Oggi, i valori e l’enorme potenziale di crescita della città sono al centro di operazioni di trasformazione a grande scala nelle quali l’architettura, complice con i suoi esibizionismi formali, svolge un ruolo di primo piano. Lo dimostrano le attività recenti di alcune capitali europee, che sembrano in controtendenza rispetto alle attuali valutazioni sulla crisi del settore delle costruzioni, come quelle ferventi a Marsiglia. Il progetto di pianificazione urbana chiamato Euroméditerranée portato avanti a Marsiglia rappresenta, infatti, una delle più ampie operazioni pubbliche condotte in Francia dall’edificazione del quartiere degli affari della Défense a Parigi. Eletta Capitale europea della cultura 2013, Marsiglia guarda al futuro: riscopre da un lato il proprio patrimonio storico, innescando consistenti operazioni di riabilitazione e riuso di vecchi edifici, e punta dall’altro sul rilancio di quello che aspira a divenire il primo porto francese. La città lavora su una nuova immagine di se stessa ponendosi al centro del circuito culturale internazionale e affidandosi all’architettura contemporanea. Questo processo, del quale oggi si possono valutare gli esiti, come illustrato nel numero della rivista, prende avvio con la coraggiosa riconversione dei Docks nel 1990. L’intervento, agendo da attrattore di imprese, grazie anche alla nuova linea del tram, provoca un cambiamento decisivo della parte nord della città che diviene improvvisamente “bella e invitante”.
A completamento della trasformazione si aggiunge nel tempo la costruzione di una serie di edifici iconici, firmati da alcuni degli studi più in vista dello scenario architettonico internazionale e francese (Zaha Hadid, Norman Foster, Kengo Kuma, Boeri Studio, Roland Carta e Eric Castaldi, Rémy Marciano, Bonte & Migozzi, ARM Architecture), che hanno cambiato il volto di Marsiglia, luogo ideale per vivere dove oggi tutto converge.
MARSIGLIA E L’EUROMÉDITERRANÉE – Pag. 4
Leila Bochicchio
INTERVISTA A ROLAND CARTA – Pag. 22
Mario Pisani
Tangram, Desvigne e Foster&Partners hanno messo a punto un programma di semi-pedonalizzazione dell’intera area urbana attorno al Vieux Port, sapientemente rimodulata a favore della mobilità pedonale rispetto a quella carrabile in vista di una possibile pedonalizzazione totale. Lo spazio è volutamente minerale, nessuna piantumazione a interromperlo, un numero limitato di elementi di arredo urbano a scandirlo. L’ illuminazione pubblica è stata disegnata ad hoc da Yann Kersalé mentre panchine, stalli per biciclette, paletti e recinzioni sono stati tutti ideati dallo studio Foster che ha progettato anche l’Ombrière, una tettoia sottilissima alta sei metri sostenuta da esili pilastri e rivestita internamente da 120 pannelli di acciaio inox.
Il MuCEM occupa la posizione più strategica nel piano di Euromediterranée, fungendo da cerniera di raccordo tra il porto antico, i quartieri nord e il porto commerciale novecentesco ormai a vocazione turistica. Un quadrato perfetto al cui interno si inscrive un secondo quadrato che ospita gli spazi espositivi e le sale conferenze, attorno cui si collocano tutti gli spazi serventi. Dalla copertura una passerella si lancia nel vuoto a raggiungere il Fort Saint-Jean, la cui terrazza è stata trasformata in giardino pubblico. Questa, come pure i pilastri che sorreggono l’edificio e la pelle ornamentale che lo riveste, sono realizzati in Bfup (Béton Fibré á Ultra-hautes Performance), un innovativo cemento ad alte prestazioni.
Stefano Boeri progetta una potente costruzione sospesa sul vuoto per 14 metri, realizzata con quattro grandissime mensole reticolari rivestite esternamente da pannelli in cemento prefabbricato che costituiscono la pelle dell’edificio che avvolge il profilo trasversale della sezione, tagliata da aperture orizzontali di diverse lunghezze. Completamente vetrate, invece, le pareti laterali, così come l’affaccio dello sbalzo verso l’orizzonte. Il progetto sviluppa la sua maggiore superficie sott’acqua, dove un grande spazio quadrato contiene alcuni volumi cilindrici tra cui un ligneo auditorium circolare, corpi rotondi di servizio e una scala elicoidale, che conduce nell’atrio. Il volume di ingresso occupa tutta la larghezza dell’edificio e provoca un’alta intensità emotiva grazie alle pareti laterali oblique, alla scala mobile diagonale, ai ponti sospesi e alla parete inclinata e piegata.
Il FRAC è un volume irregolare che completa l’angolo di un isolato, fasciandolo al piano terra con una superficie vetrata che sorregge un corpo allungato di 3 piani su Rue Vincent Leblanc per poi alzarsi con una torre su Place D’Arvieux. All’interno, pareti intonacate di bianco e leggere separazioni in lamiera stirata, soffitti in cemento a faccia vista e pavimenti in resina, montanti in acciaio zincato che incorniciano le pareti vetrate in facciata e tubi al neon. All’esterno tutto è progettato per negare la massa: il basamento di vetro, la terrazza rappresenta un taglio sull’edificio e infine i pannelli in vetro bianco fissati alla parete esterna secondo differenti angolazioni, realizzati in collaborazione con l’artista Emmanuel Barrois.
Nel porto di Marsiglia, tra l’autostrada e la zona di transito per l’imbarco dei veicoli, si erge Le Silo d’Arenc, vecchio manufatto per lo stoccaggio e il trasbordo del grano, riconvertito in centro polifunzionale. Realizzato interamente in cemento armato tra il 1924 e il 1927 e dismesso intorno agli anno Ottanta, fu il primo silo del porto con un sistema interamente automatizzato. Nel 2004 l’amministrazione comunale di Marsiglia ha deciso di donare una nuova vita all’ edificio: nella parte sud si è prevista la realizzazione di nuovi uffici, la cui progettazione è stata affidata all’architetto Eric Castaldi, mentre la zona nord, oggetto di un concorso internazionale, vinto dall’architetto Roland Carta, è stata destinata alla realizzazione di una sala per lo spettacolo. Oggi Le Silo ospita un auditorium in grado di contenere fino a 2000 spettatori. Terminato nel 2011, il nuovo progetto si inserisce magistralmente nella preesistenza che, svuotata del suo interno, non perde la propria identità.
L’edificio concepito da Rémy Marciano a Marsiglia per la catena albergiera B&B si inserisce nel piu ampio contesto del progetto urbano “Le Parc Habité” proposto da Yves Lion, architetto e urbanista insignito in Francia del Grand Prix de l’Urbanisme nel 2007 e autore di numerosi interventi in patria e all’estero. L’idea fondante dell’impianto urbano concepito da Lion è quella di realizzare una sorta di scogliera abitata che all’esterno, lungo i fronti stradali, modella e plasma un ambiente minerale ed urbano mentre all’interno custodisce un cuore naturale e verde. L’alta densità prevista in gran parte degli isolati di progetto viene attenuata da un sistema di aree verdi pubbliche o semipubbliche che occupano il nocciolo dei blocchi urbani, consentendo l’interazione tra gli edifici e i loro abitanti.
In occasione della manifestazione “Marsiglia capitale della cultura 2013”, l’organismo che presiede il Grande Porto Marittimo della città ha previsto la ristrutturazione dell’Hangar J1, un ampio capannone destinato ad ospitare grandi eventi che riguardano la Navigazione e il Mediterraneo. L’intervento sull’hangar, costruito nel 1930, riguarda l’architettura del capannone nel suo complesso e la costruzione dei nuovi impianti adatti alla sua nuova funzione. Da un lato, infatti, era richiesto di mantenere viva l’identità industriale della struttura, dall’altro se ne richiedeva un’interpretazione contemporanea capace di costituire un ponte ideale con il passato storico portuale e il suo nuovo ruolo all’interno della città di Marsiglia. Una grande semplicità non priva di raffinatezza e ironia pervade il nuovo hangar J1.
Il Museo di Storia di Marsiglia sorge sul sito archeologico del Porto Antico riemerso nel 1967 in occasione dei lavori per la sistemazione del quartiere della Bourse. Gli scavi hanno portato alla luce un vasto insediamento greco costituito, oltre che dal Porto, da una necropoli e da un bacino d’acqua dolce, successivamente modificato dai Romani. In occasione di Marsiglia 2013 Capitale Europea della Cultura, la struttura originaria è stata completamente rinnovata, interessando spazi per una superficie di 6300 mq, di cui 3380 mq sono dedicati all’esposizione permanente, sviluppata su due dei tre piani complessivi. La nuova struttura, completamente avvolta da un vetro-cortina opalescente, si pone come una lama luminosa ai bordi del Giardino delle Vestigia, distaccandosi nettamente dalle architetture che convergono attorno al sito e divenendo così un landmark urbano.
ARGOMENTI
– Superstudio. Originalità e originarietà dell’architettura – Pag. 102
– L’architettura delle colonie climatiche in Abruzzo. Un patrimonio del Moderno da salvare – Pag. 105
– Emilia Romagna: proposte dopo il terremoto – Pag. 111
– Modelli oltre i modelli. Architettura plastica di Marco Galofaro – Pag. 114
– Progettare sotto la quota zero. L’intervento “Cava sostenibile” a Maurisengo – Pag. 116
LIBRI – Pag. 119
NOTIZIE – Pag. 121
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