Sin da quando l’uomo ha iniziato l’opera di antropizzazione dell’ambiente naturale per renderlo abitabile, il verde ha sempre svolto un ruolo complementare a quello del costruito nella definizione della forma e del carattere delle città. Lo spazio naturale non è mai visto in modo separato da quello artificiale: natura e artificio si accompagnano l’un l’altro nel corso della storia, valorizzandosi a vicenda proprio in virtù della loro relazione dialettica. Questo numero apre una riflessione sul ruolo del progetto del verde nelle dinamiche di trasformazione e riqualificazione della città contemporanea alla luce del rinnovato valore che la componente naturale sta assumendo negli ultimi anni a causa dei pesanti processi di densificazione urbana e dei loro effetti sugli equilibri ambientali globali. Tali processi richiedono, infatti, un pensiero strutturato sulla questione degli spazi vuoti a tutte le scale, dal singolo edificio al quartiere al tessuto urbano, confermando la necessità di lavorare sulla porosità, sulle pause tra il costruito per ottenere un ambiente di vita più sano, in grado di offrire opportunità molteplici di incontro e di scambio e rafforzare l’importanza della componente verde nel progetto nella metropoli contemporanea. Il vecchio slogan Greening the city assume pertanto un peso sempre più decisivo nei destini futuri dei nostri habitat, richiedendo un’attenta considerazione delle tematiche riguardanti il rapporto tra aree verdi e costruito nelle varie declinazioni che vanno dalla città consolidata fino al ruolo delle aree agricole intra e periurbane. I saggi presentati nel numero affrontano alcune delle principali questioni legate alla progettazione del verde, tra cui quella particolarmente attuale del progetto degli spazi residuali – aree vuote, di risulta, aree di margine, interstizi -, oggi importanti occasioni per rilanciare la qualità urbana e territoriale nel suo complesso. Per intervenire in questi spazi le categorie tradizionali non sono più sufficienti, gli elementi desunti dalla geografia, dal paesaggio naturale, dai tracciati topografici profondi sono spesso gli unici da cui partire. Il modello insediativo di riferimento non è più solo quello della città compatta ma tiene conto dei valori conformativi del paesaggio naturale e di quello agrario: morfologia urbana e morfologia del paesaggio si contaminano a vicenda generando interessanti ibridazioni artificiale – naturale. Sono questi gli orientamenti progettuali entro cui si muovono i progetti selezionati, spesso riconducibili ad approcci e strategie comuni nonostante l’appartenenza ad aree geografiche differenti.
IL VERDE NEL PROGETTO DELLA CITTÀ CONTEMPORANEA – Pag. 2
Editoriale di Domizia Mandolesi
IL PROGETTO PAESAGGISTICO DEGLI SPAZI RESIDUALI – Pag. 4
Alessandro Gabbianelli
IL PAESAGGIO AGRICOLO COME INFRASTRUTTURA GEO-URBANA – Pag. 16
Manuel Gausa
IL GIARDINO PUBBLICO A ROMA – Pag. 24
Massimo de Vico Fallani
IL GIARDINO ISLAMICO TRA STORIA E ARCHITETTURA. UNITÀ NELLA DIVERSITÀ – Pag. 35
Attilio Petruccioli
Il sito di progetto è un’ampia area golenale di 10 ettari lungo il fiume Sanya, dove un tempo le maree incontravano l’acqua dolce. Un’area che l’espansione urbana ha strappato al fiume, confinato con muri di cemento anti-alluvione e utilizzato come discarica per rifiuti edili. L’attenta ri-modellazione del suolo, basata sul concetto della “forma segue i processi” ha rappresentato la chiave per far fronte alle diverse esigenze. Attraverso la tecnica del cut and fill e il riutilizzo dei materiali derivanti dalle opere di demolizione dei muri in cemento armato, si dà vita a una nuova micro-topografia dalla morfologia frastagliata. La riva viene trasformata in un bordo poroso contraddistinto da un arcipelago in grado di convogliare l’acqua delle maree oceaniche nel parco e proteggerlo dai venti e dalle inondazioni.
Lo Xuhui Runway Park è un progetto di riattivazione urbana all’interno del processo di azioni messe in atto negli ultimi decenni per riqualificare la città di Shanghai. Situato nell’ex zona post-industriale della città, sul lungofiume di Xuhui, il parco si sviluppa sulle piste del vecchio aeroporto di Shanghai, per circa 14,63 ettari, diventando un polmone verde all’interno del tessuto urbano fortemente densificato e offrendo uno spazio attrattivo e ricreativo alla comunità. Il progetto è pensato come un distretto urbano lineare nel quale si susseguono le strade per i veicoli, le linee del trasporto pubblico, le piste ciclabili e gli spazi pedonali. Le linee di transito sono intervallate fra loro dal verde degli alberi e dai numerosi giardini che accolgono e preservano 82 specie vegetali e marine del delta del fiume. Questi habitat svolgono un’azione di mitigazione dell’effetto isola di calore e delle emissioni dei mezzi di trasporto.
AIRICE è un progetto pilota che si pone l’obiettivo di mettere in scena il paesaggio agricolo di domani, caratterizzato da un’agricoltura intelligente, votato all’ecoturismo e alla produzione tecnologica di avanguardia. L’agricoltura è intelligente perché governata da remoto ed eseguita da macchine agricole automatizzate. Da altrove il proprietario terriero può irrigare i campi tramite app, controllare su uno schermo l’andamento delle coltivazioni, gestire una produzione industrializzata e digitalizzata. Il paesaggio agricolo non odora più della fatica del lavoro, ma è un panorama da ammirare. La geometrizzazione dei paesaggi agricoli è figlia del passaggio alle macchine automatizzate. Il masterplan di AIRICE disegna settori circolari e fasci di linee parallele, i cui assi sono percorribili per la fruizione turistica e la dimostrazione delle tecniche adottate e dei prodotti realizzati. Vi si passeggia attraverso per godere del paesaggio e delle conquiste del progresso.
Il sistema urbano del Parques del Río lungo la valle di Aburrà del rio Medellín punta a rendere vivibile una parte di città vissuta come un confine, dato che il fiume ha diviso per anni in due la città di Medellín limitando il rapporto tra le sponde e definendo una vera e propria cesura nel rapporto tra le due parti di città. Questo riavvicinamento è stato reso possibile anche grazie a un processo di bonifica del fiume e alla costruzione di depuratori all’interno dell’area metropolitana. Il progetto si concretizza attraverso lo sviluppo di aree di intervento strategiche che coinvolgono diversi settori della città, non solo offrendo nuovi spazi pubblici ma anche cercando una soluzione all’aumento della popolazione nelle zone collinari della valle. Per questo il Parques del Río ha tra i suoi scopi principali quello di recuperare terreni che non vengono utilizzati in modo efficiente e utilizzarli come luoghi per un’urbanità più prossima al centro, privilegiando una crescita verso l’interno, quasi costruendo sul costruito.
Città di spazi pubblici storici, formalisticamente e simmetricamente costruiti, Mosca diventa, grazie a questo progetto, scenario di una nuova wilderness: una topografia artificiale ricopre interamente l’area ed è trapunta da un sistema di percorsi culminante in una passerella in forte aggetto sul fiume. Piccoli gruppi di alberi mediano il rapporto con i bordi dell’area, costituiti da direttrici viarie di ampissimo scorrimento. La vegetazione e il sistema di percorsi sono pensati in una gerarchia equa per realizzare uno spazio fluido e libero. Il sistema di vegetazione è costruito sulla base di una sezione tecnologicamente studiata per reagire alle forti escursioni di temperatura che Mosca subisce durante l’anno. La vegetazione è anche un dispositivo di aggregazione sociale, articolato in spazi verdi che consentono il riposo e l’osservazione, in un sistema unico con gli edifici che alloggiano nel parco e ne sono parte integrante.
Il nuovo parco si inserisce in uno spazio liminare che costituisce un duplice confine: tra due componenti naturali e tra due parti di città. Il progetto del parco si innesta su questa linea dura e ne diviene al contempo sua diretta estensione spaziale, in linea con le previsioni di miglioramento della qualità delle acque marine e trasformazione del waterfront in spiaggia cittadina. Il parco è circoscritto in un perimetro regolare e l’intervento ambisce a proporsi come prototipo, cellula elementare ripetibile nel resto del sito più ampio. Lo spazio è dinamicamente animato al suo interno da elementi al tempo stesso monolitici e sinuosi che mimano corrugamenti e rigonfiamenti di un terreno limoso. Il posizionamento misurato di queste entità determina stanze all’aperto che ospitano differenti attività e programmi in uno spazio fluido. Il loro disegno flessibile genera eterogenee occasioni di arredo urbano e consente di configurare ambienti più o meno introversi.
In occasione della Biennale di orticoltura tenutasi a Heilbronn, una vasta zona commerciale e industriale a ovest del centro città è stata riqualificata. Il BUGA 2019 ha infatti offerto l’opportunità di ridisegnare questa porzione urbana precedentemente abbandonata e fortemente frammentata dalla presenza di barriere infrastrutturali. Successivamente ai 173 giorni dell’esposizione, è stata prevista l’edificazione di Neckarbogen, un quartiere residenziale di circa 3500 abitanti il cui progetto degli spazi aperti è stato affidato allo studio Sinai di Berlino, vincitore del concorso nel 2011. Al di là del programma strettamente allestitivo, un più generale obiettivo alla scala urbana ha puntato all’eredità di una spazialità dal forte valore ricreativo, in grado di arricchire la città in modo permanente. Le infrastrutture per la mobilità e gli elementi di barriera fisico-visiva sono stati rimossi per garantire al lungofiume la funzione di elemento connettivo alla scala della città.
Dismessa da oltre trent’anni dalla funzione di impianto di produzione della birra, l’area mantiene della sua antica destinazione una serie di tracce antropiche che lo studio Phytolab recepisce e interpreta in un disegno organico. Ne risulta uno spazio pubblico aperto e flessibile, allestito come uno spazio di collegamento. La forte pendenza del fronte della cava è evidenziata dalla presenza di una cascata a circuito chiuso. Da lì in poi si snoda un sistema vegetale composto da quasi 200 specie di essenze, scelte per tipologie di fogliame, colori e fioriture. La parte alta del giardino è articolata in una passeggiata, cosiddetta “del belvedere”, pensata per riunire alcuni punti di interesse ma anche per stabilire una percorrenza visualmente privilegiata e particolare sulla Loira. Dalle scalinate e dalla scala sulla roccia si può raggiungere la parte bassa del giardino, pensato per permettere di apprezzare quella stessa diversità di habitat che caratterizzano il luogo e il territorio originario.
ARGOMENTI
– “How will we live together?” La Biennale di Architettura 2021 di Hakim Sarkis – Pag. 110
– Maggie’s Centres. Lo spazio del prendersi cura – Pag. 114
– “ITALIA RIPARTE”. XXI Convegno nazionale ANCE Giovani – Pag. 120
NOTIZIE – Pag. 122
LIBRI – Pag. 126
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