427 da Filippo Brunelleschi; nel tempo la struttura fu ampliata e modificata la distribuzione degli ambienti, fino a spostare l’accesso dalla facciata al fronte laterale. La prima scelta progettuale di Ipostudio è stata il ripristino dell’ingresso del museo dalla piazza, così da restituire alla facciata l’originario ruolo e significato. Il restauro è stato parte integrante del progetto.
Il nuovo scalone di ponente è uno dei tasselli del progetto denominato “Nuovi Uffizi”, avviato nel 2003 per il raddoppio della superficie espositiva e la riorganizzazione dei percorsi interni della celebre Galleria.Progettato dallo studio Natalini Architetti, lo scalone è situato nella corte della Vecchia Posta che, situata alle spalle della Loggia dei Lanzi, occupa quasi interamente la testata dell’ala di ponente del celebre edificio progettato da Giorgio Vasari tra il 1559 e il 1581. Le sei rampe che lo compongono sono raggruppate, affiancate parallelamente due a due, in un massiccio corpo parallelepipedo lungo 16 metri, ampio 4,70 metri, che si erge isolato nel vuoto della corte, agganciato alla parete posteriore verso Chiasso dei Baroncelli dove, da ambo i lati, lo serrano due corpi minori che ospitano uno gli ascensori e l’altro i vani tecnici. Seguendo il nuovo percorso museale si accede allo scalone dal secondo piano nobile, oltrepassando la terrazza in sommità alla Loggia dei Lanzi. A questo livello lo scalone si configura come una vasta piazza panoramica, dalla quale è possibile affacciarsi sul vuoto sottostante e godere della vista verso Borgo Santi Apostoli e Oltrarno.
I bronzi di Riace, due splendidi guerrieri di bronzo emersi il 16 agosto 1972 dalle acque dello Jonio, riferibili al V secolo a.C. e di presumibile manifattura greca, dal 1982 sono il fulcro espositivo del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, progettato a partire dal 1932 da Marcello Piacentini. La sua costruzione si protrasse fino al 1941e fu ripresa dopo travagliate vicende nel 1950. L’inaugurazione del museo avrà luogo solo nel 1958, dopo il risarcimento dei guasti bellici e la messa in opera dell’allestimento. Pur essendo tra i pochissimi musei progettati ex novo nell’Italia fascista, l’edificio non ha goduto di particolare apprezzamento. L’obiettivo del nuovo progetto consiste nel restituire bellezza all’edificio alleggerendone la massività volumetrica, recuperandone le originarie prerogative funzionali ed espressive, arricchite dalle istanze e dalle conoscenze del nostro tempo.
Il nuovo complesso è caratterizzato dalla coesistenza di edifici preesistenti con i nuovi elementi progettati dallo studio OMA. Laddove si trovava la vecchia distilleria, oggi è possibile ammirare una vera e propria cittadella per l’arte che configura un luogo articolato che testimonia l’impegno culturale della Fondazione Prada. L’ingresso da largo Isarco introduce in un percorso all’aperto che si snoda tra i diversi edifici e funge da collante per ogni attività promossa nel complesso. La palazzina attestata all’angolo ospita una parte degli uffici della Fondazione, mentre sul lato opposto si sviluppa un corpo rettangolare che accoglie l’attività della Biblioteca. In testata si raggiunge il bar arredato con uno stile anni Cinquanta e costeggiando il fabbricato si arriva al foyer; da qui si accede al Podium e al blocco superiore dello stesso adibito alle mostre in prestito. Girando intorno alla zona d’accoglienza invece è possibile continuare il percorso negli spazi espositivi temporanei lungo il lato sud, mentre dalla piazza coperta a fianco è possibile entrare nella palazzina sede della collezione permanente.
La struttura sorge a 2275 metri, parzialmente incorporata sulla vetta del Monte Plan de Corones, nel Sudtirolo. La montagna ospita il comprensorio sciistico più frequentato della provincia nei mesi invernali, mentre nel periodo estivo i 31 impianti di risalita restano inutilizzati. La sfida era quindi quella di attirare gli amanti dello sci di fondo anche quando la neve non c’era. L’ambizioso progetto di dedicare alla montagna un museo diffuso tra Alto Adige e Cadore si sposava bene con la creazione di un polo attrattivo per l’utilizzo degli impianti di risalita anche nella stagione estiva. Il Corones si inserisce come gli altri satelliti all’interno del circuito MMM, valorizzando il territorio altoatesino e integrandosi armoniosamente con il contesto paesaggistico. Nelle intenzioni di Messner l’ultimo dei sei musei satelliti è il coronamento del programma museale poiché illustra la storia, il presente e l’evoluzione dell’alpinismo tradizionale.
L’ampliamento si caratterizza per la sua forma a mezzaluna a sezione variabile che non “soffoca” la preesistenza. L’addizione ha una sua struttura autonoma caratterizzata al piano terra da pilastri ramificati. Laddove il nuovo corpo si innesta sull’esistente restringe la propria sezione e dall’interno si ha la netta sensazione di passare da un volume all’altro. Anche all’esterno è chiara l’opposizione dialettica tra la fluidità del nuovo intervento e i moduli quadrati mutuati dal paesaggio industriale pratese, dalle controventature a vista, della sede storica. A scala urbana l’intervento di Nio ha l’indubbio pregio di aver spezzato l’isolamento al quale il museo era stato condannato dal precedente progetto. Il museo ora fa bella mostra di sé tramite la sua nuova “protesi” dorata, senza che alcun tipo di ostacolo lo separi dalla circolazione pedonale e veicolare della città.
il Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide, inaugurato nel 1992 su progetto dell’architetto Riccardo Wallach, si articola lungo cinque ambienti espositivi di medesima forma e proporzioni, nei quali, oltre ai reperti provenienti dagli scavi di Sibari, Thurii e Copia, sono esposti anche i ritrovamenti delle campagne archeologiche di Francavilla Marittima e Castiglione di Paludi. Le sale sono raccordate da un percorso che lega i due livelli dell’edificio e a cui si aggancia un’ala per attività amministrative e di servizio. L’ampliamento fornisce un’ulteriore e generosa aula espositiva, salette multimediali e spazi per il ricovero, la catalogazione e il primo restauro d’emergenza dei reperti, che sino a oggi erano ammassati in capannoni di fortuna presso il parco archeologico o depositati all’aperto sul perimetro del precedente edificio.
ARGOMENTI
– IBA Parkstad 2013-2020: riconciliare, ricomporre, rigenerare – Pag. 106
– Danilo Guerri 1939-2016 – Pag. 116
– L’architettura italiana alla 15. Biennale di Venezia – Pag. 118
LIBRI – Pag. 121
NOTIZIE – Pag. 122