A partire dagli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, il degrado fisico e sociale che caratterizza molte aree urbane rende evidente una condizione di sofferenza della sfera pubblica. Alcune teorie socio-urbane analizzano le ragioni della crisi e del declino dello spazio pubblico, giungendo a posizioni, a volte estreme, che ne decretano l’estinzione. Tale declino viene collegato da una lato al generale prevalere di forme individualistiche sulla dimensione pubblica del vivere sociale, dall’altro alla dispersione degli spazi collettivi conseguente alla separazione delle funzioni nella città. Ma, nonostante l’avvento della tecnologia, i luoghi fisici dell’incontro e dello scambio tra le persone sono ancora importanti, scrive Zygmunt Bauman: “l’esperienza umana si forma, si accumula e viene condivisa nei luoghi”.
L’esiguità e la virtualità degli spazi pubblici privano la socialità di quella componente fisica in cui avviene lo scambio sociale necessario – come sosteneva Jane Jacobs – alla formazione dell’opinione pubblica, alla costruzione di una società coesa e all’esercizio della democrazia.
I contatti pubblici occasionali sono alla base della formazione della sensibilità pubblica; la vita collettiva spontanea, quando presente, è ancora uno dei motivi di assenza di vandalismo e degrado.
Gli spazi pubblici sono quindi essenziali alla vita dei loro abitanti, diventando strumento fondamentale delle politiche di gestione e sviluppo del territorio. È, infatti, una volontà politica che, negli anni Ottanta, dopo la presa di coscienza del fallimento dei criteri progettuali e dei regolamenti adottati nei decenni precedenti, avvia processi di rigenerazione urbana in diversi contesti europei.
Le città, fatte prevalentemente di case, progettate più per le automobili che per le persone, presentano aree libere insicure, che si trasformano in focolai di problemi sociali. In questo contesto, una serie di programmi pongono al centro dei loro obiettivi lo spazio pubblico, sia alla scala urbana che a quella del quartiere, come luogo attraverso cui coinvolgere direttamente gli abitanti nel processo di riqualificazione e attivare la rinascita della comunità locale. L’ampia e variegata casistica di progetti riguardanti gli spazi pubblici messi in atto da questo periodo a oggi rende difficile una classificazione delle esperienze in corso.
Questo numero della rivista presenta una selezione di spazi pubblici, nella maggior parte dei casi spazi o strutture urbani anche di proprietà pubblica, recuperati a uso collettivo, che rappresentano una sintesi emblematica delle azioni in corso, delle tipologie di intervento e delle strategie applicate nelle città occidentali. Si tratta di un insieme eterogeneo per approcci, come quelli adottati nel ridefinire il ruolo dell’infrastruttura nel tessuto urbano nei diversi casi dell’High line di New York (62), del parco pubblico di Tokyo (70), di Madrid Rio (42); per finalità, perseguimento di una qualità diffusa a Lubiana (34), ricerca del grande segno identitario a Toronto (56); per tipologia e dimensione degli spazi, con interventi che vanno dalla grande scala della piazza di Anversa (22), alla scala del quartiere, come i progetti di Bankside a Londra (50) e quello del giardino sopraelevato a Saragozza (28), per finire con interventi alla scala del paesaggio come il restauro della collina a Barcellona (76).
SOMMARIO
RICOSTRUIRE LO SPAZIO PUBBLICO. QUALITÀ DELLA VITA E COMPETIZIONE GLOBALE – Pag. 4
Mario Spada
SPAZIO PUBBLICO: OPPORTUNITÀ PER LA RIGENERAZIONE URBANA. FORME DI SPAZIO E AZIONI STRATEGICHE – Pag. 10
Mariateresa Aprile
Alla fine del 2004, il Comune di Anversa lancia un concorso internazionale per ridisegnare la piazza, sino ad allora utilizzata dai frequentatori del teatro e dagli skaters e occupata dalle bancarelle del mercato settimanale. L’obiettivo è trasformare quei 30.000 mq di spazio indefinito in un luogo per la socialità, in cui possano svolgersi eventi e attività di vario tipo. La nuova piazza, mediante un progetto ecologicamente, economicamente e socialmente sostenibile, diventa polo culturale, attrattivo e simbolico, ma anche fulcro per il futuro sviluppo della città.
Il progetto dello studio Secchi-Viganò, vincitore del concorso, si fonda, da un lato, sul concetto di misura come strumento per definire gli spazi pubblici e, dall’altro, sull’interpretazione del vuoto come potenzialità e risorsa per lo sviluppo della città. Lo spazio vuoto è organizzato in modo che la sua dimensione e le distanze reciproche tra i diversi elementi risultino comprensibili.
Il Jardín en altura è un intervento di trasformazione di un vuoto urbano in piazza pubblica nel quartiere Delicias a Saragozza, nato negli anni Cinquanta e sviluppatosi tra gli anni Sessanta e Settanta a destinazione prevalentemente residenziale.
Il progetto occupa un’area di circa 530 mq lungo Calle Delicias, arteria pedonale principale, e si pone l’obiettivo di sopperire, almeno in parte, alla mancanza di aree verdi, di elementi simbolici e di luoghi di riferimento tipica del quartiere sin dal suo sviluppo. Il Jardín en altura è un nuovo spazio pubblico che aspira a diventare luogo di incontro per la comunità locale, un luogo dove il tempo libero possa svolgersi a diretto contatto con la natura. Con riferimento al modello dei Community Garden di New York, il vuoto residuale è convertito in una piazza-giardino con strutture destinate agli uffici dell’Asociación de Vecinos del Barrio e alle attività civico-ricreative da essa organizzate.
Il processo di riqualificazione del lungofiume è un progetto congiunto tra l’Amministrazione Comunale e alcuni investitori. Gli interventi realizzati sono, infatti, ricostruzioni e ristrutturazionii eseguite dal Comune, progetti affidati tramite concorsi di progettazione o commissionati direttamente dai donatori.
Il lungofiume è quindi un insieme di aree verdi, aree di sosta, piazze, parchi, moli, ponti, percorsi pedonali e ciclabili, realizzati su progetto di vari studi di progettazione a partire dal 2004. Sebbene mantengano ognuno caratteristiche proprie, i diversi interventi ricostruiscono un’immagine unitaria dovuta anche all’uso di materiali ricorrenti per gli arredi e la pavimentazione e a scelte formali simili. La vegetazione è usata anche come materiale costruttivo quando, ad esempio, il prato diventa porzione della pavimentazione come nel tratto Krakovsko. Le architetture sono piccoli volumi nello spazio aperto caratterizzati da una geometria semplice e dall’attenzione al dettaglio.
Approvato definitivamente nel 2008, il progetto Madrid Rio ha l’obiettivo di cambiare l’interazione fiume-città e di trasformare il lungofiume in un elemento di attrazione e valorizzazione della città stessa. È questa l’occasione per cambiare la politica urbana, per connettere il centro con la periferia, per migliorare collegamenti e accessibilità e, infine, per riappropriarsi del fiume innescando una generale riqualificazione urbana.
L’idea alla base del progetto è creare un paesaggio naturale su uno artificiale, usare il fiume per connettere la dimensione urbana a quella ecologica, e risolvere, quindi, lo spazio urbano mediante l’approccio proprio dell’architettura del paesaggio. Madrid Rio è un parco lungo 6 km, in cui la vegetazione è intesa come elemento costruttivo e spaziale, è il corridoio ambientale della città, che richiama le diverse caratteristiche ripariali del Manzanarre, lungo i suoi 69 km di lunghezza.
La riqualificazione di Bankside è un processo ancora in corso che, a partire dagli anni Novanta con il progetto di Herzog & De Meuron per la Tate Modern, sta trasformando il quartiere. I nuovi e noti interventi – Neo Bankside di Rogers Stirk Harbour + Partner, ampliamento della Tate Modern – convivono con i viadotti ferroviari, con le banchine e i fabbricati che ricordano il passato industriale, con la struttura urbana medioevale a est e quella georgiana a ovest, e sono concentrati ai margini del quartiere. Il progetto per un’area ciclo-pedonale che potesse favorire le attività culturali e l’interazione sociale, ha dato origine al London Broadwalk che aspira a connettere il lungofiume con le aree residenziali a sud e completa il Bankside Urban Forest. Commissionato da Better Bankside in collaborazione con varie istituzioni, Bankside Urban Forest è una struttura urbana per lo spazio pubblico, nata per preservare l’identità locale, promuovere le qualità esistenti, connettere i piccoli spazi pubblici diffusi nel quartiere e rispondere alle necessità espresse dagli utenti.
Il programma di intervento include il waterfront, il Queens Quay Boulevard, la prima parte del East Bayfront Development e un nuovo e ampio spazio pubblico. Il masterplan è strutturato con l’intento di collegare in modo continuo la città al lungolago e di garantirne l’accesso pubblico mediante la realizzazione di un green foot sostenibile ed ecologico. Esso prevede quattro elementi di base che dovrebbero assicurare coerenza e unità agli interventi specifici e che determinano un lungolago di 3.5 km: la passeggiata con una serie di ponti pedonali; la riconfigurazione del Queens Quay Boulevard in una sequenza di spazi pubblici collegati da un percorso pedonale; i Floating Waterfront, una serie di piattaforme galleggianti che funzionano sia per l’attracco delle imbarcazioni sia come spazio pubblico sull’acqua, e infine la connessione tra i quartieri limitrofi e il lungolago, mediante il programma Cultures of the city.
Il progetto per la riqualificazione della High Line, che attraversa l’area occidentale di Manhattan, è forse la più nota e apprezzabile soluzione progettuale nell’ambito del dibattito internazionale sul tema della riqualificazione delle infrastrutture.
Il lungo processo di trasformazione della sopraelevata ferroviaria – iniziato nel 1980 e attuatosi mediante il dibattito pubblico, il concorso di progettazione del 2003, l’attivismo civico e il coinvolgimento di numerosi progettisti – apre a una nuova interpretazione dello spazio pubblico, sia da un punto di vista formale che di gestione. La Sezione II, aperta nel 2011, è larga mediamente dieci metri, si estende per dieci isolati ed è frutto di un progetto elaborato a partire dal 2007, in continuità con il progetto per la Sezione I.
Il Miyashita Park, situato nel quartiere Shibuya a Tokyo, è un piccolo parco urbano istituito negli anni Trenta delimitato dai binari ferroviari e da una strada commerciale a scorrimento veloce. L’assetto attuale è dovuto a una prima ristrutturazione avvenuta negli anni Sessanta, quando il parco è stato ridisegnato e sopraelevato sul tetto del nuovo parcheggio, che occupa la superficie al livello terreno. Sebbene il parco si trovi in uno dei quartieri più dinamici e vitali di Tokyo, nei primi anni Duemila è caratterizzato da degrado, sporcizia e abbandono e abitato da un centinaio di senzatetto: la riqualificazione del parco nasce dunque con l’obiettivo di attirare nuovi utenti e di dotare il quartiere di un’area verde sicura e destinata alle attività ricreative. Il progetto, avviato nel 2007 e giunto a conclusione nel 2011, definisce ambiti spazialmente articolati e collegati da un impianto semplice, in cui aree pavimenate alternano aree dedicate alla vegetazione, alla sosta, alle strutture sportive.
Il progetto per il Turò de la Rovira è un intervento di trasformazione di un importante sito storico situato in uno spazio pubblico, all’interno di un parco urbano. Caratterizzato dalle stratificazioni di elementi diversi, antropici e naturali, è considerato patrimonio storico-paesaggistico, oggetto di studio del Museu d’Història de Barcelona (MUHBA). Il progetto per il Turò de la Rovira deriva, quindi, dagli obiettivi stabiliti dal MUHBA per il restauro dell’area come centro di studi storici e luogo della memoria della città, e dai criteri di intervento sulle strutture. Con l’obiettivo di lasciare visibili gli elementi delle varie stratificazioni, l’intervento è caratterizzato da un approccio minimale, per cui pochi elementi architettonici e di arredo sono stati utilizzati per attrezzare l’area con percorsi, aree di sosta, illuminazione, trasformandola in parco pubblico con diversi tipi di vegetazione, resti delle strutture edilizie e dei terrazzamenti agricoli.
ARGOMENTI
– Infrastrutture e mobilità: una mostra alla Triennale di Milano – Pag. 82
– Cesare Cattaneo in mostra all’Accademia Nazionale di San Luca – Pag. 86
– Mobilità sostenibile per il nuovo assetto del settore sud di Roma – Pag. 91
– La sostenibilità nell’edilizia residenziale: il concorso ACEN a Napoli – Pag. 95
– Concorso internazionale a inviti per la nuova Opera House di Busan in Corea del Sud – Pag. 98
– La prima edizione di Publiarch: progetti sperimentali di Antonio Saracino tra Stati Uniti e Italia – Pag. 102
– “Augusto Mazzini. Esperienze condivise”. Una mostra a Pisa – Pag. 104
NOTIZIE – Pag. 106
LIBRI – Pag. 112
CALENDARIO – Pag. 114
INDICI ANNATE 2011-2012 – Pag. 115