Le trasformazioni delle città influiscono direttamente sulla vita di milioni di persone e hanno un notevole impatto sull’ambiente circostante, costituendo i principali motori dello sviluppo economico di un paese. Tale sviluppo deve essere perseguito attraverso politiche coerenti e mirate, capaci di coinvolgere i diversi attori nell’ottenimento di elevati livelli di qualità spaziale, e non può prescindere da una visione urbana di più ampio respiro nella quale far convergere le molteplici e variegate istanze che la realtà sociale ed economica comporta. Questo numero presenta tre realtà urbane italiane – Roma, Milano, Torino – illustrando gli esiti architettonici di alcuni interventi di punta sullo sfondo delle strategie di trasformazione messe in atto negli ultimi vent’anni. Lo scopo non è tanto il confronto tra politiche e risultati quanto una ricognizione ad ampio spettro sui cambiamenti in positivo e sullo stato dell’arte dell’architettura italiana in questo primo scorcio del XXI secolo. Si inizia da Roma, il comune più grande d’Europa con il centro storico più grande del mondo, la città più resistente ai cambiamenti e la più problematica delle tre. Quella con il maggior numero di opere incompiute negli ultimi anni, su cui bisognerebbe interrogarsi, e dove molti dei programmi di riqualificazione urbana previsti con l’approvazione dell’ultimo PRG non hanno ancora avuto esito concreto e dove gli sforzi compiuti finora non sono stati sufficienti a farla decollare come metropoli di livello europeo. In questo scenario non proprio positivo spiccano, per qualità architettonica e urbana, le tre opere illustrate in questo numero: la nuvola di Fuksas, la nuova sede del gruppo BNL BNP Paribas Real Estate di 5+1AA, che va a completare l’intervento di riqualificazione urbana della stazione Tiburtina e la nuova stazione della metro C San Giovanni, esito di virtuose sinergie tra la società Metro C spa, la Soprintendenza per i Beni archeologici e il Dipartimento di Architettura e Progetto della Sapienza Università di Roma. Diversa da quella della capitale la situazione di Milano che è riuscita a costruirsi una nuova identità e ad assumere un ruolo competitivo con le altre metropoli europee. Tra i molti interventi noti realizzati a Milano colpiscono i due più recenti: la Fondazione Feltrinelli, progettata da Herzog & de Meuron, e l’elegante complesso parrocchiale Pentecoste di Boris Podrecca e Marco Castelletti. Infine il caso di Torino che, da principale centro industriale del paese, è riuscita, nell’arco di appena un decennio, a cambiare il proprio volto e a trasformarsi in una nuova realtà in cui qualità urbana, cultura e innovazione giocano un ruolo di primo piano. In questo scenario di cambiamenti si inserisce, tra gli altri, l’edificio per uffici Reale Group progettato da Iotti e Pavarani con Artecna, un intervento solido e raffinato, una prova tangibile della capacità tutta italiana di operare con grande abilità e senso della misura innestando nuove architetture nel tessuto urbano consolidato.
ROMA: TRASFORMAZIONI RECENTI E PROMESSE DI FUTURI SVIUPPI – Pag. 6
Laura Valeria Ferretti
DALLA RICOSTRUZIONE ALLA RIGENERAZIONE URBANA. LE TRASFORMAZIONI DELLA MILANO CONTEMPORANEA – Pag. 14
Matteo Moscatelli
TORINO IN TRASFORMAZIONE – Pag. 22
Paola Gregory
Dopo quasi vent’anni dal bando internazionale di progettazione e le discusse e travagliate vicende della sua realizzazione, il Nuovo Centro Congressi dell’EUR è stato completato . Considerato uno dei più rilevanti progetti romani degli ultimi 50 anni, rischiava di diventare l’ennesima cattedrale nel deserto. Tutti, pertanto, hanno salutato l’inaugurazione del 29 ottobre 2017 come un evento liberatorio e propiziatorio di una rigenerazione catartica, la speranza che rinasca a Roma una nuova stagione dell’architettura. L’intervento realizzato consiste in oltre 55.000 mq per convegni, teatro-auditorium da 1.800 posti, spazi espositivi, parcheggi (oltre 600 posti auto su tre piani) e un hotel (17 piani e 439 stanze). La polivalenza e la flessibilità sono caratteristiche essenziali del complesso, dotato di spazi di capienza varia, alcuni fissi (4 sale da 100 posti), altri unitari (8000 mq) e modificabili nell’organizzazione funzionale.
La sede degli uffici per la BNL e BNP Paribas Real Estate, la società del Gruppo specializzata nel settore immobiliare, realizzata in soli cinque anni, è finalmente terminata. Il nuovo intervento progettato dai 5 + 1AA a Roma prefigura un brano urbano di rara intensità e vigore, un frammento quasi piranesiano nel mare magnum della capitale dove sembra si sia persa la memoria di ciò che significhi “nella sostanza” architettura. Possiamo quindi affermare che il nuovo headquarter di BNL-BNP Paribas rappresenti un elemento di pregio nel processo di riqualificazione urbana, che prevede anche una nuova viabilità, più scorrevole della precedente, insieme al potenziamento dei servizi ai cittadini, con la riqualificazione dell’area limitrofa, e per chi lavora al suo interno. L’opera intesse un dialogo per certi versi sotto traccia, per altri manifesto, con la stazione Tiburtina, messa a punto dallo studio ABDR, che rappresenta il principale snodo dell’alta velocità nella direttrice nord-sud.
La nuova stazione della metro C San Giovanni, esito di virtuose sinergie tra la società Metro C spa, la Soprintendenza per i Beni archeologici e il Dipartimento di Architettura e Progetto della Sapienza Università di Roma, è stata inaugurata solo pochi mesi fa. Un intervento che riesce a coniugare brillantemente il tema dell’infrastruttura con quello dell’archeologia, dimostrando che quello che finora rappresentava un ostacolo per il potenziamento delle linee di trasporto pubblico della città può costituire un’opportunità per rendere i cittadini partecipi della storia e della ricchezza del suolo romano. Uno scavo stratigrafico di trenta metri nel cuore di Roma conduce alle banchine della metropolitana allestendo un viaggio a ritroso nel tempo. Archeologia e infrastruttura coabitano in un profondo ipogeo: la prima allestita con i frammenti e i reperti ritrovati, la seconda realizzata come importante snodo di un tracciato infrastrutturale strategico per la città e atteso da lungo tempo.
La nuova sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, situata in un maestoso prisma in cemento e vetro nell’area di Porta Volta, a Milano, è uno scrigno per un patrimonio librario e archivistico di eccezionale valore, raccolto a partire dal 1949, quando Giangiacomo Feltrinelli decise di creare una biblioteca che documentasse la storia del movimento operaio e le vicende dei movimenti democratici del Risorgimento italiano. La sede originaria della biblioteca era in via Scarlatti e fu trasferita, negli anni Sessanta, in via Romagnoli, a pochi metri dalla sede della casa editrice, dove rimase per quarantacinque anni. La profonda e recente trasformazione del quartiere di Porta Volta ha probabilmente convinto la committenza che questa potesse essere l’area giusta nella quale erigere la nuova sede della Fondazione. Il lungo corpo di fabbrica si impone come un prisma tagliato a spigoli vivi. Traspare il carattere di “permanenza” monumentale, espresso mediante la forma dell’edificio.
Alcuni anni fa la Conferenza Episcopale Italiana si è imposta al panorama architettonico mondiale quale committente di una serie di chiese e centri parrocchiali in tutta Italia. Nel 2001 viene bandito il concorso per la realizzazione della nuova chiesa della Pentecoste e del relativo centro parrocchiale di Quarto Oggiaro a Milano. Il nuovo intervento è volumetricamente articolato in tre parti: l’aula vera e propria, più alta, la cappella mariana e quella feriale e il centro parrocchiale. A unificare quest’ultimo volume con la chiesa è stata progettata poi una lunga galleria vetrata sorretta da un telaio metallico. È luce zenitale, radente lungo le pareti dell’ampia aula longitudinale alta più di 18 metri, è luce diffusa, diafana, da un’ampia superficie in vetro alabastro posta alle spalle dell’altare maggiore, è luce diretta grazie alle finestre che intervallano il rivestimento a “manto ligneo” che caratterizza il soffitto e parte del muro meridionale.
L’edificio che Iotti e Pavarani hanno progettato con Artecna per un isolato a Torino, con la sua presenza discreta e assertiva al tempo stesso, introietta in sé il senso e la regola del tessuto urbano e così facendo si attesta con naturalezza in quel difficile confine che separa la figura dallo sfondo: è presente ma, allo stesso tempo, non è per nulla invasivo. Inoltre dimostra ancora una volta come l’architettura italiana si trovi a proprio agio quando ha a che fare con il tessuto urbano, quando si deve innestare in esso, ed espliciti al meglio le sue potenzialità nella media dimensione. È l’architettura garbata italiana, come quella di Iotti e Pavarani, un’architettura di impaginato, in cui il disegno dell’involucro diventa determinante come se la veste rappresentasse la parte sostanziale del corpo. Ma al di là degli aspetti figurativi ciò che è importante notare nell’opera è l’interpretazione etica dell’architettura: un’etica alto-borghese che viene ancora denigrata, fino al paradosso di farne un disvalore.
ARGOMENTI
– Per rigenerare il sogno urbano in Italia: un esperimento a Campobasso – Pag. 108
– Il progetto INNOVance. La prima banca dati nazionale unificata per la filiera delle costruzioni – Pag. 112
– Riqualificare gli spazi della finanza a Milano – Pag. 114
NOTIZIE – Pag. 116
LIBRI – Pag. 120
PANTOGRAFO – Pag. 121