20 July 2023
Espansione del MASP, Museo di Arte di San Paulo, Brasile
Entro il 2024 il MASP, Museo de Arte de
São Paulo in Brasile, inaugurerà un nuovo
edificio progettato in collaborazione tra Júlio
Neves (architetto e presidente del MASP dal
1995 al 2009), lo studio METRO Arquitetos
Associados e i partner Martin Corullon e
Gustavo Cedroni.
La storia del Museo iniziò quando, nel 1946, il
giornalista, imprenditore e collezionista d’arte
brasiliano Francisco de Assis Chateaubriand
decise che avrebbe fondato il primo museo di
arte moderna del Brasile a San Paolo, città a
vocazione industriale che, tra il 1930 e il 1940,
aveva conosciuto una notevole spinta espansiva
risentendo di un generale fenomeno di
inurbamento e di una forte immigrazione extrabrasiliana.
In risposta, avevano iniziato a
prendere piede una pianificazione urbana in
senso orizzontale e una verticalizzazione delle
aree confinanti con il Centro Velho per
accogliere “edifici contenitore” a vocazione
pubblica e privata.
La direzione del nuovo Museo fu affidata al
critico d’arte italiano Pietro Maria Bardi,
emigrato con la moglie in Brasile nel 1946. In
Italia, Bardi (classe 1900) era stato impegnato
studioso, prolifico autore e precoce intellettuale,
diventando direttore della Galleria d’arte di
Roma a soli ventinove anni. Durante il regime
fascista aveva intessuto stretti legami con i
gerarchi e con lo stesso Mussolini, ma
successivamente entrò in contrasto con il
regime per aver dileggiato le scelte
architettoniche istituzionali attraverso la “Tavola
degli Orrori”, un collage esposto alla II
Esposizione dell’Architettura Razionale che si
era tenuta a Roma nel 1931. Dopo essere stato
nominato direttore del Museo di Arte di San
Paolo nel 1949, Bardi iniziò una corposa attività
di acquisizione di opere d’arte europee messe
all’asta dopo il secondo conflitto mondiale,
riuscendo a intercettare lavori di Goya, Raffaello,
Tiziano, Van Gogh, Cézanne, Modigliani, Picasso,
Gauguin, Renoir e numerose ballerine di Degas.
La moglie, dal canto suo, era un’architetta
romana che aveva deciso di lasciare un Paese
nel quale, dopo la guerra, non riusciva a trovare
nient’altro che macerie e ruderi: la giovane
Achillina Bo (chiamata “Lina”), coniugata Bardi,
da lì a qualche anno avrebbe guadagnato un
ruolo incontestabile all’interno della storiografia
architettonica del Brasile proprio grazie al
progetto per la nuova sede di “quel” museo.
Infatti, dopo una prima collocazione in un
palazzo di proprietà di Chateaubriand in Rua 7
de Abril, il MASP aveva bisogno di una sede propria che rappresentasse l’istituzione
attraverso il monumento: Lina Bo Bardi progettò
un edificio-portale, una struttura ponte con il
vano libero più lungo del tempo (70 metri di
luce) e quattro pilastri monolitici dipinti
successivamente e, significativamente, di rosso.
Quest’operazione, unita alla realizzazione di una
serie di terrazzamenti sul versante della Vale do
Anhangabaú, aveva permesso la dilatazione
della sezione dell’Avenida Paulista, ottenendo
una grande piazza urbana che funge ancora oggi
da ideale prolungamento dell’antistante Parque
do Trianon il quale, a sua volta, ritaglia un ampio
settore naturale all’interno del tessuto urbano
costruito.
Render di progetto ® METRO ARQUITETOS ASSOCIADOS
L’iconicità formale del MASP bobardiano,
inaugurato nel 1968, ha richiesto ai progettisti
dell’espansione un impegnativo esercizio di
discrezione: il nuovo volume, che si alza per 14
elevazioni, è concepito come un parallelepipedo
stereometrico e monocromatico, rivestito da
lamiere forate e ondulate che generano una
superficie isotropa capace di restituire una
silenziosa presenza. Il vecchio e il nuovo edificio
saranno collegati ai piani sotterranei – passando
sotto Rua Prof. Otavio Mendes – così che,
dall’esterno, possano apparire come due entità
iconiche distinte, affiancate, essenziali nel
linguaggio ma chiare nel messaggio.
L’ampliamento era ormai necessario: l’ente
museale detiene la più rilevante collezione
d’arte dell’America Latina, per un totale di circa
11.000 opere tra dipinti, sculture, oggetti,
fotografie, video e abiti di epoche diverse,
coprendo una vasta produzione europea,
africana, asiatica e americana. Il programma
funzionale prevede la dedicazione dell’intero
edificio esistente a galleria espositiva e lo
spostamento nel nuovo edificio degli spazi di
accoglienza, con lo scopo di ampliare il bacino di
utenza e l’offerta culturale utilizzando i nuovi
locali per numerose attività come laboratori,
lezioni, seminari, formazione degli insegnanti e
molto altro. È prevista anche la dotazione di un
grande laboratorio per il restauro e di magazzini
forniti di impianti specializzati per la
conservazione e la tutela di opere con “bisogni
speciali”. Al pubblico saranno aperti anche uno
shop, un ristorante e un’ampia biglietteria,
portando la superficie a disposizione
dell’istituzione a 17.680 metri quadri totali.
Dal punto di vista della responsabilità
ambientale, il progetto mette in campo una
serie di strategie per la riduzione dell’impronta
di carbonio in linea con la certificazione LEED:
l’illuminazione sarà a led e automatizzata; il
sistema a doppia facciata garantirà la protezione
dall’irraggiamento solare, la modulazione della
luce in entrata e la formazione di una
ventilazione naturale creando un “microclima
cuscinetto”, per ridurre il carico termico interno
e la necessità di ricorrere a sistemi di
ventilazione e raffrescamento meccanizzati.
Molto interessante è anche il programma
finanziario: la costruzione del nuovo fabbricato
sarà finanziata interamente con fondi derivati da
donazioni private (poco meno di 33 milioni di
euro) ottenute grazie a una campagna di
sensibilizzazione sulla necessità di instaurare un
rapporto di fiducia tra il cittadino e la
governance dell’istituzione, educando la
collettività alla costruzione di un patrimonio
culturale, turistico, urbanistico ed economico
per un Brasile libero e capace di offrire un futuro
di opportunità ad ognuno.
Il Museo de Arte de São Paulo, con la
realizzazione di questo nuovo monumento, ha
riunito i suoi tre fondatori: l’istituzione è già
intitolata ad Assis Chateaubriand, l’edificioponte
sarà dedicato alla sua progettista Lina Bo
Bardi mentre l’edificio-monolite sarà dedicato al
suo primo direttore Pietro Maria Bardi,
costituendo una sorta di trinità della cultura
artistica e architettonica paolistana, in un atto di
riconoscimento storico che contribuisce alla
costruzione di un’identità brasiliana che “divora
e digerisce” l’eredità coloniale europea per
definire, finalmente, cosa attiene alla memoria e
cosa al futuro.
Render di progetto ® METRO ARQUITETOS ASSOCIADOS
Questo articolo è pubblicato in l’industria delle costruzioni 490 -Ripensare lo spazio pubblico- marzo/aprile 2023
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