Entro il 2024 il MASP, Museo de Arte de
São Paulo in Brasile, inaugurerà un nuovo
edificio progettato in collaborazione tra Júlio
Neves (architetto e presidente del MASP dal
1995 al 2009), lo studio METRO Arquitetos
Associados e i partner Martin Corullon e
Gustavo Cedroni.
La storia del Museo iniziò quando, nel 1946, il
giornalista, imprenditore e collezionista d’arte
brasiliano Francisco de Assis Chateaubriand
decise che avrebbe fondato il primo museo di
arte moderna del Brasile a San Paolo, città a
vocazione industriale che, tra il 1930 e il 1940,
aveva conosciuto una notevole spinta espansiva
risentendo di un generale fenomeno di
inurbamento e di una forte immigrazione extrabrasiliana.
In risposta, avevano iniziato a
prendere piede una pianificazione urbana in
senso orizzontale e una verticalizzazione delle
aree confinanti con il Centro Velho per
accogliere “edifici contenitore” a vocazione
pubblica e privata.
La direzione del nuovo Museo fu affidata al
critico d’arte italiano Pietro Maria Bardi,
emigrato con la moglie in Brasile nel 1946. In
Italia, Bardi (classe 1900) era stato impegnato
studioso, prolifico autore e precoce intellettuale,
diventando direttore della Galleria d’arte di
Roma a soli ventinove anni. Durante il regime
fascista aveva intessuto stretti legami con i
gerarchi e con lo stesso Mussolini, ma
successivamente entrò in contrasto con il
regime per aver dileggiato le scelte
architettoniche istituzionali attraverso la “Tavola
degli Orrori”, un collage esposto alla II
Esposizione dell’Architettura Razionale che si
era tenuta a Roma nel 1931. Dopo essere stato
nominato direttore del Museo di Arte di San
Paolo nel 1949, Bardi iniziò una corposa attività
di acquisizione di opere d’arte europee messe
all’asta dopo il secondo conflitto mondiale,
riuscendo a intercettare lavori di Goya, Raffaello,
Tiziano, Van Gogh, Cézanne, Modigliani, Picasso,
Gauguin, Renoir e numerose ballerine di Degas.
La moglie, dal canto suo, era un’architetta
romana che aveva deciso di lasciare un Paese
nel quale, dopo la guerra, non riusciva a trovare
nient’altro che macerie e ruderi: la giovane
Achillina Bo (chiamata “Lina”), coniugata Bardi,
da lì a qualche anno avrebbe guadagnato un
ruolo incontestabile all’interno della storiografia
architettonica del Brasile proprio grazie al
progetto per la nuova sede di “quel” museo.
Infatti, dopo una prima collocazione in un
palazzo di proprietà di Chateaubriand in Rua 7
de Abril, il MASP aveva bisogno di una sede propria che rappresentasse l’istituzione
attraverso il monumento: Lina Bo Bardi progettò
un edificio-portale, una struttura ponte con il
vano libero più lungo del tempo (70 metri di
luce) e quattro pilastri monolitici dipinti
successivamente e, significativamente, di rosso.
Quest’operazione, unita alla realizzazione di una
serie di terrazzamenti sul versante della Vale do
Anhangabaú, aveva permesso la dilatazione
della sezione dell’Avenida Paulista, ottenendo
una grande piazza urbana che funge ancora oggi
da ideale prolungamento dell’antistante Parque
do Trianon il quale, a sua volta, ritaglia un ampio
settore naturale all’interno del tessuto urbano
costruito.