Uno dei problemi della cultura architettonica contemporanea o post moderna, per dirla con Lyotard, è costituito dalla perdita di principi o regole prestabilite come riferimento per la costruzione del progetto. Il progettista si trova nella condizione di dover riscrivere il proprio sistema di regole di volta in volta, considerando l’architettura come attività ermeneutica fondata sui concetti dell’appartenenza e del dialogo. Il progetto di architettura può esser quindi inteso come un “racconto” che si aggiunge ai molti altri già presenti nell’ambiente costruito dall’uomo a partire da un “testo” preesistente, ovvero il contesto fisico con le sue componenti geografiche, naturali e antropiche. Il contesto o “luogo” rappresenta allora il campo della compresenza e relativizzazione di spazio e di tempo da cui prende avvio l’azione progettuale; il complesso sistema di tracce delle culture insediative preesistenti, dei segni tangibili delle modificazioni nel tempo costituiscono la materia sui cui opera, attraverso un’azione interpretativa, il progettista, rivelando orizzonti di senso prima sconosciuti. L’azione che egli compie è in senso metaforico analoga a quella eseguita dall’archeologo che, mediante lo scavo sul terreno, la ricognizione di superficie, lo studio delle testimonianze materiali e immateriali riporta alla luce storie dimenticate.
Da qui il titolo di questo numero della rivista, “Architettura come archeologia del territorio”, che presenta una selezione di opere di architetti appartenenti a scuole portoghesi, spagnole e messicane, la cui ricerca pone le basi proprio sul processo ideativo inteso come esplorazione dei forti legami dell’architettura con il paesaggio urbano e ambientale. Ma non solo, le architetture che queste scuole producono sono loro stesse concepite come “campi archeologici”, sistemi aperti, suscettibili di nuove interpretazioni, in aggiunta al complesso palinsesto territoriale esistente. Divengono “luoghi di esperienza” che si sottraggono a una più facile e ostentata iconografia di impatto per richiedere un’azione di scoperta e di interpretazione da parte del fruitore. Monomatericità, solidità, composizione per parti, relazioni interno- esterno, valore assegnato al tema della luce naturale e ai legami con l’ambiente naturale o artificiale circostante sono alcune delle caratteristiche che accomunano le opere presentate, tutte contraddistinte da una forte carica poetica ed evocativa, ottenuta attraverso l’uso di un numero estremamente ridotto di elementi formali.
ABITARE IL TERRITORIO – Pag. 6
Giovanni Maciocco
TERRITORIO COME ARCHEOLOGIA – Pag. 12
Antonello Marotta
Álvaro Siza + Carlos Castanheira – PADIGLIONE DELL’ARTE, CAPPELLA E TORRE PANORAMICA NEL SAYA PARK, GYEONGSANGBUK-DO, COREA DEL SUD – Pag. 30
Il Saya Park in Corea del Sud, progettato da Alvaro Siza in collaborazione con Carlos Castanheira, è inserito in un’area boschiva e si configura come un complesso di tre edifici monolitici in cemento armato che disegnano un nuovo paesaggio.
L’edificio dell’Art Pavilion, il più grande dei tre del complesso, si dispone sul crinale di una delle colline del parco. L’edificio si articola tramite una biforcazione unita da un tunnel, che diventa occasione per definire una corte interna, fulcro della distribuzione. Il secondo degli edifici presenti nel parco, la Nesim Nakwon Chapel, è contraddistinto dalla combinazione di elementi semplici che ricorrono all’archetipo della capanna secondo un principio di composizione e sottrazione degli stessi. Su un altro promontorio è previsto l’ultimo edificio, costituito da una torre Belvedere non ancora realizzata il cui cantiere è annunciato per il 2020.
João Mendes Ribeiro + Menos é Mais Arquitectos – ARQUIPÉLAGO. CENTRO D’ARTE CONTEMPORANEA A RIBEIRA GRANDE, PORTOGALLO – Pag. 40
Il Centro d’Arte Contemporanea, situato in un’antica fabbrica risalente al 1885, ospita, oltre agli spazi espositivi, didattici e ai laboratori, un teatro polivalente e un’area commerciale.
La proposta progettuale prevede l’inserimento di nuove costruzioni nello spazio libero esistente all’interno del complesso. L’intervento si compone di volumi essenziali che si distinguono dalle preesistenze con le quali mantengono relazioni di scala attraverso gli allineamenti e le altezze.
Il rapporto tra nuovo e antico è discreto e moderato senza tuttavia rinunciare a una propria identità, anche grazie all’uso sapiente dei materiali. Gli edifici esistenti sono in pietra di basalto, tipica delle costruzioni di queste isole di origine vulcanica. I nuovi volumi sono realizzati in calcestruzzo con inerti in pietra di basalto locale e l’aggiunta di un pigmento nero e ossido di ferro che riprende la tonalità della pietra esistente.
Cor Arquitectos / Cremascoli Okumura Rodrigues – NUCLEO DI ARTE CONTEMPORANEA DEL MUSEO DEL VETRO A MARINHA GRANDE, PORTOGALLO – Pag. 48
Il progetto di riqualificazione di una vecchia fabbrica di resine ospita il Nucleo di Arte Contemporanea, che appartiene al Museo del Vetro, il più importante museo della città, situato a poca distanza dal sito di progetto. L’ex fabbrica è costituita da quattro corpi di diverse ampiezze disposti sui bordi di un lotto rettangolare. La prima scelta dei progettisti è stata quella di rimuovere la copertura del cortile centrale per costruire un nuovo volume di vetro all’interno della corte recuperata. Un volume stereometrico, assertivo, puro, che emerge dalla vecchia fabbrica per un’altezza circa doppia rispetto agli altri corpi di fabbrica e che è diventato un simbolo della città. Costruito su tre livelli, il volume cubico è chiuso da una doppia pelle di vetro. La struttura in acciaio, realizzata con profili HE molto ravvicinati, corre lungo il perimetro della vetrata interna, caratterizzando l’involucro con una partitura realizzata con vetrature opache.
Manuel Aires Mateus / Francisco Aires Mateus – FACOLTÀ DI ARCHITETTURA DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DI LOVANIO A TOURNAI, BELGIO – Pag. 54
Il tessuto storico della città, fatto di strade strette, piazzette e
passage, è letto e ricalibrato alla scala dell’isolato per costruire la successione degli spazi e dei collegamenti tra i vari edifici della Facoltà di Architettura. Il progetto parte dalla demolizione di alcune preesistenze ma mantiene l’edificio dell’ospedale e i due capannoni industriali e si confronta con una serie di edifici a schiera che fanno da riferimento altimetrico per il nuovo corpo di fabbrica. Gli architetti Aires Mateus inseriscono un blocco lineare che attraversa il lotto e accoglie un auditorium da trecento posti. Un sapiente gioco di arretramenti fa sembrare il nuovo edificio come disgiunto dalle preesistenze, distacco accentuato dal trattamento materico dei volumi, in mattoni a vista quelli storici, intonacati di bianco quelli nuovi. La struttura si presenta come una grande piazza coperta che assume la funzione di spazio mutevole, capace di accogliere attività diverse.
Extrastudio – CASA UNIFAMILIARE A VENDAS DE AZEITÃO, PORTOGALLO – Pag. 62
L’edificio si presenta come un ampio ambiente rettangolare di grande altezza chiuso da una copertura a capanna. Ne risulta uno spazio a un’unica navata che esalta a scala gigante l’archetipo dell’abitazione con tetto a due falde. Gli architetti lavorano sul fabbricato esistente senza aggiungere volumi o superfici coperte che possano in qualche modo alterare la condizione secolare del luogo. Il recupero dei materiali valorizza il riuso dell’edificio ma si coniuga con un approccio assolutamente contemporaneo al progetto dello spazio interno.
Gli architetti operano con azioni di sottrazione e scavo sul volume contenuto dalla sagoma dell’antica cantina. Il bianco, colore scelto per le pareti, i pavimenti, i soffitti e gli arredi, assicura una buona luminosità a tutti gli ambienti ed è combinato con un gioco di pareti a specchio che amplifica la luce e la dimensione dello spazio abitativo.
Ricardo Bak Gordon – DUE ABITAZIONI A SANTA ISABEL, LISBONA, PORTOGALLO – Pag. 70
L’intervento si sviluppa in uno spazio residuale, occupato da un’officina poi demolita. L’architetto organizza le residenze attorno a dei patii reinterpretandoli come spazi di mediazione fra le unità abitative. La necessità di disporre le abitazioni attorno a questi corpi cavi è dettata dalla volontà di rileggere le condizioni contestuali con un’attenzione crescente verso un’architettura che sia allo stesso tempo contemporanea e attenta al contesto culturale. Il tentativo di incorporare micro-sistemi di mediazione conferisce al rapporto tra interno ed esterno il ruolo di conciliazione tra lo spazio intimo della casa e quello collettivo dell’ambiente urbano. Il processo compositivo avviene attraverso la sottrazione di porzioni di un corpo monolitico e l’intero sistema è affidato a un unico materiale, il cemento armato.
Fernanda Canales, Claudia Rodríguez – CASA PER VACANZE NELLA VALLE DE BRAVO, CITTÀ DEL MESSICO – Pag. 76
Quest’architettura topografica nasce dall’esigenza di trovare un rapporto capace di leggere il luogo e rendere produttive le relazioni con l’intorno. La soluzione progettuale ha origine dalla necessità di rispettare l’ambiente e la frammentazione dei volumi scaturisce dal vincolo di mantenere le alberature esistenti, elementi distintivi della qualità del luogo. Le funzioni domestiche sono ospitate in nove volumi di altezze differenti per assecondare la morfologia del terreno. La sequenza degli spazi interni e la relazione con l’esterno, sia verso la corte che verso il paesaggio, riportano a una narrazione fatta per frammenti ogni volta diversi e legati alla fruizione individuale. L’assemblaggio delle parti e dei corpi architettonici, privo di una vera gerarchia, appare simile a un montaggio di sequenze video più che a un’immagine statica predeterminata.
Mansilla + Tuñón Arquitectos – MUSEO DELLE COLLEZIONI REALI A MADRID, SPAGNA – Pag. 82
L’atteggiamento di M + T è teso a un utilizzo della forma come processo di riduzione a pochi segni necessari per rafforzare un’architettura che metta al centro le relazioni tra le parti, gli spazi vuoti, più che la lettura del singolo oggetto. Il Museo delle Collezioni Reali ricerca la complessità tra ciò che è sistema (la relazione del nuovo intervento con il Palazzo Reale e la piazza) e ciò che è soggettivo (la volontà di creare un cortocircuito nel sistema libero della facciata). Il tutto si rivela come un basamento urbano, un paesaggio: un’opera ritmica visibile dai Giardini storici della città. All’interno del Museo, che scava il basamento storico, affiorano i resti della città araba. L’edificio è, al contempo, un basamento e un belvedere della città. Volontà degli architetti era di ridurre l’impatto oggettivo dell’intervento e soggettivo della visione comune degli abitanti, che da sempre hanno letto la piazza come un luogo aperto alla vista della città.
Jorge Mealha – PARCO TECNOLOGICO A ÓBIDOS, PORTOGALLO – Pag. 90
Il progetto prende forma nel paesaggio, in un contesto poco edificato, e il parco tecnologico nasce da un’azione di modellazione del suolo su cui gravita un corpo metallico di forma quadrata, contenente uffici per aziende creative. L’articolazione del suolo si traduce in spazio di attraversamento, adatto a svolgere attività all’aperto; la natura è modellata in forme semplici e contiene alla quota del terreno due volumi elementari con sale riunioni, aule per la didattica, un FabLab, un ristorante, negozi e aree tecniche. I trattamenti materici con il cemento armato, il vetro, l’acciaio e le reti inox bianche e ossidate sono risolti in modo da comunicare una dimensione diafana nella relazione delle strutture aeree con il cielo e con il paesaggio, mentre i basamenti, che si relazionano con la terra, sono realizzati in cemento armato a vista e strutture metalliche nere. L’intervento è risolto tramite un rapporto di scala territoriale, di modo che l’edificio venga assorbito dall’ambiente, sino ad armonizzarsi con esso.
Oto – SEDE DEL PARCO NATURALE DEL VULCANO FOGO, CAPO VERDE – Pag. 98
La sede del Parco del vulcano Fogo è concepita come un nastro che, piegandosi su se stesso, contiene diverse funzioni quali un auditorium coperto e uno all’aperto, una biblioteca, una terrazza-caffè, una zona amministrativa con sale riunioni, uffici, aree di laboratorio e aree tecniche. La sede è intesa come centro promotore sia della salvaguardia del parco, sia del rilancio economico e culturale dell’isola. Realizzato in pannelli di cemento mischiato con polvere di lava, si situa nel contesto in maniera naturale. Architettura e paesaggio creano una forte commistione in un territorio-limite, dove l’intervento non può che essere evocativo. Il progetto si adatta alla topografia del luogo e si mostra come blocco solido emerso dal suolo. È un’architettura arcaica che rimanda ai luoghi di riparo nei deserti, ma non è una cittadella murata anzi si mostra come un luogo di attraversamento. L’edificio è andato distrutto a seguito di un eruzione del vulcano Pico do Fogo nel 2015.
ARGOMENTI
– Edoardo Tresoldi. Sculture architettoniche tra archeologia e paesaggio – Pag. 106
– Committenza e progettisti per un’architettura di qualità. L’ultima edizione del Premio Internazionale Dedalo Minosse – Pag. 110
– Maidan Tent: una piazza per comunità in transito – Pag. 114
– Il progetto come cura dell’esistente. Riqualificazione di un edificio residenziale a Capo d’Orlando – Pag. 117
– Mediterraneo contemporaneo / Contemporaneo mediterraneo. Criticità e progetto del contesto costiero – Pag. 120
NOTIZIE – Pag. 122
LIBRI – Pag. 126
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