La stabilizzazione della crescita della popolazione urbana nelle città occidentali, la più recente crisi economica insieme all’allarme sull’ambiente e sul consumo di suolo non sembrano ad oggi aver fermato la ricerca sul tema della casa, che ha avuto periodi di intensa produzione a partire dai primi anni del secolo scorso. Pur procedendo in modo più contenuto e sulla base di indirizzi e strategie diversi da quelli del passato, la sperimentazione sul tema dell’abitazione e delle sue capacità di fare città non si è fermata, cercando di trovare nuove risposte sotto la spinta dei cambiamenti sociali e politici e delle emergenze in atto. A fronte di cambiamenti epocali ci si interroga su quali significati la casa rivesta in una “società liquida” e multietnica e su come possa rappresentarli nella città contemporanea. Paradossalmente, nonostante la globalizzazione, la condizione di continua mobilità di beni e persone e la tendenza sempre più forte all’individualismo, la casa, nelle sue nuove e molteplici forme, sembra tornare ad assumere un valore come misura della qualità urbana e come veicolo di interazioni sociali. Oggi, ripartire dal tema dell’abitazione per rispondere a usi, culture e modi di vita diversificati come quelli presenti nella società attuale, può costituire un’opportunità per ridare senso a quel mosaico di pezzi eterogenei, spesso senza relazioni, di cui si compongono le città. Messi da parte teorie e modelli astratti, la ricerca progettuale si misura con vincoli stringenti legati ai temi dell’infill, della sostituzione, del costruire nel e sul costruito, del risparmio energetico e della salvaguardia ambientale: una serie di limitazioni, se paragonate alle occasioni offerte agli architetti nei periodi d’oro delle espansioni avvenute dal secondo dopoguerra fino ai primi anni Ottanta, in grado comunque di sollecitare sperimentazioni più misurate e altrettanto efficaci. A questa sperimentazione ancora vitale è dedicato il numero della rivista attraverso una selezione di interventi architettonici di rilievo che, pur circoscritta numericamente, viene intesa come rappresentativa di una ricerca progettuale di maggior respiro su temi importanti riguardanti l’idea di casa e di città, il tipo di vita e di relazioni sociali, il modo di sentire del cittadino del terzo millennio.
TEMI DI RICERCA E FORME DELL’ABITARE CONTEMPORANEO – Pag. 4
Domizia Mandolesi
IL PROGETTO DI HOUSING A SCALA URBANA: NUOVE RELAZIONI CON LA CITTÀ – Pag. 15
Saverio Massaro
CO-HOUSING: UNA RISPOSTA DAL BASSO ALLA CRISI DEI MODELLI ABITATIVI – Pag. 18
Matteo Baldissara
A Hell’s Kitchen (Manhattan), lungo il fiume Hudson e a pochi isolati di distanza da Central Park, Bjarke Ingels Group ha realizzato un complesso per 709 abitazioni che è già diventato uno dei nuovi landmark dello skyline newyorkese, nell’ambito della più ampia strategia di riqualificazione delle ex aree industriali lungo il fiume, voluta dall’amministrazione. Il progetto punta a instaurare un nuovo rapporto con la città: partendo dall’innovazione tipologica, dimostra come sia possibile innovare tipologie consolidate, come quella del grattacielo, ibridandole con modelli insediativi propri della cultura europea. L’asimmetrico grattacielo trapezoidale è stato per questo definito “courtscraper”, un ibrido che riesce a combinare la densità del grattacielo manhattaniano con lo spazio collettivo della corte europea. Grazie alla geometria variabile e all’uso dei materiali, l’edificio muta la sua percezione a seconda della posizione dell’osservatore e delle condizioni atmosferiche.
Situato a Los Angeles, nel quartiere di Mc Arthur Park – uno dei quartieri con la maggiore densità abitativa della città e il maggior numero di senzatetto – The Six è un complesso residenziale con affitti agevolati per veterani e senza fissa dimora. Il nome del progetto gioca sul gergo militare, rievocando la celebre frase “I’ve got your six” (“ti guardo le spalle”), ed è proprio sulla creazione di un nuovo senso di comunità che gli architetti Brooks + Scarpa hanno concentrato la propria strategia progettuale. Cercando una soluzione spaziale alla complessa sfida sociale, l’edificio si articola intorno a una grande cavità che dal primo piano arriva fino alla copertura. Al pian terreno si concentrano le funzioni comuni: uffici, spazi di supporto per i veterani e un parcheggio per auto e biciclette. Subito sopra una grande corte semi-pubblica raccoglie gli affacci delle 52 unità che sono allocate nei quattro piani superiori, ospitando allo stesso tempo una sala di ristoro comune e gli spazi per la lavanderia.
Il progetto si inserisce nel quadro generale dell’eco-quartiere Hoche, un’area di quattro ettari destinata allo sviluppo di edilizia di qualità che presta particolare attenzione al tema dell’impatto ambientale, implementando soluzioni per la riduzione del consumo energetico e il riutilizzo delle risorse naturali. Il piano prevede la realizzazione di 635 alloggi a prezzi calmierati ma anche la costruzione di un parco urbano di grandi dimensioni, una cappella, una scuola, un centro sociale e una superficie commerciale diffusa di circa 1000 mq. Il lotto che ospita l’intervento degli studi MAO e Tectône si colloca in una fascia di transizione tra un’area di carattere prettamente residenziale e un’area di sviluppo misto. I progettisti hanno articolato l’edificio in quattro blocchi autonomi con altezze che variano dai sei ai quindici metri, nel tentativo di creare un raccordo tra i diversi tessuti che circondano il lotto.
La città di Ceuta è un’enclave spagnola di circa 50.000 abitanti a nord del Marocco, nota come uno dei principali punti di passaggio dei flussi migratori verso l’Europa. Nel quartiere “Principe” gli architetti SV60 Cordón & Liñán hanno realizzato un imponente intervento di housing sociale. Il nuovo complesso sorge sulla collina di Colmenar, a ridosso dell’Ospedale Universitario di Ceuta, con l’obiettivo di riconnettere le popolazioni divise in città, ponendosi come elemento ordinatore in un’area connotata da insediamenti informali. In questa area di frontiera affacciata sullo stretto di Gibilterra, dove convivono differenti culture e religioni, i progettisti optano per un impianto planimetrico in grado di evocare una dimensione di quartiere, di richiamare il concetto di unità di vicinato e di rafforzare il senso di comunità.
In una città segnata dallo sprawl e dalla presenza dei grattacieli come Los Angeles, non è difficile riconoscere l’inusuale traccia lineare del complesso One Santa Fe, progettato da Michael Maltzan con l’obiettivo di qualificare un’ex area industriale dell’Art District. Questo edificio-infrastruttura, lungo circa mezzo chilometro, si incunea nello spazio compreso tra fasci ferroviari e arterie stradali generando un’inedita quinta urbana e nuovi spazi per la socialità. L’impianto planimetrico è costituito da due corpi di fabbrica longilinei divergenti tra loro, connessi da un blocco centrale, per una superficie di circa 48.000 metri quadrati distribuiti su sei livelli. Il programma funzionale misto prevede negozi, uffici, bar e ristoranti alla quota stradale, 438 appartamenti in affitto e spazi dedicati al benessere e al tempo libero ai piani superiori. Il 20% delle abitazioni è destinato ad housing sociale.
Situato nel quartiere di Stoke Newington, poco a nord della City di Londra, 1-6 Copper Lane è il primo progetto di co-housing della capitale britannica. Nonostante sia un tema che già da alcuni anni è entrato nel dibattito architettonico, quello del co-housing rimane un mondo che ha ancora molti margini di interesse e che non ha molte realizzazioni di rilievo. Questo edificio consta di sei unità abitative raggruppate in altrettanti fabbricati sul modello del cluster e tenuti insieme da una piastra che incorpora anche gli spazi di relazione tra le abitazioni. Lo schema distributivo consente, concentrando le abitazioni al centro del lotto, di ricavare un ampio spazio perimetrale adibito a giardino, condiviso tra tutti i proprietari. La presenza del verde e la necessità di limitare l’introspezione e garantire un giusto equilibrio tra convivialità e privacy ha portato gli architetti alla decisione di orientare le aperture delle abitazioni in maggior misura verso l’esterno e solo limitatamente verso la corte centrale. Quattro delle sei case si articolano su tre livelli e sono caratterizzate dall’utilizzo estensivo di legno sulla facciata, mentre le restanti due sono articolate su due piani e realizzate mediante opere in muratura.
Il progetto nasce nel 2008, quando il Comune di Milano mette a bando otto aree di proprietà per favorire la progettazione di alloggi in social housing. Una delle aree di progetto è situata in via Fratelli Zoia, nel quartiere di Quarto Cagnino. Qui, in un contesto urbano frammentario, caratterizzato per lo più da edilizia isolata, le tre cooperative che si aggiudicano l’intervento danno vita a un processo di progettazione condivisa. La strategia degli architetti è chiara: generare uno spazio vivo attraverso la commistione tra spazi pubblici e privati, un polo attrattore che sia in grado di restituire senso a un contesto estremamente rarefatto, caratterizzato dalla presenza di grandi ambiti urbani che si sono sviluppati dalla fine degli anni Sessanta e che non sono stati in grado di generare un senso di urbanità compiuta.
Lo sviluppo urbano di Singapore è stato a lungo caratterizzato dall’incessante ripetersi di alte torri verticali solitarie o raggruppate. Con il progetto The Interlace, OMA e Ole Scheeren propongono un nuovo modello insediativo per la megalopoli asiatica, reinterpretando l’ormai inflazionato modello “a torre” e ribaltandolo, concettualmente e spazialmente, in orizzontale. In un lotto rettangolare di circa 20 acri, l’edificio-città si snoda come una fila di tessere di domino. I 31 blocchi di appartamenti si vanno a sovrapporre l’uno con l’altro secondo un pattern esagonale. Il complesso si sviluppa su un plateau verde attrezzato, che stabilisce una continuità con vicini parchi urbani. La mixitè funzionale è limitata al piano terra, dove sono allocati una serie di spazi commerciali, uffici, servizi e attrezzature per tempo libero e il benessere, come le piscine e la palestra.
Viikinmäki è uno dei nuovi quartieri della periferia nord-est di Helsinki, accanto alla zona di Viikki, connotata da una forte valenza naturalistica così come dalla presenza di quattro campus dell’università di Helsinki. Situato su un terreno roccioso e scosceso, il quartiere di Viikinmäki è attraversato dal fiume Vantaa e da numerose valli. La più grande di queste, che divide il territorio a metà, ospita il parco di Maarianpuisto, attorno a cui è stata iniziata un’operazione di densificazione edilizia a carattere principalmente residenziale e ricreativo. Il piano ha visto la costruzione di edilizia residenziale bassa, situata sugli scoscesi pendii delle colline rocciose in un triangolo racchiuso tra la strada di collegamento con il centro di Helsinki e il parco Maarianpuisto. Poco a sud del parco è situato il centro dell’intera operazione, l’Harjannetie Landmark Building, un edificio di social housing che, come il nome stesso suggerisce, è diventato simbolo dell’intero quartiere.
Nella regione di Guarapiranga, un’area protetta a rischio allagamento a San Paolo in Brasile, gli architetti Vigliecca & Associados, su richiesta dell’amministrazione locale, hanno realizzato il progetto Novo Santo Amaro V nell’ambito del programma per aree speciali di interesse sociale, poiché sostituisce un tessuto informale costituito da abitazioni abusive. La scala d’intervento e il programma misto dell’edificio, che accoglie 200 residenze e servizi di comunità, rendono il progetto un esempio di infrastruttura abitata di rilevanza territoriale, realizzata con l’obiettivo di arrestare il degrado sociale e salvaguardare i corsi d’acqua Guarapiranga e Billings dall’inquinamento derivante dagli sversamenti illegali. L’intervento si caratterizza per la radicalità dell’approccio: otto blocchi residenziali si innestano nell’insediamento informale esistente, disponendosi lungo le curve di livello dell’area. Si accentua così la topografia del suolo, oltre a riarticolare i sistemi di interconnessione del quartiere.
A Vienna, in direzione sud-ovest, gli ARTEC Architeckten realizzano un complesso con 110 appartamenti e spazi commerciali, nel decimo distretto “Favoriten”, il distretto più popoloso della città, abitato da molti immigrati e considerato socialmente difficile. Il blocco abitativo dalla sagoma triangolare è costituito da due stecche longitudinali di 7 livelli, tra loro convergenti, che occupano una superficie di 2.337 mq. Oltre alle residenze, una quota di 1.836 mq è destinata a servizi di comunità e spazi commerciali al piano rialzato, oltre a due piani di parcheggi interrati. L’attacco al suolo rialzato dell’edificio, dal profilo geometrico irregolare, determina una soglia urbana che dialoga con la città. Le rampe e le scale determinano una continuità percettiva tra l’esterno e il luminoso spazio della corte interna, che si sviluppa per l’intera altezza dell’edificio. La corte apre uno squarcio sul lato nord e funge da spazio connettivo tra le abitazioni.
Il progetto sorge su un lotto di edilizia pubblica per residenze a prezzi agevolati in un’area che segna il passaggio tra la città consolidata di Sant Vicent del Raspeig e il campus universitario. In questo contesto il team di architetti guidati da Alfredo Payà decidono di modificare la tipologia prevista dal piano urbanistico per sviluppare un modello insediativo che consentisse una maggiore permeabilità. Il processo di progettazione segue un’idea semplice ma forte: trasformare gli spazi distributivi delle unità abitative in luoghi vissuti, vibranti. Per questa ragione i due blocchi longitudinali previsti dal piano regolatore sono stati sfalsati, generando due accessi diagonali che conducono a un piano terra a pianta libera, caratterizzato da una linea di sezione mobile che dilata e contrae lo spazio mentre lo si percorre. Le intelligenti soluzioni distributive sono riuscite nel doppio obiettivo di generare uno spazio di mediazione tra il pubblico e il privato al piano terra e uno spazio di relazione aperto ma protetto ai piani superiori.
ARGOMENTI
– L’Elbphilarmonie di Amburgo: il ruolo dell’architettura nel marketing urbano – Pag. 104
– Premio Architettura Toscana – Pag. 110
– Disegna ciò che immagini, prima di farlo”. Spiazzamenti – La X Biennale Iberoamericana di Architettura e Urbanistica a Milano – Pag. 114
NOTIZIE – Pag. 116
LIBRI – Pag. 122
PANTOGRAFO – Pag. 123