Dopo Made in Italy 1, il numero dedicato alle grandi opere in Italia, questa Rassegna 5 raccoglie una serie di architetture minori, esito di interventi alla piccola scala realizzati nelle diverse regioni del territorio nazionale.
In continuità con le precedenti Rassegna italiana 3 e 4 (“l’industria delle costruzioni” n. 394/2007 e n. 409/2009), l’insieme delle opere qui pubblicate testimonia la presenza in Italia di una corrente espressiva che guarda all’architettura come impegno civile, contributo al raggiungimento di un livello di qualità diffusa alla scala urbana e territoriale.
Si tratta di abitazioni, servizi sociali, scuole, attrezzature pubbliche, culturali e produttive che, aderendo con puntualità alle richieste del programma, si fanno espressione di un linguaggio asciutto e controllato, non privo di sensibilità poetica; architetture che non si omologano all’ultima moda e guardano con rinnovata attenzione alla sperimentazione, accogliendo le nuove sfide della società contemporanea in campo ambientale, energetico ed economico.
Inoltre, è da sottolineare come queste architetture siano l’esito di una nuova modalità progettuale che non si esaurisce nel solo esercizio compositivo tutto rivolto all’oggetto costruito, ma si spinge oltre, rintracciando nelle relazioni con il tessuto urbano e il paesaggio le ragioni di una proficua ricerca espressiva. Sono a testimoniarlo, in modi differenti, il servizio di quartiere realizzato a Falcognana, nella periferia di Roma, da IaN+ (pag. 36), il Centro di formazione a Brescello, Reggio Emilia, di Iotti + Pavarani Architetti (pag. 84), la Sede centrale di PRATIC a Fagagna, Udine, di GEZA (pag. 70), la Residenza sanitaria assistenziale a Montemurlo, Prato, progettata da Ipostudio Architetti (pag. 16). L’edificio di Falcognana, parte di un più ampio intervento di riqualificazione urbana, si pone come luogo di relazione tra campagna e città densamente edificata proponendo, oltre al centro servizi di quartiere, un sistema di spazi aperti che, assecondando l’andamento del terreno, include attrezzature sportive, aree verdi, percorsi pedonali.
La Domus Technica di Brescello raccoglie la sfida delle energie rinnovabili e la trasforma in motivo di arricchimento del paesaggio circostante con un landmark luminoso. Sconfessando l’idea che un’architettura di questo genere sia sinonimo di spreco, l’edificio, grazie al sistema integrato all’interno di un pacchetto parete, è in grado di produrre l’energia di cui ha bisogno.
Nel contesto di rilevanza paesaggistica tipico dell’entroterra toscano, Ipostudio inserisce una residenza sanitaria assistenziale; il tema dell’emergenza sociale legato all’accoglienza degli anziani in una società sempre più vecchia, si coniuga in questo progetto con l’attenzione per le preesistenze ambientali.
Costruito e spazi aperti dialogano pertanto all’interno di un unico spazio aperto che diviene il cuore del nuovo complesso edilizio. L’edificio di GEZA a Fagagna, infine, con il suo carattere asciutto e composto, lontano dalla retorica dell’oggetto reclame, che spesso connota le architetture industriali, appare come un punto di resistenza rispetto alla mistica del declino per le sorti delle aziende italiane che, un po’ come gli architetti, sembra riescano comunque a guadagnare quote di mercato fuori dei confini nazionali.
SOMMARIO
SUL REALISMO DELL’ARCHITETTURA ITALIANA – Pag. 4
Valerio Paolo Mosco
Ipostudio Architetti – RESIDENZA SANITARIA A MONTEMURLO, PRATO – Pag. 16
La residenza sanitaria si colloca in un contesto di grande rilevanza paesaggistica, tipico dell’entroterra toscano, con naturalezza e spontaneità date da scelte progettuali ispirate dal desiderio di mediare tra la tipologia altamente specialistica della struttura e la partricolare morfologia del terreno. L’intero progetto è eseguito con il massimo rispetto delle caratteristiche naturali del sito, cercando di ridurre al minimo l’impatto ambientale dell’insieme tramite la realizzazione di una struttura curva che asseconda l’andamento naturale del terreno. In questo contesto, l’antico e il nuovo dialogano con estrema disinvoltura per mezzo di un unico spazio aperto, un’aia, elemento tipico delle fattorie toscane, su cui affacciano gli edifici preesistenti e che diviene al contempo giardino pensile della nuova struttura: una sorta di terrazzamento, di contrafforte di forma circolare, che si sviluppa ad arco su due piani ipogei, seguendo le curve di livello della collina.
Mdu Architetti – NUOVO TEATRO DI MONTALTO DI CASTRO, VITERBO – Pag. 22
Il Nuovo Teatro di Montalto di Castro si trova nel cuore della Maremma laziale. Un territorio la cui identità è tutt’oggi profondamente legata alla grande antropizzazione etrusca, di cui rimangono importanti vestigia architettoniche, e che vive in bilico, in un contrasto solo apparente, con la storia industriale della Montalto di Castro contemporanea. Il progetto di Mdu Architetti fa tesoro di questa realtà e si colloca in una dimensione immaginaria nella quale storia e modernità coesistono e si confrontano. Il nuovo teatro è un grande monolite in cemento a vista caratterizzato da leggere variazioni cromatiche e di tessitura su cui la torre scenica, in policarbonato alveolare, appare appoggiata in modo etereo, smaterializzandosi di giorno e illuminandosi di notte come una grande lanterna urbana. Il legno riveste, invece, le pareti interne smorzando la durezza del volume cementizio.
Snozzi / Sanna / Peghin / Cherchi – CENTRO INTERMODALE DI CARBONIA – Pag. 28
Il progetto della stazione intermodale si inserisce in un programma organico, su più vasta scala, volto alla valorizzazione del grande patrimonio di storia e cultura di questo territorio, segnato dalla fitta rete di città che, tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, hanno dato avvio alla grande stagione mineraria sarda e coinvolto una parte importante della cultura architettonica italiana di quegli anni.
La nuova Stazione intermodale di Carbonia sembra collocarsi, volutamente, fuori dal tempo cronologico in una dimensione temporale assoluta. Una dimensione che la mette in contatto diretto con la storia moderna del Sulcis e, insieme, con quella futura di un territorio che, propio a partire da questo intervento, punta a un radicale rinnovamento delle sue strutture antropiche in vista di una generale rinascita dell’intera area.
Ian+ – SERVIZI DI QUARTIERE A FALCOGNANA, ROMA – Pag. 36
Il progetto è parte di un più ampio intrvento di riqualificazione urbana, partito da un concorso di ristrutturazione di spazi pubblici e successivamente diventato assegnazione di incarico, muovendosi da un’esigenza concreta degli abitanti di disporre di un centro di incontro. L’edificio si trova a Falcognana, un quartiere sorto negli anni ’60 alle porte di Roma, e si pone come luogo di relazione tra campagna e città densamente edificata. Oltre al centro servizi di quartiere, il progetto propone un sistema di spazi aperti che, assecondando l’andamento del terreno, include attrezzature sportive, aree verdi, percorsi pedonali. L’edificio, da subito accolto e vissuto intensamente dai cittadini, sintetizza bene il carattere dell’intero intervento.
Renato Morganti – Gianfranco Cautilli e Mario Morganti – RIQUALIFICAZIONE URBANA A SORA, FROSINONE – Pag. 40
Il progetto nasce dall’istanza di riqualificare l’area ai piedi del colle di San Casto e Cassio, che domina il centro storico di Sora, alterata nel corso degli anni Sessanta con la realizzazione di un modesto edificio a destinazione cinema-teatro. Su questo dato contestuale si sviluppa il tema di progetto, inteso a ridisegnare quest’area di margine come un sistema integrato edificio-muro-percorso. Il fronte sullo spazio aperto è dominato dall’immagine di un grande elemento murato, con una successione gerarchica di pareti rivestite in pietra locale, che si piegano ad accogliere il sistema dei percorsi di ascesa al colle e ad occultare lo spazio della sala polifunzionale. Dall’impiego combinato di due materiali a vista, la pietra locale e l’acciaio cor-ten, prende forma la trama compositiva dell’intero progetto. Celato allo sguardo, dietro la qunta di pietra, sia apre lo spazio del nuovo oggetto costruito, la sala polifunzionale, confinata verso il colle da una vetrata a tutt’altezza.
Vincenzo Latina – PADIGLIONE DI ACCESSO AGLI SCAVI DEL TEMPIO IONICO, SIRACUSA – Pag. 44
Tracce del tempo e del suo trascorrere sono ancora oggi visibili nello scavo archeologico del Tempio Ionico restituito alla città di Siracusa. Nel padiglione di accesso a quegli scavi, operato da Vincenzo Latina, si manifesta indelebile il tratto dell’eternità del tempo trascorso e di una storia ancora da completare. La bellezza di questo piccolo padiglione consiste nella capacità di ricostruire una narrazione, mettendo in sintonia tempi diversi, spazi ormai alterati di una scena urbana che si presenta come un grande teatro della storia.
L’opera nasce dalla sperimentazione progettuale per la tesi di laurea di Vincenzo Latina, condotta insieme a Michele De Mattio e discussa con la relazione appassionata di Francesco Venezia nel 1989 allo IUAV. Quell’originario lavoro si concretizza tra il 2005 e il 2006 nel progetto che oggi possiamo ammirare. La sua realizzazione, con tutte le difficoltà di cui interventi di questo tipo si fanno carico dura cinque anni, accompagnata da polemiche, aggiustamenti, verifiche e modifiche che non ne hanno mai alterato la forza e l’originaria intenzione.
Torricelli Associati – SCUOLA A MONTELEONE DI PUGLIA, FOGGIA – Pag. 52
Sulla sommità di un colle, la città di Monteleone si compone essenzialmente di un nucleo antico e di alcuni rioni costruiti lungo le vie di collegamento territoriale. L’area d’intervento si colloca lungo i margini di questo sistema urbano e si configura naturalmente come uno spalto affacciato verso la valle sottostante. Il centro della composizione si definisce su di un piano posto in continuità con la strada che conduce alla piazza del Municipio e si qualifica in una terrazza aperta sul paesaggio circostante. È questa piccola piazza il cuore del complesso scolastico, e l’accesso a questo spazio collettivo avviene attraverso quello che è sicuramente il principale elemento architettonico del complesso: un muro in pietra, a forma di “L”, eretto sulla facciata principale, interamente rivestito in pietra di Apicena, tagliata grezza e irregolare, con le sue colorature calde, a stabilire un raccordo profondo con la morfologia naturale e con la storia antropica del territorio.
Scau Studio – HOTEL PALACE ESPERIA A ZAFFERANA ETNEA, CATANIA – Pag. 58
La struttura ricettiva, situata su un terreno in forte pendenza orientato a sud-est, in modo da godere della vista sia del vulcano che del mare, si adatta alla morfologia del luogo trovando il suo assetto planimetrico in una composizione di corpi a 2 piani, adagiati sui terrazzamenti e disposti ortogonalmente a varie quote intorno a una corte quadrata, vero fulcro compositivo del progetto. L’edificio si propone di esprimere l’essenza più profonda del luogo, che ha dettato le regole compositive del progetto riducendo all’essenziale l’uso dei materiali e delle forme. L’attacco a terra è pensato per esaltare il rapporto con il terreno, talvolta rafforzando il legame con questo per mezzo di imponenti muri basamentali in pietra lavica, secondo la tradizione del costruire locale, altre volte esasperando invece il distacco, ottenendo un effetto di galleggiamento grazie all’uso di grandi logge aggettanti o volumi su pilotis, così da ottenere ampie zone d’ombra.
Studio Palterer / Studio progetto – MUSEO DELLA NECROPOLI DI PILL’ ‘E MATTA, QUARTUCCIU, CAGLIARI – Pag. 64
Lungo la stradale 554, a pochi km da Cagliari, in un’area destinata ad attività produttive che costellano l’anonimo tessuto urbano circostante, si impongono per il loro linguaggio aulico due muri ciclopici a secco. Da essi sporge un volume enfatico di colore rosso che ricorda l’architettura archetipica di una casa: è il museo della necropoli di Pill’ ‘e Matta realizzato dallo studio Palterer di Firenze e lo studio Progetto di Roma. L’edificio si caratterizza per la struttura molto semplice: su una piccola collinetta, memoria della quota del terreno prima dei lavori stradali, due setti di 36 m realizzati con blocchi di pietra della Lessinia, lunghi 2,00 m e alti 1,20 m, posati a secco, sorreggono le capriate in legno che costituiscono la copertura dell’area scavi. All’interno, due ballatoi dalla forma frastagliata consentono di affacciarsi sull’area di scavo che si offre allo sguardo come una porzione di terra sulla quale sono impresse le sagome delle sepolture.
Geza Gri e Zucchi Architetti Associati – SEDE CENTRALE DI PRATIC, UDINE – Pag. 70
L’edificio, sede di una industria con uffici e spazi di appresentanza, si compone di due corpi di fabbrica: il primo, quello verso nord, è lo stabilimento produttivo (9000 mq), alto 10 metri che ospita al suo interno un mezzanino. A sud il corpo di fabbrica degli uffici (1000 mq) a un livello è ruotato rispetto al precedente in maniera tale da porsi parallelo alla strada provinciale. Questo fronte è caratterizzato dalla grande trave-veletta di copertura che funge da porticato frangisole per le vetrate degli uffici e sui fronti laterali dalla sequenza di testata dei grandi coppi in calcestruzzo di copertura. Tutto l’edificio è in elementi in calcestruzzo prefabbricati con pannelli di tamponatura alti 10 metri a giunti verticali realizzati con graniglia di cemento e ossidi neri di diversa densità. In copertura, invisibili dall’esterno, sono disposti i pannelli fotovoltaici.
A. Citterio P. Viel and Partners, Anna Giorgi and Partners – EDIFICIO RESIDENZIALE A VIA LOMAZZO, MILANO – Pag. 78
L’intervento residenziale di via Lomazzo 52 può considerarsi un corollario al concorso internazionale per il recupero dell’ex quartiere storico della Fiera di Milano in quanto è anch’esso un esempio di rinnovamento urbano che mira a dare a Milano un’immagine di ‘rappresentanza’ come il quartiere fieristico dal quale dista 700 metri, il secondo è che in quella occasione nacque la collaborazione tra lo studio Antonio Citterio Patricia Viel and Partners e lo studio Anna Giorgi and Partners. Il progetto di via Lomazzo nasce da un’iniziativa privata sul sedime dell’antica sede de “Il Sole 24 ore”. Il corpo basso del vecchio padiglione industriale è sostituito da un complesso articolato costituito da tre corpi: l’edificio C, a due piani, con tipologia in linea, che ripropone il continuum urbano al posto del vecchio capannone, l’edificio B, di 6 piani, interno al lotto e quasi nascosto dal fronte stradale e l’edificio A, di 17 piani, un nuovo landmark nell’orizzonte cittadino.
Iotti+Pavarani Architetti – CENTRO DI FORMAZIONE AVANZATA A BRESCELLO, REGGIO EMILIA – Pag 84
Domus Technica è il nome scelto per la nuova costruzione che va ad affiancare lo storico volume del quartier generale della Immergas.
L’intervento arricchisce la sede preesistente di nuove funzioni ospitando gli spazi di ricerca e formazione per quelli che saranno i nuovi settori di espansione dell’azienda rivolti alle energie rinnovabili. A livello planimetrico, il nuovo corpo dalla pianta quadrangolare si allinea per tre lati all’edificio storico, ribattendone le misure, operazione questa che può intendersi come la volontà di rimanere fedeli alla propria storia, ma si deforma lievemente verso Ovest, quasi a voler mimare il nuovo corso dal quale la costruzione trae la propria motivazione. Se l’edificio storico è improntato a un sobrio razionalismo, la Domus si fa portavoce di una contemporaneità poetica pur nel proprio linguaggio conciso. Le aperture si aprono secondo varie ampiezze, talora enfatizzate da “sguinci” che traggono la propria motivazione più dalla ricerca di una musicalità del prospetto che non da un’effettiva necessità.
Bergmeisterwolf Architekten – HOTEL A BRESSANONE, BOLZANO – Pag. 90
L’hotel si trova in un nodo cruciale della città di Bressanone e la sua collocazione tra centro storico e zone semi-periferiche fa di questa architettura un vero e proprio portale d´ingresso alla città. La piccola struttura alberghiera di 11 stanze restituisce un´immagine nuova, in contrasto con lo stile tradizionale degli edifici limitrofi. Si tratta di un volume puro, scavato nelle sue parti, reso plastico dal gioco di luci e ombre che si stagliano su di esso, un ingresso alla città in grado di rispondere con forza a un immaginario così distante dalla tradizione ma complice nel costruire la sua storia. L´idea è quella di una struttura tripartita impostata su volumi interconnessi che, ai tre differenti livelli, slittano l’uno sull’altro secondo direttrici opposte che ricordano l’archetipo degli erker della città antica. Nell’articolazione di aggetti e rientranze vengono a formarsi una serie di spazi interclusi vuoti che permettono di offrire a ogni stanza quell´intimità spesso ricercata.
ARGOMENTI
– Ad’A: un Premio di Architettura per l’Abruzzo – Pag. 96
– “Grand Tour dell’Arte Povera”: riflessioni sul nuovo museo contemporaneo – Pag. 100
– Viaggio a Berlino – Pag. 104
– Parigi: la riconversione dei garage a piani degli inizi del Novecento – Pag. 108
– Architettura finlandese 2010-2011 – Pag. 112
CALENDARIO – Pag. 117
NOTIZIE – Pag. 118
LIBRI – Pag. 124