LUG
AGO
2021
Abitare lo spazio domestico
Non più rifugio notturno dopo una giornata frenetica passata fuori ma luogo frequentato 24 ore su 24, non più spazio dedicato alla sola funzione domestica ma stazione multiuso per le attività molteplici dei suoi abitanti, la casa, a causa della pandemia, è tornata al centro delle nostre vite, scardinando dinamiche e comportamenti consolidati e sollecitando una serie di interrogativi, oggetto di un pensiero critico che interessa oltre a sociologici, antropologi, psicologici, anche coloro che si occupano di progettarne gli spazi. Partendo da questa premessa, “Abitare lo spazio domestico” intende proporre una riflessione sul più ampio significato che la casa può rivestire oggi e nel prossimo futuro con una particolare attenzione non solo per la sua struttura organizzativa e i valori linguistici che ne conseguono, ma soprattutto per le sue caratteristiche spaziali in relazione alla sfera emotiva e ai differenti stili di vita dei suoi abitanti. Per questa ragione si è ritenuto utile e stimolante ripartire dal passato recente, da quel periodo d’oro della ricerca sullo spazio domestico che in Italia ha dato vita a importanti sperimentazioni, il cui contributo forse proprio per l’unicità dei risultati è stato poi accantonato, soppiantato da altre questioni più urgenti legate allo sviluppo urbano, alle infrastrutture, ai servizi e spazi pubblici. Per cercare di fare il punto e riprendere le fila di un discorso interrotto, la selezione delle opere presentate in questo numero, seguita da un saggio dedicato ad alcuni esempi contemporanei di progetto dello spazio domestico, è dedicata a 10 abitazioni progettate tra il 1930 e la fine degli anni Settanta da noti esponenti dell’architettura. Tra questi Giuseppe Terragni, Gio Ponti, Luigi Cosenza, Luigi Moretti, Marco Zanuso, Giuseppe Perugini, Enrico Mandolesi, Gae Aulenti, Gianni Pettena, hanno offerto con i loro studi e progetti risposte diverse alle istanze di rinnovamento dello spazio domestico poste dalla società dell’epoca. Nell’insieme queste abitazioni costituiscono dei modelli per la loro non replicabilità e unicità e ciascuna di esse, a nostro avviso, è portatrice di valori spaziali e temi di ricerca ancora attuali, nonostante le particolari circostanze localizzative e la distanza temporale. La prima caratteristica comune a queste case è lo stretto rapporto tra committente e progettista, due figure chiave che in alcuni casi coincidono; una seconda è quella di proporre soluzioni abitative non convenzionali sia per quanto riguarda l’organizzazione degli spazi interni che le relazioni con l’ambiente e i paesaggi di appartenenza; tutte e dieci le case – 7 unifamiliari, di cui quattro per vacanze, e tre appartamenti all’interno di fabbricati urbani – hanno poi in comune una peculiarità fondamentale: sperimentano nuove forme di linguaggio, individuano spazialità interne fatte su misura per i loro abitanti e committenti, stabiliscono un forte legame tra l’ideatore dello spazio e chi vi abiterà, molto spesso esaudendo il sogno di una “casa ideale”. Gli aspetti di originalità e di interesse, le caratteristiche progettuali e spaziali salienti di ciascuna delle 10 case sono stati commentati da autori diversi con l’intenzione di restituire un bagaglio di esperienze molteplici e di questioni aperte sul tema dello spazio domestico e con la finalità di interrogarsi in modo più ampio sulla qualità e le forme dell’abitare.