Le architetture raccolte in questo numero non sono solo espressione di una cultura dell’abitare riferita a un contesto come quello cileno, ma si pongono anche come esemplificative di un approccio virtuoso alla trasformazione della città e del territorio. Un approccio che, assimilata la più autentica lezione del Movimento Moderno, coniuga memoria storica, radici locali ed esigenze contemporanee in un confronto continuo con il carattere dei luoghi e con le differenti condizioni climatiche del paese. Uno dei temi di lavoro e di confronto per gli architetti della nuova generazione cilena è quello del rapporto tra architettura e condizioni ambientali che si manifesta nella ricerca sulla configurazione complessiva dell’organismo architettonico e del suo involucro. Allo scopo di superare soluzioni globalizzate, risultanti dalla semplice applicazione di apparati tecnologici standardizzati, la scelta ricade su involucri massivi in calcestruzzo, incisi da bucature che facilitano la ventilazione naturale degli interni come quelli proposti da Alejandro Aravena nel Centro per l’innovazione a Santiago, dallo studio Hevia, Motta, Manzi nella Facoltà di Economia dell’Università Diego Portales e da Felipe Assadi e Francisca Pulido a Valdivia. Guidati dal buon senso e da una spiccata sensibilità per il risparmio di mezzi e risorse ambientali, gli architetti cileni individuano nello studio di nuove forme di equilibrio tra architettura e paesaggio un altro importante tema di lavoro. La necessità di adattarsi ad altimetrie e irregolarità del terreno da un lato, la scelta di non aggravare la questione dell’alta densità dei centri urbani reperendo nel sottosuolo gli spazi per collocare nuovi servizi e spazi pubblici dall’altro, portano a sviluppare un interessante filone di ricerca sull’attacco a terra degli edifici. La Scuola a Panguipulli, ad esempio, incuneata nel tessuto urbano di una piccola cittadina del Sud del Cile in una zona di crinale, si misura con la dimensione del magnifico paesaggio montano circostante senza rinunciare alle relazioni con il centro cittadino attraverso un sistema di spazi aperti che, seguendo l’orografia del terreno, favoriscono l’incontro e la socializzazione. “Un intervento sull’ambiente piuttosto che un edificio” è stato definito il Parco culturale a Valparaiso; qui la strategia del costruire poco, riutilizzando manufatti esistenti, si sposa con la accidentata topografia del luogo, integrando e aprendo alla città uno spazio prima completamente inaccessibile. A Santiago, nei pressi della centralissima plaza des Armas, Smiljan Radic realizza l’ampliamento del Museo cileno di Arte Precolombiana, un allestimento raffinato e un’opera di particolare interesse anche per il lavoro nello spessore del suolo. L’aumento della superficie per la collocazione della nuova sala espositiva viene, infatti, ottenuto grazie all’inserimento dei nuovi spazi nello spessore del suolo, al di sotto delle due corti preesistenti.
TENDENZE DELL’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA IN CILE – Pag. 4
Alessandra De Cesaris
SANTIAGO CITTÀ DI TANTE CITTÀ – Pag. 16
Laura Valeria Ferretti
LAS RAZONES DEL CENTRO – Pag. 24
Aldo Hidalgo
Nel 2011 il gruppo Angelini ha messo a disposizione i fondi per realizzare un centro per l’innovazione in cui aziende e imprese potessero entrare in contatto con la ricerca universitaria e la formazione accademica. L’edificio, una torre alta quattordici piani di cui tre interrati, ribalta la pianta della tradizionale tipologia dell’edificio alto per uffici e sostituisce al caratteristico nucleo centrale chiuso un nucleo centrale aperto e trasparente e, all’involucro esterno leggero e vetrato, un involucro perimetrale opaco e massivo. La scelta dei progettisti è stata dettata principalmente dalle condizioni climatiche di Santiago, città molto calda in estate e decisamente fredda l’inverno.
Per rispondere alle particolari condizioni metereologiche, gli architetti progettano una doppia pelle che avvolge perimetralmente l’edificio. L’involucro è formato da una maglia tessile che ha il colore del deserto e che prende ispirazione dalle stuoie utilizzate per dare riparo ai banchi ortofrutticoli del mercato agricolo della città. A questa pelle viene affidato il compito di mitigare la temperatura esterna dell’aria e quello di proteggere i fruitori dalle radiazioni solari e dalle polveri. Oltre a questo la maglia ha anche un valore estetico-formale, conferendo unitarietà al prospetto e definendo un fronte continuo che permette di leggere in trasparenza l’articolazione spaziale interna. Il basamento invece, spogliato dell’involucro, rivela i materiali usati: il legno e il cemento. Il primo viene utilizzato in facciata come brise soleil e nell’estradosso dei solai come rifinitura; il secondo è invece utilizzato come materiale da costruzione e viene lasciato a faccia vista quando si esplicita nei prospetti.
NAVE è un luogo di ricerca e una residenza per artisti nato per iniziativa privata nel 2010 e gestito da una fondazione. Il suo scopo è incentivare e favorire la ricerca nell’ambito della danza, del teatro e della musica, incoraggiando i processi di collaborazione e dialogo tra le arti e tra queste e le altre discipline. Il progetto parte dallo svuotamento totale di un edificio storico distrutto prima da un incendio e poi dal terremoto del 2010, del quale vengono mantenute solo le facciate. I promotori e gli artisti coinvolti rifiutano lo spazio tradizionale del teatro e il palco come luogo deputato alle performances; da questo deriva la richiesta di realizzare uno spazio versatile ed espandibile. L’interno del NAVE è organizzato in tre blocchi principali: una “scatola nera”, una “scatola bianca” e la foresteria.
Il progetto è il risultato di un Concorso bandito nel 2009 dal Ministerio de Obras públicas del Gobierno de Chile per convertire le installazioni del vecchio carcere in un parco culturale. Si tratta di un’area di circa due ettari, la più vasta superficie orizzontale presente nella accidentata topografia di Valparaiso, caratterizzata da un susseguirsi di colli e burroni che scendono precipitosamente in direzione dell’Oceano Pacifico. Gli autori mettono in evidenza da un lato la strategia del costruire “poco”, valorizzando e mettendo in regia i manufatti esistenti, dall’altro quella di integrarsi con l’intorno aprendo alla città un luogo chiuso in se stesso e un tempo impenetrabile. L’area dell’ex carcere infatti si è trasformata in una cerniera aperta alla città, capace di riconnettere le diverse quote urbane attraverso un percorso pubblico che attraversa il sito e si integra al sistema delle strade esistenti.
Il Museo di Arte Precolombiana è stato inaugurato nel 1986 all’interno della dogana regia costruita nel 1805, un bell’edificio di due piani strutturato intorno a due corti nel centro di Santiago vicino alla piazza das Armas, la piazza centrale del Casco Historico. L’obiettivo del progetto commissionato a Smiljan Radic era l’ampliamento dello spazio espositivo del museo e l’introduzione di più sofisticate e moderne tecnologie per la conservazione e l’esposizione dei delicati reperti senza alterare l’essenza dell’edificio storico. Senza modifiche radicali dell’edificio storico, Radic è riuscito ad aumentare le superfici espositive del 70% e a realizzare 1300 mq di laboratori per la conservazione e il restauro dei reperti, magazzini e servizi per i visitatori costruendo nel sottosuolo del museo un nuovo edificio ipogeo di due piani. Cuore dell’ampliamento è una nuova sala espositiva di 450 mq collocata immediatamente sotto le due corti.
Il progetto è il risultato di un concorso per la revisione del masterplan e per la definizione della prima fase di realizzazione del nuovo Campus Huechuraba della Facoltà di Economia dell’Università Diego Portales. Il nuovo campus è localizzato nella zona nord di Santiago, ai piedi del Cerro San Cristobal su un terreno che degrada verso la valle Huechuraba. Gli edifici del Campus stabiliscono una forte relazione con il paesaggio geografico, sia nel disegno della sezione che si adatta ai dislivelli del terreno, sia dal punto di vista visuale attraverso la creazione di una serie di punti di osservazione privilegiati. Il disegno del nuovo Campus, la cui parte realizzata rappresenta uno stralcio della sezione dell’intero masterplan, è organizzato attraverso quattro elementi: un basamento, un edificio in linea, una serie di edifici isolati e il parco.
La scuola di Panguipulli è progettata come un piccolo villaggio formato da una serie di edifici di uno o due piani che si articolano tra loro, posizionati in modo da godere del panorama e garantire il miglior orientamento solare e la protezione dal vento freddo dell’inverno. L’area di intervento è costituita da due parti ben definite: l’area della vecchia scuola, incuneata nel tessuto cittadino, e un terreno collocato in una zona di crinale in una posizione perfetta per dominare il panorama. I progettisti collocano nell’area della vecchia scuola a contatto con il tessuto urbano, in un edificio leggermente separato dal resto del complesso scolastico, lo spazio di ingresso, la biblioteca, l’amministrazione e il nido per i più piccoli. In alto sul crinale, disposti intorno a tre spazi comuni, ci sono le aule e le attrezzature per i cicli scolastici superiori.
Il nuovo edificio della Facoltà di Scienze Economiche e Amministrative è frutto di un concorso di progettazione bandito dall’Universidad Austral de Chile nella città di Valdivia. La città è immersa in un sistema paesaggistico caratterizzato da una vegetazione rigogliosa e da un’abbondante presenza di acqua. La sfida che gli architetti hanno dovuto affrontare è stata quella di confrontarsi con il paesaggio e con i fabbricati esistenti. La forma dell’edificio nasce dalla volontà di rispettare tali preesistenze e di preservare le essenze arboree più importanti. L’operazione progettuale eseguita è stata quella di spezzare in un punto un volume elementare, muovendo le due parti verso direzioni opposte in maniera tale da conferire al corpo la forma di una “Z”. Questa configurazione spaziale si integra armoniosamente con il contesto e il suo inserimento nell’area assicura una buona illuminazione naturale a tutti gli ambienti interni.
Inaugurato nel 2012, il Parque Bicentenario de la Infancia – parco a tema dedicato ai bambini – è stato commissionato a Elemental dall’ente del Parque Metropolitano e dal Consiglio Nazionale per l’Infanzia. L’intervento faceva parte dei progetti per il Bicentenario di Santiago capitale ed era inserito nel più ampio progetto del Parque Metropolitano, un immenso parco urbano di oltre settecento ettari composto da tre colline, che collega quattro comuni dell’area ovest di Santiago. L’area scelta occupa una porzione delle pendici del Cerro San Cristobal e la sua importanza è dovuta al fatto di rappresentare la prima pietra del futuro percorso del Paseo Zócalo Metropolitano, da realizzare sul letto asciutto di un antico canale di irrigazione che corre lungo la base del Cerro e che dovrebbe trasformarsi in un grande percorso pedonale pianeggiante. Il canale definisce il limite superiore del Children Park il cui progetto rappresenta un primo tentativo di trasformare la geografia urbana dando qualità a uno spazio pubblico che mette in collegamento comuni ricchi e poveri. Nel parco sono stati costruiti un edificio per l’amministrazione, bagni pubblici, una caffetteria, un chiosco e un anfiteatro.
Il progetto è il risultato di un Concorso bandito nel 2009 dal Ministerio de Obras públicas del Gobierno de Chile per convertire le installazioni del vecchio carcere in un parco culturale. Si tratta di un’area di circa due ettari, la più vasta superficie orizzontale presente nell’accidentata topografia di Valparaiso, caratterizzata da un susseguirsi di colli e burroni che scendono precipitosamente in direzione dell’Oceano Pacifico. Gli autori mettono in evidenza, da un lato, la strategia del costruire “poco” valorizzando i manufatti esistenti, dall’altro quella di integrarsi con l’intorno aprendo alla città un luogo chiuso e un tempo impenetrabile. L’area dell’ex carcere infatti si è trasformata in una cerniera aperta alla città, capace di riconnettere le diverse quote urbane attraverso un percorso pubblico che attraversa il sito e si integra al sistema delle strade esistenti.
ARGOMENTI
– Luci sulla città pubblica – Pag. 96
– Architecture & Refugees, cosa può fare l’architettura per l’emergenza profughi – Pag. 102
– La salvaguardia dei villaggi tradizionali in Cina – Pag. 110
LIBRI – Pag. 112
NOTIZIE – Pag. 114
PANTOGRAFO – Pag. 119
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