Alla sua decima pubblicazione la Rassegna, che comprende un nutrito repertorio di opere di architettura costruite nel nostro paese nell’arco di quasi venti anni, vuole essere non solo un’ulteriore contributo alla selezione di esempi, ma soprattutto un’occasione per guardare oltre il presente in una prospettiva lungimirante rivolta al futuro dell’architettura italiana. Nei saggi introduttivi, gli autori – Mario Cucinella, TAMassociati, Cino Zucchi, Luca Zevi, Luca Molinari, curatori dei Padiglioni Italia alle Esposizioni Internazionali di Architettura della Biennale di Venezia degli ultimi dieci – anni hanno analizzato e messo a fuoco aspetti diversi, aprendo finestre capaci di offrire un mosaico di temi e scenari da cui estrapolare alcuni argomenti chiave utili per comporre una sorta di manifesto dell’architettura italiana. Tra questi argomenti se ne possono individuare almeno cinque. Il primo argomento concerne l’idea di un’ “architettura silenziosa e inclusiva partecipe di una visione collettiva” che sappia farsi carico di istanze sociali, che consideri le differenze una risorsa contro l’emarginazione e le disuguaglianze, che grado di assumere un atteggiamento critico nei confronti delle attuali società sempre più chiuse e ostili alle diversità etniche e culturali. Un’architettura di relazioni, non statica e solitaria ma intesa come parte di un sistema dinamico di elementi interconnessi. Il secondo investe il problema del rapporto tra edificio e contesto, pensando allo sviluppo di città e territorio nella direzione del “metabolismo urbano”, come lo ha definito Roberto Secchi nel suo ultimo libro “L’Architettura. Dal principio verità al principio responsabilità”; si tratta di una visione che individua “nel riciclo in nuovi cicli di vita”, pratica antica in architettura, la possibilità di attuare una modificazione continua dell’ambiente all’interno di un meccanismo evolutivo tra costruzione e innovazione, conservazione e riqualificazione, completamento e demolizione. Il terzo argomento volge lo sguardo critico oltre la crescita irrefrenabile della grande città e i suoi ritmi incessanti, verso quei luoghi sparsi nel territorio a rischio di spopolamento in Italia come in molte analoghe realtà europee; luoghi dai quali desumere un modello insediativo alternativo fondato su principi di integrazione ed equilibrio tra costruito e ambiente naturale. Il quarto tema è legato alla maturazione di un rinnovato interesse per il paesaggio secondo una prospettiva sistemica di interconnessione tra ambiente umano, naturale e artificiale dove l’infrastruttura assume un ruolo portante non solo dal punto di vista tecnico e funzionale ma anche sul piano estetico come elemento di valorizzazione delle peculiarità e varietà presenti nel territorio. Il quinto tema, infine, riguarda come poter tradurre in spazi e forme poetiche le diverse istanze e la condizione di precarietà dei nostri tempi per giungere a nuovi racconti condivisi, come produrre “nuove forme sperimentali da abitare serenamente”.
ARCIPELAGO ITALIA. UNO SGUARDO SUL FUTURO DELL’ARCHITETTURA – Pag. 8
Mario Cucinella
ARCHITETTURA DEI FLUSSI: AGIRE PER IL BENE COMUNE – Pag. 12
TAMassociati
NEW SKIN FOR THE OLD CEREMONY: LE FORME CANGIANTI DELLA CULTURA PROGETTUALE ITALIANA – Pag. 16
Cino Zucchi
L’ARCHITETTURA AI TEMPI DELLA DERIVA – Pag. 22
Luca Zevi
“ITALIA/AILATI”. MANIFESTO PER IL FUTURO – Pag. 28
Luca Molinari
La Nuova sede dell’ARPAE realizzata a Ferrara da MCA rappresenta la perfetta sintesi tra forma e linguaggio dell’architettura da una parte, e gli elevati standard prestazionali richiesti dagli edifici a zero emissioni dall’altra. Il progetto vincitore della gara internazionale di progettazione bandita nel 2006 nasce da obiettivi precisi chiariti dalla committenza sin dal principio: pensare un edificio capace di rispondere contemporaneamente alle tematiche di qualità architettonica e basso impatto ambientale. I nuovi uffici e laboratori di ricerca si estendono su una superficie di circa 5000 mq articolata in due corpi di fabbrica che si sviluppano attorno ad un grande vuoto centrale, uno spazio vetrato che funziona da giardino climatico e ospita tutte le attività dell’ente destinate al pubblico.
Omodeo 57 è uno dei progetti realizzati per il Comune di Bari nell’ambito del Programma Integrato di Riqualificazione delle Periferie (PIRP) di San Marcello, un quartiere sviluppatosi nel tempo senza linee guida, progressivamente assorbito dal tessuto urbano consolidato. Nonostante la presenza di poli di eccellenza come il campus del Politecnico, l’area presenta le caratteristiche di una periferia: degrado ambientale, assenza di spazi di socialità, scarsa manutenzione del patrimonio edilizio e disagio abitativo. L’intervento si colloca in un lotto dalla posizione strategica, compreso tra l’orto botanico del campus universitario e l’area verde di Villa Capriati. L’edificio si compone di due corpi di fabbrica rettangolari il cui orientamento è dettato dalle direttrici stradali. Il corpo più alto lungo via Omodeo, di nove piani, e quello lungo via Colajanni, di quattro piani, si sfiorano per connettersi funzionalmente attraverso un basamento che include i primi piani e la cui sagoma ricalca quella del lotto.
Il piccolo Comune di Favara, situato a pochi chilometri dalla Valle dei Templi, negli ultimi anni è rapidamente diventato un centro pulsante di cultura, architettura e rinnovamento.È in questo contesto che nasce l’Alba Palace Hotel, la prima struttura ricettiva della città, realizzata nel 2017 dallo studio ragusano Architrend Architecture al fine di rispondere alla crescente domanda turistica e, al tempo stesso, riabilitare uno dei numerosi palazzi abbandonati del centro storico. Il progetto dell’hotel nasce dalla volontà di recuperare Palazzo Piscopo, un edificio ottocentesco in pieno stato di abbandono, attraverso un progetto in grado di coniugare restauro e nuova costruzione, conservazione e valorizzazione. L’impianto del palazzo storico è stato mantenuto pressoché invariato per i primi tre piani, i quali ospitano la reception e le venti stanze dell’albergo, mentre l’ultimo livello è stato demolito per costruire un padiglione vetrato con il lounge bar e la suite, direttamente affacciati sulla Chiesa Madre ed il Castello.
Nel 2005 il vecchio Magazzino Vini sul lungomare triestino viene acquistato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste e nel 2017, riqualificato e trasformato, riapre al pubblico come sede dello store Eataly. Il progetto, firmato dagli architetti fiorentini Archea Associati, ha previsto la conservazione e il recupero dei muri perimetrali del vecchio manufatto e la realizzazione di un nuovo corpo al suo interno, completamente vetrato e autonomo, che si sviluppa in profondità. Un’imponente opera di sbancamento, ben al di sotto del livello del mare, ha permesso di ottenere nuova superficie utile, mantenendo inalterata la sagoma del manufatto storico. 3600 metri quadrati distribuiti su quattro piani, di cui due quasi totalmente ipogei, accolgono le nuove funzioni all’interno di un parallelepipedo organizzato dimensionalmente sulla metrica della facciata lapidea del vecchio magazzino e contraddistinto da un’anima in cemento armato e un involucro traslucido.
Nel quartiere Aurora, a Torino, è stato inaugurato il nuovo polo direzionale dell’azienda Lavazza, progettato dallo studio Cino Zucchi. Di concerto con la municipalità, la società ha promosso la riqualificazione di un’area industriale dismessa, ex sede di una centrale Enel, attraverso un concorso di progettazione a inviti. Gli edifici di valore storico sono stati conservati e riabilitati, divenendo, insieme alla nuova costruzione e agli spazi aperti attrezzati, parte di un impianto multifunzionale che comprende uffici aziendali, un ristorante gourmet, un bistrot e il Museo e Archivio Storico Lavazza. Il fabbricato che alloggiava la vera e propria centrale elettrica, oltre alla sede dell’Istituto di Arti Applicate e Design (IAAD), ospita oggi, nel grande salone un tempo animato dalle macchine, un polo culturale per incontri ed eventi, aperto al quartiere e all’intera città.
La nuova biblioteca civica Beghi a La Spezia rappresenta per il quartiere Canaletto un’occasione di rilancio architettonico e sociale. In conformità con le intenzioni dell’amministrazione, il nuovo edificio risponde alla richiesta di un funzionale spazio bibliotecario e all’esigenza di dotare la cittadinanza di un luogo di incontro polivalente, dedicato alla cultura e allo svago. Il lotto è situato lungo un asse a scorrimento veloce che funge da raccordo con l’autostrada, rappresentando quindi la traiettoria di accesso al tessuto cittadino. Insieme con il palazzetto dello sport, un cinema multisala e il Pala Expo, la nuova biblioteca completa un quadrante dalla netta vocazione terziaria, favorendo la messa a sistema di una pluralità di luoghi votati alla socialità.
Concepita come una fabbrica-giardino, la sede Prada reinterpreta il concetto di sito industriale attraverso un progetto composto ed elegante che si pone in simbiosi con la natura. L’architetto Guido Canali ha un approccio progettuale molto attento al rapporto con il contesto nella ricerca di integrazione tra progetto di suolo e progetto di architettura. La composizione è rigorosa, pulita, essenziale, basata su un sistema aggregativo semplice degli elementi per accostamento: quattro blocchi volumetrici affiancati l’uno all’altro in modo disallineato, posti su una giacitura ruotata di circa 45° rispetto a quella dell’adiacente autostrada A1, sono adagiati lungo il pendio naturale del terreno. I parallelepipedi sembrano slittare, come sui binari, lungo i setti longitudinali che delimitano ogni volume e che invadono in maniera differente lo spazio.
A Valdaora, comune trentino della Val Pusteria, sorge una delle scuole materne più premiate dell’anno. L’opera è stata progettata da feld72 Architekten, studio di architettura con sede in Austria e in Italia, risultato vincitore del concorso a inviti bandito dalla municipalità. Completata nel 2016, la scuola si inserisce composta fra le tradizionali case tirolesi, alle spalle della chiesa parrocchiale, sfruttando magistralmente la morfologia scoscesa del sito di intervento. Nella manipolazione del muro che delimita l’area vi è la genesi dell’intera composizione: il muro di confine si dilata e si dispiega per contenere la scuola e il suo giardino. Il risultato è una morfologia poligonale che si inspessisce e si innalza dolcemente nel suo procedere verso nord, per accogliere le aule scolastiche, e si assottiglia e si abbassa a sud, per ospitare i locali tecnici e divenire muro di spina e steccato che delimitano l’ampio cortile.
A Montebelluna, lungo le sponde del canale Brentella, nel 2015 si inaugura il Liceo Primo Levi. A firmare il progetto è l’architetto Mauro Galantino. Dal punto di vista planimetrico la scuola è il risultato della giustapposizione di tre volumi, la cui composizione definisce una pianta a pettine. Il corpo principale, che si sviluppa su quattro livelli, di cui uno semi-interrato, presenta una morfologia prismatica la cui compattezza è rotta dall’emergere dei volumi della biblioteca, dell’auditorium e dei servizi igienici che definiscono sul fronte nord-ovest un vasto porticato di accesso alla scuola. Al corpo principale se ne agganciano, perpendicolari, altri due, uno in posizione centrale e uno sul limite nord. Il primo, dalla sagoma regolare, si sviluppa su due livelli per accogliere le aule. Il secondo, alle aule, distribuite su due piani, affianca la palestra a tripla altezza col risultato di una figura maggiormente scomposta.
La chiesa della Santissima Trinità in Annunziata a inizio secolo era un monumentale cantiere non-finito. Progettata nel 1765 dall’architetto Carlo Murena non fu mai terminata; la demolizione di un’ala della chiesa nel 1980 e i gravi danni subiti dal sisma del 1997 ne avevano segnato il completo abbandono e degrado. Fino a quando, nel 2003, il Comune di Foligno decise di istituire un bando di concorso per riconvertire l’ex chiesa in un polo museale e trasformare un luogo di culto in una galleria d’arte. Nasce così il Centro Italiano di Arte Contemporanea, secondo il progetto ideato da Guendalina Salimei e dal suo T-Studio. Un progetto di recupero del patrimonio monumentale che dà nuova funzionalità e nuova vita ad un’architettura dimenticata, capace di introdurre un linguaggio contemporaneo nella preesistenza e ricostruire fisicamente i legami con gli antichi materiali. L’intervento di T-Studio propone nuove interpretazioni spaziali degli interni con forte attenzione al preesistente attraverso un lavoro puntuale e minuzioso, caratterizzato dall’inserimento nell’organismo neoclassico di micro-iniezioni di elementi contemporanei. L’intervento attuato prevede infatti un’azione di retrofit sull’esistente e l’introduzione di nuovi volumi volti da una parte a completare e solidificare strutturalmente l’edificio, dall’altra a consentire una nuova percorrenza spaziale.
Il progetto della residenza per studenti di Villa Val di Rose, realizzato nel 2013, è l’esito di un’attività di ricerca e progettazione effettuata da Ipostudio in collaborazione con l’Ufficio Tecnico dell’Università fin dal 2002. Il progetto è composto da due interventi: il risanamento conservativo del vecchio complesso storico e la costruzione di un nuovo edificio nell’area libera immediatamente adiacente alla villa. L’intervento di ampliamento è rappresentato da tre corpi di fabbrica: due parallelepipedi oblunghi, tra loro convergenti, che ospitano gli spazi residenziali e collettivi, ed un terzo parallelepipedo compatto, ospitante la biblioteca ed i locali tecnici, che funge da cerniera tra i due. Lungo via Lazzerini è disposto il corpo di fabbrica ad un piano, contenente i servizi che si aprono verso la corte. La sua è una presenza silenziosa, rappresentata da un muro rivestito in pietra, che, come un “guscio”, si ripiega su stesso e avvolge il volume di servizi, al fine di rendere fruibile il piano di copertura.
ARGOMENTI
– Modernità ibrida. Omaggio a Lina Bo Bardi dopo il centenario – Pag. 110
– Angelo Di Castro nel professionismo romano del secondo dopoguerra . Pag. 116
– “Colori e forme nella casa d’oggi” . La mostra e il catalogo del ’57 in una iniziativa di ANE Como – Pag. 121
LIBRI – Pag. 126
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