Il dibattitto sugli indirizzi e gli strumenti di sviluppo sostenibile delle città è particolarmente attivo da molti anni in Europa. Trasformare, rigenerare, costruire sul e nel costruito sono le azioni su cui si sono basate principalmente le politiche urbane recenti nei diversi paesi comunitari; d’altra parte, oggi, un’inversione di tendenza del modo di insediarsi è improcrastinabile e più matura è la consapevolezza di quanto sia necessario assumere un comportamento ecologico a tutto tondo.
In questo quadro di transizione sono numerosi gli studi che si interrogano sull’impatto ambientale, sociale ed economico dell’espansione urbana a partire dalla nozione di città, un’entità dai confini sempre più labili e indistinti tra aree urbanizzate e non, tra centri abitati e distese agricole, approfondendo il tema delle interazioni tra densità e natura e riflettendo sulla nozione stessa di densità, la sua misura e i suoi limiti. La densità viene intesa non come mero input quantitativo, ma come valore in grado di misurare l’intensità delle relazioni tra le persone e la qualità spaziale degli insediamenti, divenendo importante strumento di controllo nel progetto urbano. Se è vero, infatti, che la morfologia e la compattezza degli insediamenti avvalorano le azioni di densificazione in relazione alle questioni connesse al risparmio energetico e alla salvaguardia ambientale, è altrettanto vero che il problema della densificazione non può essere affrontato con un unico parametro di riferimento, ma deve implicare un’ottica inter-scalare con gradi variabili di densità in relazione al rapporto che la città instaura con il sistema territoriale in cui si inscrive.
I saggi e i progetti presentati nel numero della rivista si inseriscono in questo dibattito per condividere importanti considerazioni attraverso esperienze condotte in contesti come la Francia, la Germania, la Svizzera e il Lussemburgo.
DENSITÀ ED ENERGIA NEI PROCESSI DI RIGENERAZIONE URBANA – Pag. 2
Editoriale di Domizia Mandolesi
RELAZIONE DEL PRESIDENTE GABRIELE BUIA ALL’ASSEMBLEA ANCE – Pag. 4
Gabriele Buia
Dai Grands Travaux di Mitterand sino ad oggi, Parigi continua a cambiare volto; in continuo movimento, da Lutetia a Parigi, da Philippe Auguste al Péripherique, è stata fatta e disfatta, immenso cantiere senza fine. Città che mette in evidenza il grande savoir faire urbano di tutti gli attori che ci lavorano, ma anche la forte volontà politica dei vari presidenti che si sono susseguiti di lasciare un segno forte nell’evoluzione urbana e sociale della città. Data la complessità delle trasformazioni urbane, per renderle concretamente realizzabili, da sempre la Francia da un lato ha creato ad hoc dei veri e propri organismi di gestione e dall’altro ha attualizzato costantemente i suoi strumenti urbanistici e regolamenti per renderli vicini alle esigenze reali della città e della società. Questo binomio (società di gestione e strumenti legislativi) ha fatto sì che in Francia, e a Parigi in particolar modo, le grandi trasformazioni urbane venissero realizzate nei tempi previsti e con qualità, garantendo in tal modo una sostenibilità economica, sociale e urbana.
di Cristiana Mazzoni
A partire dall’intervento di trasformazione della vasta area industriale della Plaine St-Denis (1985-1992) firmato dal collettivo di architetti e paesaggisti Hippodamos 93, che ha segnato una prima svolta nel progetto della spazialità urbana, viene sancita la nascita del projet urbain à la française, introducendo un’inedita attenzione alla qualità dello spazio pubblico che da vuoto urbano diventa spazio suddiviso secondo pratiche differenziate. A questo approccio è poi seguito negli anni 2000 un cambio di direzione, distinto da un crescente interesse per l’integrazione di spazi pubblici e collettivi, non più intesi come ambiti compartimentati da suddividere, ma come spazi da condividere. Si inizia a parlare così di una “terza città”; superando l’opposizione tra la città arcipelago e la città mosaico, si tenta di tessere insieme queste due entità attraverso una visione olistica. Si tenta cioè di fare dialogare le grandi infrastrutture preesistenti con le forme dell’architettura, ponendo maggiore attenzione alla qualità e alle pratiche degli spazi interstiziali. Molti scenari elaborati per il Grand Paris nel 2008, poi per Paris 2024 e per il piano regionale del 2030, esplicitano in modo palese tale nuovo approccio trans-scalare.
L’interesse per “la scala vasta dell’abitare” richiama a una maggiore responsabilità verso l’interezza del “territorio come bene comune”, ponendo l’accento sulla riscoperta della natura urbana del territorio e della natura territoriale della città.
A partire dagli anni 1990-2000, l’affermarsi di discipline legate al paesaggio e le discussioni dei territorialisti consentono un nuovo confronto con il patrimonio locale e con il “luogo”, mettendo in relazione le forme degli insediamenti umani con la geografia. Questo approccio non ha invero avuto decisivi riscontri operativi. Basti pensare a come, nel dibattito sui nostri destini spaziali monopolizzato negli ultimi vent’anni dal paradigma della “città densa e compatta”, si sia spesso dimenticato come la città e il suo non-io – l’insieme territoriale in cui si inscrive – siano intimamente legati da un inevitabile senso di reciprocità non necessariamente ostile alla ricerca di una maggiore sostenibilità abitativa. Nonostante ciò, la questione della “sostenibilità” del nostro futuro abitativo, inserita nel quadro di questo rinnovato sguardo all’interezza della realtà territorio, ha in definitiva reso evidente una duplice necessità: da una parte, quella di affrontare “problemi di larga scala” orientati alla riorganizzazione territoriale in maniera integrata e organica; dall’altra, quella di implementare una prospettiva inter-scalare da cui leggere e interpretare e attraverso cui progettare.
La sfida del progetto di Paris–Saclay è in primo luogo quella di mettere in coerenza e in relazione una moltitudine di luoghi e di attori all’interno di uno scenario fisico ben definito. La trasformazione di Paris-Saclay si gioca a più scale; i livelli di coerenza sono molteplici e strettamente connessi l’uno con l’altro. Questa caratteristica è al centro della strategia di trasformazione e impone di lavorare simultaneamente su diversi aspetti. Tra questi, il ruolo del paesaggio è certamente centrale. L’intervento abbraccia tre scale dimensionali, che rappresentano anche tre motivi conduttori del progetto: Paris-Saclay alla scala territoriale (una superficie di 7.700 ettari), Paris-Saclay alla scala del campus urbano (una superficie di 650 ettari), Paris-Saclay alla scala dei quartieri. Proprio il paesaggio esistente ha permesso di sondare e concretizzare l’idea della multipolarità, di realizzare l’immagine di un territorio arcipelago, dotato di una coerenza d’insieme nonostante la specificità di ciascun quartiere.
Il Green Deal europeo decreta l’inizio della corsa verso un tessuto urbano energeticamente efficiente, definito net zero energy, per dar vita a nuove forme di abitare sostenibili e resilienti. Le amministrazioni locali si trovano coinvolte nella progettazione di strategie di adattamento e mitigazione intese come efficace risposta ai rischi naturali e antropici che si concentrano nelle aree urbane. Dal rischio alluvionale al rischio desertificazione, i sistemi urbani sembrano infatti essere le entità che maggiormente subiscono le conseguenze di quell’insieme di fenomeni, frequenti e violenti, che sono effetto del cambiamento climatico. Nonostante la maggior parte delle politiche urbane si dichiari concretamente impegnata nella pianificazione volta a generare città più resilienti, non è ancora chiaro se l’approccio perseguito, caratterizzato da strategie di intervento parziali, sia sufficientemente efficace. Appare sempre più necessario sviluppare un’ottica di azione quanto più sistemica e integrata, per il raggiungimento di un grado di sostenibilità ambientale ed energetica congruo agli obiettivi prefissati dalle organizzazioni mondiali. In questo contesto si inseriscono diverse strategie progettuali recentemente sviluppate: dallo sviluppo dell’idea di “Ecoquartiere”, al recupero in chiave energetica degli spazi interstiziali e di prossimità, a operazioni che coniugano la riqualificazione energetica alla ricerca di un crescente mix funzionale e sociale.
La densità, ancorché non riconosciuta, se non di recente, in tutta la sua complessità concettuale, è sempre esistita in quanto condizione connaturata all’abitare. Tra le possibili interpretazioni della densità rintracciabili nel campo vasto dell’architettura, vi e quella di parametro di misura della valenza fisico-spaziale dell’ambiente costruito.
A un primo approccio la densità può apparire magnifica ai progettisti perché oggettiva, quantitativa e neutrale. Ma l’analisi della nutrita attività di studio recente sul tema, che spesso la vede associata anche a proprietà e concetti di sostenibilità, ne rivela la duplice complessità: per la natura dei fenomeni urbani associati alla densità e per la varietà dei metodi utilizzati. In questo quadro, si è assistito nei decenni recenti a un vivace dibattito che conferisce al modello di citta compatta europea un carattere di maggior sostenibilità, sia come capacità di ridurre gli impatti sull’ambiente, sia di attivare modelli sociali più vivaci e una più alta qualità della vita. Anche tale dibattito ha sottolineato la centralità di due aspetti essenziali per comprendere il profilo ambientale ed energetico di questo modello insediativo: il ricorso alla scala urbana e la valenza fisico-spaziale della densità. La prima è la più adatta a descrivere le caratteristiche spaziali degli elementi costitutivi dei sistemi urbani: lotto, isolato e rete stradale. La seconda consente di comprendere i nessi tra questi e le prestazioni energetiche dell’ambiente costruito.
ARGOMENTI
– Astrazione e costruzione. Pietro Lingeri in mostra alla Triennale di Milano – Pag. 100
– Modernismo e tradizione nei progetti di Balkrishna Doshi – Pag. 108
– Il nuovo urban center nel Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato – Pag. 114
– 10 idee per la città del futuro. Le proposte di ANCE sulla rigenerazione urbana – Pag. 118
NOTIZIE – Pag. 122
LIBRI – Pag. 126
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