Questo numero della rivista, dedicato a edifici per la scuola realizzati di recente in Italia, vuole inserirsi nel dibattito aperto ormai da alcuni anni su un tema istituzionale di grande rilievo sul piano sociale, culturale e politico, affrontando in particolare la questione degli spazi per la formazione e della loro corrispondenza alle esigenze di trasformazione in atto. Una delle principali esigenze è ritrovare la dimensione sperimentale che ha caratterizzato la nostra migliore architettura dal secondo dopoguerra agli anni Settanta, periodo in cui proprio l’edilizia scolastica ha costituito uno dei luoghi della ricerca e dell’innovazione sia a livello tecnico-costruttivo che di linguaggio. Ripensare l’edificio scolastico al suo interno e soprattutto nelle sue relazioni con il tessuto urbano rappresenta dunque la sfida di molti dei progetti selezionati. Oltre al rapporto fra scuola e contesto urbano, uno dei temi guida è dato dalla necessità di riconfigurare la tipologia dell’edificio scolastico in base alle nuove strategie e metodologie educative. Numerosi i temi in campo: dal radicale ripensamento della funzione centrale dell’aula al nuovo ruolo dello spazio aperto e dei percorsi di collegamento, fino al ripensamento dei servizi e del verde, oggi, in grado di fornire nuovi stimoli e occasioni di qualità al progetto. Le nuove linee guida alla progettazione delle scuole individuano, infatti, negli spazi aperti come l’atrio, la piazza, gli ambiti sui quali si sostanzia la ridefinizione del tipo edilizio; la “piazza” in particolare ospita le funzioni pubbliche della scuola divenendone il “cuore funzionale e simbolico”. Lo spazio aperto e in particolare il verde, utilizzato sia all’interno che all’esterno del perimetro dell’edificio, sono i temi portanti delle nuove architetture, nelle quali il verde diviene un vero e proprio materiale di progetto sia dal punto di vista dell’azione pedagogica sugli utenti, sia da quello delle sue prerogative di strategia passiva efficace per l’ottimizzazione del comfort ambientale e il risparmio energetico. Infine, va sottolineato un altro tratto comune, molto significativo: la dimensione ludica e accattivante che questi edifici devono avere per entrare facilmente in una relazione emozionale positiva con i loro utenti. Le proposte, seppure in diverse declinazioni, sono pertanto orientate a creare spazi particolarmente ricchi dal punto di vista dell’articolazione formale, dei cromatismi accattivanti e dei materiali molteplici, con il chiaro obiettivo di stimolare percettivamente ed emotivamente i giovani destinatari degli edifici.
RIPROGETTARE I LUOGHI PER LA FORMAZIONE: GLI SPAZI DELLA NUOVA SCUOLA ITALIANA – Pag. 4
Gianluigi Mondaini
L’edificio disegnato da Jörg Friedrich dello studio PFP Architekten di Amburgo insiste su un lotto degradato. Il suo maggiore interesse risiede nelle modalità con cui si inserisce nel nucleo storico della città e rappresenta per questo una testimonianza attiva e positiva di rigenerazione del tessuto urbano attraverso forme e spazi contemporanei. Un edificio pubblico proiettato simbolicamente verso il futuro e per questo capace di divenire riferimento fisico ed etico per la riappropriazione dei cittadini degli spazi della propria città. Un rapporto originale con il contesto, libero da geometrie nelle volumetrie sovrapposte al basamento lapideo e con quest’ultimo fortemente ancorato alle forme del reticolo stradale. Un rapporto intenso testimoniato dalla relazione fisica con la Chiesa di Santa Maria del Suffragio, con la quale la scuola entra in contatto anche funzionalmente dato che l’aula ex liturgica diventerà a breve l’auditorium e la biblioteca del complesso scolastico.
L’opera riguarda il recupero della ex-Fornace di Riccione che produceva laterizi. L’impianto, costruito nel 1908, viene dismesso nel 1970 e insiste su un’area di 40.000 mq con una superficie coperta pari a 3.400 mq. Pellegrini mantiene le forme dei vecchi volumi, per ospitare una scuola media di 18 aule per 450 alunni e conservare la memoria del luogo ma, per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente e il consumo di suolo, privilegia la sostituzione di edifici preesistenti con nuove realizzazioni ad alta efficienza energetica. La volontà di perseguire la politica del risparmio energetico si evidenza anche nella ricerca di materiali reperibili sul luogo. La valenza del progetto si esprime poeticamente proprio tramite questa idea del nuovo che nasce sul preesistente e si esprime con un linguaggio contemporaneo che però non perde la memoria, non ha bisogno di inventare forme inedite e astruse, perché ben consapevole del valore della tradizione.
Nel particolarissimo quanto tipologicamente chiaro edificio scolastico pensato per la comunità di Zugliano, a una chiara pianta quadrata, con un cuore aperto centrale attorno al quale ruotano tutte le funzioni dell’edificio, fa da contrappunto un’articolata copertura caratterizzata da sovrapposte falde metalliche dalla diversa geometria e dimensione. La scuola di Zugliano intende inseguire un’originale condizione di appartenenza al proprio territorio, evocando il ruolo della tipologia edilizia a corte come luogo di incontro della comunità e fisicizzando il suo ruolo rappresentativo come edificio di servizio per la comunità attraverso la particolare copertura, relazionata plasticamente al paesaggio circostante. L’architettura supera così una semplicistica lettura del contesto fisico circostante e sceglie di dialogare con il più emozionante sistema orografico naturale che circonda l’area interessata dall’intervento.
L’intervento è situato nel Comune di Seriate a pochi chilometri da Bergamo, in un’area industriale e artigianale immersa nel tessuto urbano della cittadina. L’area di progetto è collocata all’interno del complesso della Scuola Edile di Bergamo, un insieme variegato di edifici, costruiti negli ultimi cinquant’anni, con numerose funzioni, tra cui un auditorium, laboratori, uffici e aule. Dal punto di vista programmatico, l’obiettivo del progetto è quello di realizzare un Centro Polifunzionale, complementare e di supporto alla scuola esistente, aumentandone la dotazione di spazi e servizi. Il nuovo edificio si innesta in modo chirurgico all’interno del sistema edilizio circostante e plasma la propria volumetria in funzione di esso. Gli affacci, i percorsi, gli aggetti, l’uso dei materiali e la disposizione delle funzioni all’interno del Centro Polifunzionale sono studiate affinché il nuovo possa dialogare con le preesistenze.
La nuova scuola elementare inaugurata lo scorso aprile a Montecarotto a firma dello studio anconetano Mondaini Roscani Architetti Associati è stato realizzato nei tempi previsti e rispettando scrupolosamente il budget. Ai margini del piccolo comune fortificato di Montecarotto si colloca il sito scelto per la costruzione della scuola. Vi insistono già la palestra comunale e la scuola dell’infanzia. Con la prevista costruzione della scuola media, l’area si configurerà come il polo scolastico del paese. Il tema dominante del progetto è lo splendido paesaggio collinare che si gode dal sito, con cui i progettisti intendono dialogare. L’edificio, a pianta rettangolare allungata, si sviluppa su due livelli e presenta un fronte chiuso, grigio e massiccio a sud, verso il paese, forato da una serie di piccole aperture quadrate disposte variamente. Di contro, la scuola si apre a nord, colorata d’arancio, con generose vetrate verso il paesaggio.
La scuola elementare a Chiarano, piccolo paese con meno di quattromila abitanti tra Treviso e Pordenone, inaugurata nel 2013, ambisce a un ruolo di centralità urbana, sia caratterizzandosi con colori accesi che aprendosi con alcuni suoi spazi alla comunità oltre l’orario scolastico. L’edificio, a pianta quadrata di circa 40 metri di lato e due livelli fuori terra, occupa un sito al bordo del paese, a fianco del campo sportivo e aperto sulla campagna. La scuola elementare è composta da dieci classi e due sezioni, per un totale di 250 studenti. I fronti nord, est e ovest, rivolti verso il centro abitato, si presentano compatti, forati da bucature quadrate di diversa dimensione. La trama regolare di queste aperture è scompaginata da un artificio grafico. Esse sono animate, infatti, da superfici pittoriche, anch’esse quadrate o rettangolari che, ruotate come pale d’una girandola, sono dipinte d’arancio, bianco o rosso, a contrasto col tono uniforme del muro.
Dopo la vittoria del concorso da parte dello studio di Mario Cucinella per la ricostruzione di una delle scuole temporanee destinate all’area colpita dal terremoto dell’Emilia del 20 e 29 maggio del 2012, già il 24 agosto dello stesso anno il cantiere prende il via. Dopo 45 giorni la struttura è conclusa e poco dopo la metà di ottobre tutto è pronto per accogliere i bambini della scuola per l’infanzia Mantovani e quelli della scuola primaria Gonelli nel comune di Mirabello (FE), in un’area precedentemente occupata da un parcheggio. L’edificio, costruito interamente in pannelli di calcestruzzo prefabbricato coibentati, può vantare un basso consumo energetico tale da certificarlo in Classe A. Altrettanta attenzione è stata posta sul fronte della sicurezza della struttura in caso di evento sismico. Il tutto è stato reso possibile grazie all’assemblaggio di setti che assolvono alla funzione portante, isolante e di divisione e gerarchizzazione degli spazi interni.
Nel maggio 2012 l’Emilia Romagna è stata colpita da un evento sismico che ha compromesso una parte consistente del patrimonio edilizio. All’inizio di luglio dello stesso anno la Regione approva il Programma straordinario per l’apertura delle scuole per l’anno scolastico 2012-2013, stanziando fondi per la realizzazione di 28 nuovi edifici scolastici in sostituzione di quelli gravemente danneggiati e non recuperabili, denominati Edifici Scolastici Temporanei, e per la presa in locazione di moduli prefabbricati da adibire a scuole in attesa del completamento dei lavori di miglioramento sismico degli edifici scolastici recuperabili. In questo quadro preliminare si inserisce la costruzione dell’asilo nido e scuola d’infanzia Montessori a San Felice sul Panaro, realizzata degli architetti Paolo Didonè, Sergio de Gioia e Fabrizio Michielon, nel 2012. Lo stato di necessità in cui si è operato è stato la base da cui sono nate tutte le riflessioni progettuali, che hanno portato al disegno di un impianto che fa della semplicità costruttiva, compositiva e distributiva i suoi punti di forza.
Lo studio MADE tenta con questo progetto di riavvicinare le nuove generazioni a realtà più sane e autentiche legate all’ecologia e alla natura. La scuola diventa un punto di riferimento trasversale tra generazioni, diviene luogo di incontro e di interscambio tra giovani studenti e adulti che orbitano nel nuovo plesso e nel campus agricolo che occupa una superficie grande più della metà del lotto a disposizione dei progettisti. La scuola è una parte viva del piccolo centro urbano ma allo stesso tempo è aperta alla campagna e solo parte delle attività didattiche ed educative vengono svolte all’interno dell’edificio. Attività ludiche e lavorative parimenti formative che tentano di coniugarsi con il tempo libero secondo l’età, le competenze e le attività che adulti e ragazzi si propongono di seguire. L’area adibita a parco giochi attira l’attenzione del passante: colori vivi e geometriche campiture segnano a terra lo spazio ricreativo, uno spazio filtro aperto all’intera comunità posto tra la via pubblica e il complesso scolastico.
La volontà di non utilizzare suolo libero, la decisione di evitare morfologie invasive e la ricerca di un’originale relazione con lo spazio monumentale del centro storico sono gli input che hanno stimolato l’ideazione di una non-forma. L’idea è quella dello scavo, una sorta di spazio archeologico contemporaneo che disvela la sua complessità e non rinuncia al dialogo con l’esterno. La composizione ruota attorno a un generoso cuore aperto e verticale che mette in comunicazione diretta i suoi utenti con i principali attori del contesto circostante a partire dalla relazione visiva con lo storico convento. Il grande vuoto centrale, coperto con un’ampia superficie vetrata, svela e mette in mostra gli strati e le funzioni di cui si compone l’edificio sotterraneo. La luce e lo spazio vuoto sono i veri protagonisti di questa scuola. La luce è esaltata e veicolata in ogni modo fino al livello più profondo dell’edificio, sia attraverso la generosa spazialità centrale che attraverso i numerosi tagli che costituiscono il disegno del giardino della copertura superiore.
La scuola è costruita su un impianto planimetrico chiaro ed è organizzata secondo un ordine spaziale funzionante come il sistema delle strade e delle piazze di una città, capace di distribuire flussi e attività in ambienti architettonici in cui sia possibile incontrarsi, socializzare, giocare. Per questo il complesso scolastico, oltre alle aule, ai servizi e agli uffici, accoglie anche un teatro all’aperto, una palestra comunale, una caffetteria e un auditorium, articolati e messi in relazione attraverso un sistema di spazi aperti che stabiliscono una relazione formale e funzionale con la città. L’edificio occupa la parte centrale del lotto. Gli ingressi contrapposti della scuola elementare e media costituiscono il fulcro del sistema insediativo e individuano l’origine e la conclusione di un lungo asse che struttura longitudinalmente l’intera opera e mette in contatto il parco didattico con il parco urbano.
Collocata in un’area di frangia dell’abitato compresa tra il municipio e l’area cimiteriale, la nuova scuola diviene naturale definizione del nuovo bordo urbano, consolidando i fronti su strada a sud e a ovest con i suoi corpi di fabbrica disposti a “elle” e includendo la corte verde organizzata in giardini tematici che recuperano le alberature esistenti. I fronti della scuola che affacciano su strada sono sostanzialmente chiusi o schermati mentre quelli rivolti verso la corte interna diventano trasparenti e attraversabili, fatti di superfici vetrate che regalano a tutti gli ambienti principali della scuola la vista diretta del giardino e del panorama collinare. Questo atteggiamento “difensivo”, di ricostruzione di un margine, che è il tema centrale del progetto, è enfatizzato verso l’esterno dall’uso di una cortina muraria in mattone a faccia vista che funge da attacco a terra dell’edificio.
La scuola per l’infanzia di Inzago è situata a sud del centro storico di Inzago, in un’area prevalentemente residenziale, vicino ad altri spazi pubblici tra cui un parco e delle strutture sportive. L’impianto planimetrico e la sua disposizione nel lotto mettono in evidenza un’attenzione particolare alle questioni climatiche di orientamento e di rapporto tra l’edificio e l’irraggiamento solare. Infatti il corpo delle aule è disposto sull’asse est-ovest in modo da poter fruire dell’irraggiamento solare in tutti i mesi dell’anno ed è schermato sul lato sud da un porticato metallico leggero dotato di sistemi frangisole. Le aule sono completamente vetrate e ognuna è dotata di un terrazzo esterno in legno, di uno spogliatoio e dei servizi igienici. L’ambiente delle aule permette lo svolgimento di più funzioni integrate fra loro.
L’edificio sorge all’interno di una vasta area pianeggiante a sud della città di Vipiteno, in passato occupata da un’estesa palude. Questo elemento è stato molto importante nell’impostazione del progetto visto che, per evitare un abbassamento della falda freatica immediatamente sottostante, gli architetti hanno scelto di appoggiare l’edificio su pali di ghiaia vibrocompattati che reggono uno zoccolo sollevato di 80 cm dal piano di campagna. La nuova scuola presenta un corpo allungato che si dispone a “C” intorno a un cortile centrale. All’interno e all’esterno l’uso del colore diventa elemento strategico sia dal punto di vista spaziale che funzionale: all’interno, una sequenza di pareti e volumi sospesi articolano lo spazio connettivo, costruendo una scenografia nella quale il giallo e l’arancio allontanano e avvicinano i diversi piani all’utente, mentre all’esterno la grande superficie verde del prato allude alla terra e alla natura in continua rigenerazione.
ARGOMENTI
– Premio Internazionale “Le Architetture dei padiglioni di Expo Milano 2015”: vince il pragmatismo britannico – Pag. 108
– Marco Bacigalupo e Ugo Ratti, architetti dell’ENI: il palazzo direzionale a Metanopoli – Pag. 110
– Un ingegnere con la nostalgia del futuro – Pag. 114
– Suomi Seven. Architetti emergenti in Finlandia – Pag. 116
NOTIZIE – Pag. 120
LIBRI – Pag. 124
CALENDARIO – Pag. 126