Parigi, città in continua trasformazione, da trent’anni a questa parte ha saputo offrire, attraverso un ampio repertorio di progetti urbani, un contribuito particolarmente significativo alla ricerca e al dibattito urbanistico internazionale. Questi progetti, al di là degli esiti non sempre positivi, costituiscono un prezioso bagaglio di riferimento in quanto risultato di procedure basate sulla collaborazione tra soggetto pubblico e soggetti privati sotto la guida della pubblica amministrazione. Una delle caratteristiche rilevanti è infatti quella che vede l’architettura e gli indirizzi di trasformazione sul territorio come fondamentale forma di rappresentazione del potere politico, creando le condizioni per un’attività di modificazione urbana che deve necessariamente tenere conto del consenso più ampio possibile. Ne sono prova l’operazione Réinventer Paris e l’ambizioso concorso internazionale aperto ad architetti e investitori, che il neo sindaco Anne Hidalgo ha lanciato lo scorso novembre allo scopo di dare un nuovo senso alla città e all’architettura contemporanea. Oltre a questa iniziativa più recente, vanno ricordate le operazioni che già da alcuni anni stanno affrontando i temi della dimensione territoriale e delle relazioni tra Parigi e i comuni limitrofi, che si concretizzeranno nel prossimo 2016 con l’istituzionalizzazione del progetto della Grand Paris. Quest’ultimo coinvolge, dal 2001, i comuni della prima corona individuando undici siti di contatto lungo il Périphérique da trasformare per migliorare le condizioni di vita degli abitanti. Gli interventi previsti riguardano il trasporto, gli spazi pubblici e la sicurezza, il verde e la qualità ambientale, la residenza e i servizi, il lavoro. È in questo quadro che sono stati programmati i progetti urbani di espansione su aree dismesse per Paris Nord-Est, Boulogne-Billancourt, Clichy-Batignolles, Masséna-Brunesau e altri progetti che affrontano le questioni della riconversione del patrimonio edilizio esistente. Tra questi l’Halle Pajol, trasformata in ostello della gioventù, l’edificio per la logistica Macdonald, un caso eccezionale per dimensioni e complessità, e le abitazioni che trovano nel progetto di Porte Pouchet un interessante esempio di sperimentazione. A queste operazioni di livello urbano si affiancano sia interventi locali di dimensione ridotta per realizzare spazi verdi di quartiere o per il recupero dei vecchi mercati rionali con nuove funzioni, sia la costruzione di nuove architetture simbolo, come la filarmonica di Jean Nouvel, il centro Vuitton di Frank Gehry, il nuovo Forum des Halles di Patrick Berger, la Tour Triangle di Herzog & De Meuron, lo stadio per il rugby Jean Bouin di Rudy Ricciotti. Questo numero della rivista ha il duplice scopo di mostrare le singole architetture ma anche quello di soffermarsi sulle operazioni più generali di trasformazione urbana di cui esse fanno parte, con l’obiettivo di sollecitare un dibattito serio in grado di affrontare temi analoghi nella città di Roma.
PARIGI, LA CITTÀ INTENSA E LE GRANDI TRASFORMAZIONI URBANE – Pag. 4
Laura Valeria Ferretti
PARIGI. COSTRUIRE LA CITTÀ SULLA CITTÀ – Pag. 14
Alessandra De Cesaris
INTERVISTA AD ANNICK BIZOUERNE – Pag. 24
Laura Valeria Ferretti
L’edificio B3G Rive de Parc si localizza nel settore Trapeze ovest che costituisce il più ampio progetto urbano dell’Île Seguin-Rives de Seine nel comune di Boulogne-Billancourt. Il progetto è situato sulla Rive de Billancourt, in un ex impianto produttivo dell’azienda Renault, al confine con la Senna. Al momento della dismissione dell’attività industriale, nel 1992, sono stati condotti, da parte dell’amministrazione centrale, degli enti locali e dell’azienda Renault, molti studi e riflessioni sul futuro del sito, che hanno portato, nel 1999, all’adozione di un programma di rigenerazione urbana del settore Trapeze. Il progetto è stato approvato dal consiglio municipale nel 2002 e recepito nel PLU nel 2004. Il progetto urbano del Trapeze si estende su 37,5 dei 74 ettari dell’intero progetto urbano e prevede la realizzazione del Parco Billancourt (7 ha), 5000 abitazioni di cui un terzo per finalità sociali, 223.100 mq di attività direzionali, 33.400 mq di strutture pubbliche e 33.700 mq di attività commerciali e servizi alle persone.
L’operazione Macdonald si inscrive nel quadro generale dell’operazione di riqualificazione territoriale di ParisNordEST nel tratto compreso tra Porte de la Villette (19° arrondissement) e Porte de La Chapelle (18° arrondissement) e rappresenta un tassello fondamentale per la concretizzazione effettiva del Grand Projet de Renouvellement Urbain Paris Nord-Est. Tale progetto di rinnovo urbano si estende su un’area di circa 200 ettari a cavallo del Périphérique e, oltre alla riconversione dell’edificio per la logistica Entrepôt Macdonald, comprende, tra l’altro, la realizzazione di un nuovo polo di scambio intermodale del tram T3b e la gare Rosa-Parks; la ZAC Claude Bernard (103.000 mq di alloggi, di cui il 50% sociali, uffici, commercio e servizi); la realizzazione di un parco lineare; la riqualificazione degli edifici Résidence Michelet, uno dei più importanti grand ensamble della città con 1800 alloggi realizzati nel 1968 nell’ area della fabbrica di produzione del gas dismessa.
L’intervento di Porte Pouchet, un’area situata nel settore nord-ovest del comune di Parigi a ridosso del Périphérique, al confine con i comuni di Clichy e Saint-Ouen è un progetto urbano fortemente caratterizzato, in grado di superare la cesura del Périphérique e di porsi come luogo di relazione tra i tre comuni. Due gli obiettivi principali: densificare le aree lungo la tangenziale a scorrimento veloce; valorizzare l’esistente puntando sulle sue potenzialità. Di qui l’individuazione di tre percorsi come elementi strutturanti l’intervento, capaci di configurare altrettanti ambienti alle diverse scale: urbana, di quartiere, domestica. Il Périphérique è il percorso della mobilità veloce; l’asse verde è deputato a ricomporre le preesistenze naturalistiche dell’area in un percorso dai forti connotati paesaggistici; il percorso domestico è destinato a rafforzare la qualità dello spazio pubblico e a individuare i luoghi di scambio e di socializzazione per gli abitanti del quartiere che vede nella Place Pouchet, completamente riorganizzata, il cuore dell’intervento.
L’ostello della gioventù della Halle Pajol è stato realizzato nel quadro di un più ampio intervento di riqualificazione urbana, la ZAC Pajol, in un’area lungo la linea dei treni che da nord-est arriva a Parigi. L’obiettivo dell’intervento era di colmare un deficit di servizi e spazi verdi in questa parte del 18° arrondissement e di puntare su un intervento ad alta sostenibilità energetica; il programma prevedeva la realizzazione di un ostello, una scuola, una biblioteca comunale, un nuovo plesso sportivo, un incubatore d’imprese, un edificio per uffici, una piazza e un giardino. Il progetto complessivo della ZAC ha previsto, dove possibile, la conservazione e il riuso degli edifici esistenti, sia in una logica di sostenibilità ecologica, sia con l’intento di conservare la memoria del sito. Lo studio Jourda ha vinto il concorso lanciato dal Comune di Parigi nel 2007 per la realizzazione dell’ostello nell’edificio di smistamento postale.
Lo stadio Jean Bouin, adiacente al famoso stadio Parc des Princes della squadra di calcio Paris Saint Germain, si distingue dal suo fratello più grande per le sue forme e la sua diversa relazione con la città. Il progetto, commissionato dalla Ville de Paris, prevedeva la demolizione dello stadio esistente, costruito negli anni Venti, e la costruzione di un nuovo complesso, destinato al club di rugby Stade Français. Il cantiere, durato più di tre anni, si è concluso nel 2013. Il nuovo stadio, che può ospitare ventimila persone contro le novemila dello stadio preesistente, comprende anche 7.400 mq di attività commerciali, 1.100 mq di uffici per l’amministrazione del Club Stade Français, una grande sala per i ricevimenti, una palestra di 800 mq e un parcheggio interrato di 500 posti auto. Le sue curve morbide e sinuose si pongono in opposizione alle curve tese, rigide e discontinue del dirimpettaio. Sono i vincoli urbanistici di altezza, dettati dal contesto, a determinare questa forma.
Il nuovo Dipartimento di Arti Islamiche del Louvre, voluto da Chirac e inaugurato nel settembre 2012, è il risultato di un concorso di progettazione a inviti vinto da Mario Bellini e Rudy Ricciotti nel 2005. Il bando chiedeva di ampliare la corte Visconti, una superficie di 2.900 mq sul lato del museo verso la Senna, per ospitare i pezzi della prestigiosa collezione di arte islamica: quindicimila oggetti appartenenti alla collezione del Louvre stesso, più tremilacinquecento opere provenienti dal Museo di arti decorative, una collezione questa decisamente sacrificata per la mancanza di spazio. Gli autori del progetto decidono di non coprire interamente la corte, così come suggerito dal bando di concorso, e scelgono invece la soluzione ipogea, preferendo lasciare la corte aperta sotto il cielo calandole sopra un “esile foulard”, staccato di un paio di metri dal perimetro della corte per evitare di collidere con la preesistenza. Si tratta di un tetto ondulato e traslucido, che racchiude la collezione e tocca quasi terra sulla parte verso la Senna, mentre sul lato opposto si alza fino a sei metri e mezzo conferendo allo spazio sottostante un’indubbia fluidità.
Undicimila metri quadri di cui quattromila di museo, un auditorium di trecentocinquanta posti e undici sale per mostre temporanee: la sede della Fondazione Vuitton sorge nel Bois de Boulogne. L’edificio nasce come contenitore per le attività culturali della Fondazione, per ospitare eventi e mostre temporanee, per esporre la collezione della Fondazione e la collezione pubblica e privata di Bernard Arnault, presidente e CEO della consorziata del lusso LVMH (Moët Hennessy–Louis Vuitton). Dodici vele di vetro con curvature diverse, tra di loro leggermente sovrapposte, totalmente o parzialmente trasparenti e sorrette da una struttura mista in legno e in acciaio, coprono un iceberg di pannelli bianchi di fibra di cemento rinforzata. Nello spazio tra le vele e il sistema delle sale espositive si sviluppano spazi dalla funzione incerta ma dal forte impatto visivo, nei quali l’effetto prevale su ogni altra finalità.
Gli alloggi Home sono i primi ad essere realizzati nel settore Masséna-Bruneseau Nord, parte della più vasta operazione denominata Paris Rive Gauche, al confine con il Périphérique e il comune di Ivry-sur-Seine, nel 13° arrondissement. È anche il primo edificio alto 50 metri, altezza superiore ai 37 che a partire dagli anni Settanta costituiva il limite massimo per la costruzione di nuovi edifici, normativa rivista nel 2011 dal Plan Local d’Urbanisme per il settore urbano di Masséna-Bruneseau. Lo sviluppo in altezza richiesto dal masterplan è stato brillantemente interpretato dai progettisti Harmonic+Masson e Comte Vollenweider che definiscono un edificio ibrido composto da un basamento su cui impostano una torre alta 16 piani e un edificio gradonato di 13 piani.
ARGOMENTI
– Trasformare le aree industriali. La Fabbrica del vapore a Milano – Pag. 110
– Nuova luce per i Fori Imperiali a Roma – Pag. 115
– Costruire l’immagine: Labics a Roma – Pag. 118
NOTIZIE – Pag. 120
LIBRI – Pag. 124
CALENDARIO – Pag. 126
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