Questo numero della rivista è dedicato all’architettura cilena, un’architettura nella quale non è riconoscibile la dominante linguistica di un maestro ma piuttosto è riscontrabile una pluralità di atteggiamenti e declinazioni. Adottare un approccio pragmatico alla complessità dei temi che l’architettura sottopone ai suoi artefici è una scelta volontaria che emerge in modo evidente in molti degli edifici selezionati. Il Cile è una terra ricca di fascino e suggestioni simboliche, dove l’architettura è intesa, ogni volta, come atto fondativo primario, frutto di una ricerca libera dal potere condizionante della storia e della tradizione. L’abitare, il percorrere, il sostenere, il rappresentare sono i temi essenziali da interpretare e comunicare attraverso il progetto senza sovrabbondanza di motivi formali o inutili allegorie. La costruzione fa di essenzialità e umiltà qualità positive e avvaloranti con un approccio riconoscibile in tutte le fasi del processo progettuale: da quello iniziale e creativo, che si invera attraverso le scelte compositive essenziali – distributive, funzionali, strutturali – a quello finale della costruzione, che vede le scelte tradotte nel manufatto mediante la sincerità d’uso dei materiali. Il complesso scolastico realizzato da Tidy Arquitectos a Melipilla e l’intervento di edilizia residenziale di Rearquitectura a Valparaíso, si inseriscono entrambe nella scelta di utilizzare volumetrie elementari e di azzerare qualsiasi licenza espressiva, assegnando al colore la funzione di richiamo nel contesto. La sede della Bip Computers di Alberto Mozó, nonostante l’estrema semplicità, è portatrice di un elevato potenziale simbolico e visionario attraverso il virtuosismo dei dettagli di assemblaggio della struttura in legno. Il concetto di natura, inoltre, trova in Cile una sua espressività peculiare ispirata a visioni romantiche dal forte richiamo allegorico. Il manufatto fronteggia, di solito, uno scenario dotato di poesia e mistero, dove orizzonti insondabili e vertiginose costiere fanno da sfondo a organismi silenti e enigmatici. Germán del Sol, ad esempio, fa del suo Hotel Remota in Patagonia una riscrittura contemporanea dell’archetipo del viaggio; il movimento è declinato in molteplici modalità e dà sostanza all’intera opera. Le impervie condizioni del sito e la presenza di una zona archeologica con un antico sistema di irrigazione danno vita all’hotel Tierra Atacama di Rodrigo Searle e Matías Gonzáles a San Pedro de Atacama, una piccola struttura alberghiera costruita ai margini di un’area isolata dall’alto valore paesaggistico ai piedi del vulcano Licanbur. Infine, il museo del deserto di Atacama, progettato dallo studio Coz, Polidura, Violante e Soto, tra le realizzazioni più significative oggi in Cile, è un’architettura che sembra essere sempre “stata lì”, senza tempo, come un’ancestrale testimonianza di una civiltà primordiale e assoluta.
SOMMARIO
ARCHITETTURA CILENA CONTEMPORANEA – Pag. 4
Carlo Prati
IL CILE COME TERRITORIO DI SPERIMENTAZIONE – Pag. 16
Cecilia Anselmi
LE ORIGINI NEL PAESAGGIO AMERICANO – Pag. 30
Emanuela Di Felice
EMERGENZA E RISORSE ABITATIVE: UN TECHO PARA CHILE – Pag. 36
Emanuela Di Felice
Il nuovo edificio per la sede regionale del MOP (Ministerio de Obras Públicas) propone un’architettura istituzionale al servizio della città e del territorio, creando spazi pubblici che aiutino a dare forma urbana a uno dei margini irrisolti della città connettendola al suo intorno geografico e all’edificato consolidato. La Serena si estende lungo la zona costiera ed è attraversata dal fiume Elqui che solca un paesaggio fatto di terrazzamenti che dalla cordigliera degradano verso l’oceano. L’edificio risolve il dislivello del primo terrazzamento della città verso il fiume con un grande portico terrazzato che inquadra il fiume e il paesaggio all’orizzonte e diventa il fulcro dell’edificio stesso determinando tutti gli accessi alle varie funzioni sia pubbliche che amministrative senza che interferiscano le une con le altre. Il portico di accesso è allo stesso tempo una finestra verso il paesaggio e un belvedere urbano che, come un baluardo domina la natura circostante.
L’edificio accoglie tutte le funzioni necessarie allo svolgimento della didattica, mentre le attività sportive sono state disposte nel terreno attiguo. La configurazione a “s” è stata la diretta richiesta dei committenti, alla quale si aggiungeva la tematica del recinto, della delimitazione delle aree esterne destinate a differenti usi. Il fabbricato, costruito con setti e pilastri in cemento armato stuccati con intonaco bianco, si configura come elemento unico con uno spessore di fabbricato di circa 7 m di luce disposto su due piani, il quale muovendosi in maniera articolata nel lotto dà origine a due corti aperte. La prima, a sud, ha la funzione pubblica di ricezione della struttura; rivestita in cemento prefabbricato si offre come cornice alla straordinaria vista verso la valle. L’altra di carattere più intimo e legato alla forma tradizionale della casa a patio cilena, è costituita da un manto erbaceo dedicato alle attività ludiche dei ragazzi delle scuole elementari e medie.
Questo piccolo edificio, in grado di ospitare su due livelli uffici e uno spazio vendita al piano terra, sorge all’interno di un lotto situato tra due case degli anni Trenta recentemente restaurate. Sull’area è permessa l’edificazione di fabbricati fino a dodici piani di altezza e questo determina un alto valore del suolo che rende appetibili queste aree ai fini di operazioni immobiliari cospicue. Per questo motivo si è deciso di realizzare un edificio che, non dovendo superare i tre piani a causa della destinazione funzionale, adotta una tecnologia e un sistema costruttivo a basso costo. Per questo è stato scelto un innovativo sistema strutturale a modalità “transitoria” e “reversibile” in travi e pilastri di legno lamellare che possa essere facilmente smontato nel caso di una vendita dell’area e ricollocato velocemente in qualsiasi altro sito, avvalorando la tesi di un approccio urbano e architettonico sostenibile.
L’Hotel Tierra a San Pedro de Atacama sembra costruito sul mito del deserto. L’edificio, infatti, è un piccolo albergo scientificamente progettato intorno a quattro condizioni essenziali: la prima è soddisfare le aspettative e le esigenze di un turismo di buon livello, che vuole frequentare un luogo estremo senza rinunciare a nessun confort; la seconda è il rispetto del contesto ambientale, reso ancor più stringente dalla presenza di un alto patrimonio storico e archeologico; la terza è la difficoltà del realizzare un edificio di questo tipo in un luogo isolato, con mezzi e tecnologie limitate; la quarta è il rispetto del genius loci di un terreno abbandonato, di un’oasi soleggiata e polverosa. Queste molteplici esigenze di mimesi e di partecipazione con il paesaggio conducono gli architetti a creare un complesso che, contemporaneamente, è osservatorio e rifugio, un piccolo avamposto su una grande piattaforma elevata, disegnata da una geometria spezzettata.
Il progetto del complesso residenziale Santa Clara nasce come diretta iniziativa della Municipalità locale, che sceglie di rivolgersi alla fondazione Un Techo para Chile per la realizzazione di 10 alloggi indipendenti da destinare a famiglie in emergenza abitativa. La fondazione invita lo studio Owar a redigere il progetto esecutivo dell’intero insediamento. Il progetto proposto è interpretato come una membrana avvolgente, che non lascia possibilità a modifiche future, capace di contenere al suo interno tutti i metri quadrati necessari alle attività familiari, senza tuttavia impedire all’abitante la possibilità di applicare variazioni agli spazi interni. Tale scelta è motivata dalle sfavorevoli condizioni climatiche e dalle scarse possibilità per gli abitanti di accedere alle risorse necessarie per un possibile lavoro in autocostruzione. Il sito di progetto è un lotto di 5.000 mq circa con una pendenza di 30 gradi, posto al limite dell’area urbana della baia di Cumberland.
Il progetto degli architetti Daniel Bebin e Tomas Saxton per la sede della fabbrica di acqua minerale Aonni a Punta Arenas adotta una geometria variabile utilizzando una struttura portante in acciaio a travi reticolari comunemente utilizzate negli insediamenti industriali presenti in questa parte del Cile. Quest’architettura, oltre ad applicare i principi della sostenibilità, adotta tecniche e soluzioni che rendono i materiali impiegati riciclabili a seconda delle necessità e delle esigenze specifiche. L’immagine complessiva, avvalendosi di queste proprietà di luminosità e leggerezza e sfruttando al meglio il dinamismo della geometria adottata, si integra perfettamente con questo territorio di cui l’acqua è protagonista e padrona indiscussa.
L’edificio Gen si trova a pochi minuti dalla “Sanhattan” cilena, ovvero dal centro direzionale e finanziario della capitale metropolitana Santiago. L’edificio di 25 piani è un complesso residenziale, inserito nel programma di riqualificazione urbana, costituito da un volume principale attestato sull’angolo nord-est del lotto, affiancato lateralmente da due volumi, arretrati rispetto al filo stradale, alti12 piani.
L’intero intervento vede, oltre alla realizzazione di 285 appartamenti, anche una serie di funzioni aggiuntive; il primo piano, destinato ad un pubblico utilizzo è dotato di grandi superfici vetrate e di una piazza interna privata. Sulla terrazza dell’ultimo piano del volume principale sono stati predisposti due piani destinati alle attività sportive e di relax con annesse tre piscine.
Il progetto si colloca lungo un pendio piuttosto scosceso in entrambe le direzioni nord-sud ed est-ovest all’interno di un sito che offre due affacci principali, uno ad est verso la strada ed uno ad ovest aperto sul declivio degradante verso il mare.
Il corpo di fabbrica è stato frammentato in una serie di volumi più piccoli ognuno dei quali costituisce un’unità individuale con un proprio colore distintivo. Ognuna di queste è collocata a differenti altitudini che seguono la pendenza della collina adattando in questo modo l’edificio alla geografia del luogo. Nella facciata sul retro, i corpi di fabbrica degli alloggi sono leggermente sfalsati accentuando l’idea di una combinazione di piccole unità piuttosto che quella di un unico volume unitario.
Il nuovo edificio fa uso di una varietà di strategie bioclimatiche frutto della scelta di una precisa politica della compagnia, sempre più impegnata nella direzione di un uso razionale delle risorse energetiche ed economiche. Queste scelte favoriscono, ad esempio, l’impiego delle risorse naturali come i sistemi di ventilazione passiva usati per il condizionamento e la purificazione dell’aria all’interno dell’edificio, il controllo dell’illuminazione naturale, il risparmio dei costi nell’ottimizzazione delle risorse idriche. Dall’arancio all’ocra al ruggine, sono diverse le tonalità della stessa gamma cromatica che si alternano nelle partiture della facciata cambiando sfumature grazie sia alle differenti angolazioni in cui è possibile posizionare i brise-soleil che al modificarsi continuo dell’intensità della luce naturale. Questo avviene in contrapposizione con la parte interna del rivestimento in cemento a vista e acciaio scuro che rimane sullo sfondo.
ARGOMENTI
– Giuseppe Nicolosi 1901-2011. Incontro per i centodieci anni dalla nascita – Pag. 102
– L’ANCE alla XXIII edizione del MIPIM – Pag. 104
– Le superfici trasparenti complesse: dall’ideazione alla costruzione – Pag. 106
– Il curtain wall tra progetto ed esecuzione: il caso del polifunzionale di via Campania a Roma – Pag. 109
– Città-Energia: un convegno a Napoli – Pag. 114
– Saverio Dioguardi, architetture disegnate – Pag. 116
NOTIZIE – Pag. 118
LIBRI – Pag. 122
CALENDARIO – Pag. 124