Contenere l’espansione delle nostre città non è soltanto una necessità ma una sfida per lo sviluppo urbano futuro che può diventare una risorsa per il progetto di architettura. A dimostrarlo la selezione di opere presentata in questo numero nel solco di una tradizione tutta italiana dedita da tempo a trasformare il patrimonio esistente e a costruire sul costruito. Con l’unica eccezione del termovalorizzatore a Bolzano, struttura deputata a mantenere gli equilibri ambientali nella trasformazione dei rifiuti in energia pulita, gli interventi presentano un’ampia casistica: dalla sostituzione o completamento di edifici in centro storico, alla trasformazione di manufatti esistenti, come il polo chirurgico a Borgo Trento a Verona, alla riconversione di grandi aree industriali dismesse per la creazione di nuove centralità urbane a destinazione mista. È questo il caso della torre di Arata Isozaki nell’area CityLife, a Milano, emblematica di quei processi di riqualificazione conseguenti alla dismissione di precedenti funzioni. L’edificio, nell’area dell’ex Fiera, e si pone come nuovo landmark insieme alle altre due torri progettate da Daniel Libeskind e Zaha Hadid. Un processo analogo ha portato al riuso dell’area dell’ex fornace Appiani a Treviso con un complesso di residenze e servizi firmato da Mario Botta. Riportare in vita e riattivare i molti luoghi abbandonati nelle periferie urbane è l’obiettivo raggiunto dal progetto Brin69 a Napoli: un mix di uffici, commercio, ricerca e laboratori d’arte che ha permesso di creare al posto di una vecchia fabbrica inquinante un incubatore sociale con servizi innovativi aperti ai cittadini. A Venezia l’area dell’ex Manifattura tabacchi, dismessa alla fine degli anni Novanta, è stata adibita a nuova Cittadella giudiziaria con un progetto di C+S Architects: un insieme di spazi e funzioni differenti distribuiti in parte negli edifici preesistenti ristrutturati, in parte in un nuovo fabbricato. Anche il Campus Luigi Einaudi di Torino, progettato da Foster & Partners, sorge su un’ex area industriale dando vita a un importante polo per la formazione e la ricerca. A confermare le potenzialità delle funzioni universitarie nell’attivare processi virtuosi di riqualificazione urbana è anche il Campus di Forlì, un complesso di edifici storici e di nuova edificazione che funge da cerniera tra il centro e la sua espansione novecentesca. Un altro caso di intervento sull’esistente, questa volta in un’area di grande pregio architettonico, è quello dell’ampliamento dell’Orto botanico di Padova con una nuova serra per 1.300 specie vegetali. Infine, a Milano, un edificio “moderno” degli anni Settanta, progettato da Zanuso e Crescini, viene ridisegnato con cura e raffinata sensibilità dallo studio Park Associati e trasformato in una nuova struttura residenziale.
SUL REALISMO DELL’ARCHITETTURA ITALIANA 2 – Pag. 4
Valerio Paolo Mosco
Una torre di 50 piani per 207 metri di altezza e una superficie complessiva di circa 1.100 metri quadrati per piano è il nuovo progetto firmato dall’architetto giapponese Arata Isozaki e dall’architetto italiano Andrea Maffei. Una torre candidata a essere il più alto edificio italiano di inizio millennio, collocata all’interno dell’ampia riqualificazione dell’area ex Fiera di Milano. Un intervento che la vede protagonista, insieme alle altre due torri progettate da Daniel Libeskind e Zaha Hadid per conto di CityLife Spa del Gruppo Generali, quale nuovo Landmark urbano del territorio milanese. Alla destinazione prevalentemente terziaria, in grado di ospitare fino a 3.800 persone, affianca una dotazione di parcheggi interrati e spazi commerciali che ne faranno un tutt’uno con un tessuto fatto di parchi, percorsi ciclo-pedonali, residenze e un Museo per l’Arte Contemporanea. Un tessuto che sarà servito, peraltro, dalla nuova linea M5 della metropolitana.
Nella zona orientale di Napoli una grande fabbrica della produzione metallica manifatturiera è diventata il simbolo della rigenerazione urbana. L’operazione si chiama Brin69 e il progetto è dello studio Vulcanica Architettura. Al posto di una vecchia fabbrica inquinante è nato un incubatore di creatività dove si producono servizi innovativi; c’è spazio per il commercio e gli uffici, ci sono aziende che fanno ricerca e progettazione, si stanno insediando start up e già lavorano alcune redazioni giornalistiche, ci sono laboratori e gallerie d’arte temporanee. Con un investimento di 50 milioni di euro Aedifica con Cittamoderna, sotto la regia dell’imprenditore Ambrogio Prezioso, è diventata realtà la porta della grande operazione Naplest. Brin69 è infatti uno dei 22 interventi che compongono il maxi-piano di trasformazione urbana più grande d’Europa, in cui si prevedono 2,3 miliardi di investimenti privati e altri 300 pubblici.
Tra la Basilica di Sant’Antonio, la grandiosa piazza settecentesca del Prato della Valle e la Chiesa benedettina di Santa Giustina, il nuovo Orto Botanico di Padova si pone a cerniera di una delle più antiche e prestigiose aree del centro storico di Padova. Risultato vincitore di un concorso internazionale che prevedeva, appunto, l’estensione dell’orto benedettino cinquecentesco (il più antico Orto Botanico universitario ancora esistente) lo studio VS Associati ha interpretato il tema progettuale esaltandone gli aspetti ambientali su quelli architettonici. Più di 1300 specie vegetali sono organizzate in ambiti omogenei per umidità e temperature, detti biomi, al cui interno ogni pianta è poi localizzata secondo criteri di natura fito-geografica. il nuovo ampliamento è stato pensato come luogo urbano per eccellenza, parte integrante del tessuto cittadino, un grande hortus conclusus posto a disposizione della città.
La storia di questo progetto, che oggi può essere considerato uno tra i campus italiani più innovativi, oltre che un riferimento per quanto riguarda il riuso e l’integrazione urbana di un complesso edilizio esistente, inizia con un concorso internazionale, bandito dal Comune di Forlì nel 1998, vinto dal gruppo coordinato da Lamberto Rossi e prosegue con una realizzazione in due fasi. La prima ha visto il recupero integrale dei padiglioni dell’impianto ospedaliero del primo Novecento. Questi, liberati dalle superfetazioni e riportati alla condizione originaria, sono stati riutilizzati il più grande come biblioteca, vero e proprio centro pulsante del campus, gli altri per le funzioni direttive, la ricerca dipartimentale, l’alta formazione e le grandi attrezzature di servizio. La seconda fase, appena conclusa, ha invece comportato l’inserimento di nuovi volumi secondo un sistema lineare innestato sulla biblioteca e organizzato lungo una spina centrale, una strada interna dedicata ai percorsi e allo studio libero.
L’impianto di Bolzano si trova in corrispondenza dell’ingresso meridionale della città, in un contesto ambientale molto delicato e difficile, compreso tra le montagne, i vigneti e i campi, in un’area contigua alla zona manifatturiera, tra il fiume Isarco e l’autostrada. Partendo così dal tema dell’inserimento paesaggistico del nuovo manufatto e consapevole del valore culturale e infrastrutturale di un’opera di questo tipo, Cleaa ha progettato un’architettura capace di attenuare il forte impatto ambientale del grande complesso industriale attraverso il disegno di volumetrie ridotte, irregolari e fortemente integrate l’una con l’altra, in modo da richiamare i profili e i colori della valle bolzanina. Così la palette di verdi che caratterizza tutto il complesso lo rendono partecipe dello skyline delle montagne circostanti, tessendo un dialogo intenso tra natura e artificio, tra artefatto e contesto.
L’edificio si attesta su via Melchiorre Gioia, nell’area compresa fra la Stazione Centrale e quella di Porta Garibaldi, che il Piano Regolatore del 1953 aveva destinato a nuovo Centro Direzionale. Al “Pirellone” (1966) di Gio Ponti e Pier Luigi Nervi e alla Torre Galfa (1959) di Melchiorre Bega si sono recentemente aggiunte, fra le altre, quelle della sede della Regione Lombardia (2010) di Pei Cobb Freed & Partners, il grattacielo Unicredit (2011) di Cesar Pelli e le due torri che compongono il “Bosco verticale” (2014) di Stefano Boeri. In contrasto a questa selva di torri l’edificio di Zanuso e Crescini si contraddistingue per la sua orizzontalità. Un’imponente ‘nave’, avvolta da otto possenti fasce marcapiano alte quasi due metri, in elementi prefabbricati di calcestruzzo, fra le quali furono disposti gli infissi, arretrati rispetto al filo delle facciate. Unica eccezione in questo prospetto seriale continuo, a tre quarti del fronte su via Melchiorre Gioia, alcuni pannelli prefabbricati in calcestruzzo sostituiscono i serramenti vetrati. In corrispondenza di questi, gli architetti disposero in copertura un gigantesco elemento ad arca, aggettante, sempre in calcestruzzo.
Mario Botta ha appena terminato l’intervento per la riqualificazione dell’ex fornace industriale Appiani. Un brano urbano, realizzato dalla Treviso Maggiore per conto della Fondazione Cassamarca e del fondo immobiliare DGPA Sgr. La riqualificazione, che si caratterizza immediatamente per l’uso dei mattoni rossi nelle facciate esterne, presenta un aspetto multifunzionale che unisce spazi commerciali, uffici e appartamenti, il tutto inserito nel verde e progettato con l’ottica del risparmio energetico, sfruttando fonti rinnovabili come i pannelli solari e quelli fotovoltaici. “Il progetto – sostiene Botta – ripropone il modello della città europea, con la sua stratificazione storica, ma non si tratta di un recupero nostalgico quanto di un nuovo modo di lavorare in chiave di nuove prospettive, con attenzione alle esigenze di oggi e alla creazione di nuove immagini”.
La nuova architettura realizzata sotto la regia di Foster+Parners accoglie i dipartimenti di Giurisprudenza e Scienze Politiche e una grande biblioteca affacciata sul fiume, è disposta su 4 piani fuori terra e uno interrato per il parcheggio ed è immersa nel verde. L’insediamento, realizzato al posto di un’area industriale dismessa, è stato progettato per circa 8.000 studenti, è coronato da una copertura unitaria ed è stato disegnato attorno a una grande corte. Il Campus Einaudi è un forte segno di contemporaneità a due passi dal centro storico di Torino e si distingue da diversi punti panoramici della città grazie alla particolare copertura bianca del tetto sospeso, elemento architettonico unificante, visibile e riconoscibile. Il velario in teflon unisce tutti gli edifici e allo stesso tempo nasconde i principali macchinari impiantisti.
La proposta di Cappai e Segantini prevede da una parte la riqualificazione dell’intero complesso, ristrutturando i fabbricati ottocenteschi e riaprendo le corti per restituirle alla città, e dall’altra la costruzione di un nuovo edificio su una stretta e allungatissima porzione di terreno che chiude il sito verso Nord. Questo nuovo edificio non solo ospita parte degli uffici e delle aule di tribunale della nuova Cittadella Giudiziaria, ma ne rappresenta anche l’ingresso e la “facciata” pubblica su piazzale Roma. Inoltre racchiude tutte le dotazioni impiantistiche che servono non solo il nuovo l’edificio ma anche tutti i fabbricati della Manifattura Tabacchi. Una complessa macchina che i progettisti racchiudono all’interno di un volume puro, ideale composizione di un parallelepipedo e di una copertura a capanna.
Il polo chirurgico Pietro Confortini, inaugurato a Verona nel 2011, è un’imponente struttura che incarna caratteristiche di eccellenza nel panorama italiano ed europeo delle architetture per la sanità. Il progetto in due fasi, di cui solo la prima ad oggi è stata realizzata, prevede l’inserimento di alcuni nuovi corpi edilizi a sostituzione e ampliamento di parti di un complesso ospedaliero esistente. Demolizioni controllate e strutture fono-assorbenti a protezione degli edifici esistenti hanno permesso di collocare sul sito i nuovi volumi: cuore funzionale del programma di ristrutturazione è un elemento quadrato a pianta centrale sviluppato su nove livelli; lungo i lati est e sud di questo massivo corpo di fabbrica principale si sviluppano l’ala distaccata degli ambulatori medici e il pronto soccorso.
ARGOMENTI
– Le strutture gridshell: tra ricerca e innovazione – Pag. 102
– A cento anni dal Manifesto dell’Architettura Futurista – Pag. 114
– Architetture romane a rischio: il mercato Metronio di Riccardo Morandi – Pag. 116
NOTIZIE – Pag. 120
LIBRI – Pag. 120
CALENDARIO – Pag. 126
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