4 Aprile 2022
Modernismo e tradizione nei progetti di Balkrishna Doshi
Il RIBA – Royal Institute of British Architects – ha annunciato che la Royal Gold Medal per l’anno 2022 sarà assegnata all’architetto indiano novantacinquenne Balkrishna Doshi. Professionista con alle spalle una lunghissima carriera e oltre 100 progetti realizzati, Balkrishna Doshi è stato nominato per il massimo riconoscimento inglese nel campo dell’architettura per aver saputo influenzare e plasmare gli indirizzi della progettazione e costruzione, nel suo paese e nelle regioni circostanti, attraverso una fruttuosa pratica professionale e un generoso impegno didattico. I suoi edifici combinano i principi del moderno con aspetti vernacolari, grazie a una profonda conoscenza delle tradizioni, del clima, della cultura e dell’artigianato locali. I suoi progetti spaziano dalle strutture per sedi governative, a quelle culturali, dai complessi abitativi agli spazi per l’istruzione. Per l’aspetto visionario dei suoi progetti di pianificazione urbana e di edilizia sociale, nonché per il suo contributo nel campo della docenza universitaria in India e come visiting professor nelle università di tutto il mondo, la sua opera ha raggiunto una certa notorietà a scala internazionale, fino al grande riconoscimento, nel 2018, con l’assegnazione del Premio Pritzker. Il presidente del RIBA Simon Allford ha affermato che “il lavoro di Balkrishna Doshi è stato di ispirazione per generazioni di architetti; influenzata dal tempo trascorso nell’ufficio di Le Corbusier, la sua produzione è tuttavia quella di un pensatore originale e indipendente.
Nel ventesimo secolo, epoca in cui la tecnologia ha indotto molti architetti a costruire senza la dovuta attenzione al clima e alle tradizioni locali, Balkrishna Doshi è rimasto strettamente legato al suo background geografico e culturale: al clima, alle tecnologie nuove e antiche e all’artigianato della sua terra. La difesa di un linguaggio architettonico improntato a un’economia dei mezzi è di esempio per tutti gli architetti che lavorano nel difficile contesto odierno. I suoi edifici celebrano le tecnologie e i mestieri locali, l’habitat naturale, per creare ambienti leggibili; sono sfondi che accolgono il teatro della vita quotidiana ma anche meravigliosi saggi di una attenta interazione tra temi formali e tecnologici. Architettura, dunque, come sfondo e come primo piano”. Nato nel 1927 a Pune da una famiglia di produttori di mobili, Balkrishna Doshi ha studiato al Sir J.J. College of Architecture di Bombay. Ha iniziato a esercitare la professione in Europa, lavorando a stretto contatto con Le Corbusier come Senior Designer a Parigi (1951-1954), per tornare poco più che ventenne in India e proseguire la collaborazione con il maestro per altri quattro anni, con la supervisione dei suoi progetti nella città di Ahmedabad.
A sinistra: Indian Institute of Management Campus, Bangalore, 1977-1992. A destra: Atira Guest House, Ahmedabad, 1958
Ha lavorato poi per oltre un decennio con Louis Kahn, nella realizzazione, tra l’altro, dell’Indian Institute of Management, sempre ad Ahmedabad. Nel 1956 ha fondato con altri due soci il proprio studio, Vastu Shilpa, oggi attività multidisciplinare guidata da cinque partner che impiega sessanta dipendenti. Lo studio porta avanti la filosofia del fondatore, invitando al dialogo e alla condivisione del sapere. All’interno del Sangath Studio (sangath significa procedere insieme), sede della duplice attività di Doshi, articolata in Vastu-Shilpa Consultants (lo studio professionale) e Vastu- Shilpa Foundation (fondazione senza scopo di lucro, deputata alla ricerca applicata e alla produzione culturale), i passanti sono invitati a entrare per conoscere quel che avviene all’interno. Nel profilo pubblicato sul sito web di Vastu-Shilpa si legge: “il dialogo interattivo così come la partecipazione a tutti gli aspetti della forma costruita sono le nostre reali preoccupazioni. Anche se il nostro lavoro riguarda principalmente l’architettura, la progettazione urbana e la pianificazione, partecipiamo attivamente al mondo accademico, alla ricerca e agli studi sulle questioni ambientali. La partecipazione proattiva è il nostro modo di risolvere i problemi; di conseguenza la nostra sede è spesso visitata da cittadini, funzionari e organizzazioni nazionali e internazionali. Per facilitare il lavoro, il nostro studio è ampio e illuminato con lucernari esposti a nord; le pareti cieche interne consentono esposizioni e proiezioni; il carattere flessibile dello spazio fa si che si possa trasformare in occasione di seminari o workshop. L’anfiteatro e le terrazze sono spesso utilizzate per funzioni sociali”.
Tra i principali progetti di Balkrishna Doshi ricordiamo: il Shreyas Comprehensive School Campus (1958-1963), ad Ahmedabad; la Atira Guest House (1958), intervento di residenze a basso costo ad Ahmedabad; l’Institute of Indology (1962), sempre nella stessa città, concepito per la conservazione di documenti rari; la Ahmedabad School of Architecture (1966, con ampliamenti realizzati fino al 2012), il cui progetto si focalizzava sul creare una spazialità consona a processi di insegnamento collaborativo; il Tagore Hall & Memorial Theatre (1967), un auditorium brutalista da 700 posti; la Premabhai Hall (1976), teatro e auditorium; l’Indian Institute of Management (1977-1992), scuola di economia a Bangalore; Sangath (1981), sede dello studio professionale Vastu Shilpa e ancora il Kanoria Centre for Arts (1984); l’Aranya Low Cost Housing (1989) a Indore, altro intervento di residenze a basso costo che valse a Doshi il Premio Aga Khan nel 1995.
In alto a sinistra: School of Architecture, CEPT University, Ahmedabad, 1966. A destra: Indian Institute of Management Campus, Bangalore, 1977-1992. In basso a sinistra: Tagore Hall, Ahmedabad, in una foto del 1967, anno di realizzazione dell’edificio. In basso a destra: Institute of Indology, Ahmedabad, 1962
Alla notizia che riceverà la Royal Gold Medal l’architetto ha dichiarato: “la notizia di questo premio mi ha riportato alla mente il periodo in cui lavoravo con Le Corbusier nel 1953, quando aveva appenaavuto la notizia di aver ricevuto la Royal Gold Medal. Ricordo vividamente la sua eccitazione nel ricevere questo onore. Mi ha detto: ‘Mi chiedo quanto sarà grande e pesante questa medaglia’. Oggi, sei decenni dopo, mi sento davvero sopraffatto dall’essere stato insignito dello stesso premio del mio guru, Le Corbusier, in onore dei miei sei decenni di lavoro”.
Balkrishna Doshi, ora ultranovantenne, è testimonianza vivente del potenziale di un’idea di architettura che si realizza attraverso la pratica e la trasmissione della conoscenza da una generazione all’altra. Un’architettura difficile da etichettare con uno stile, mutevole, in continua evoluzione, il cui scopo è delineare – per quanto le può competere – un contesto di vita migliore.
Questo articolo è stato pubblicato in l’industria delle costruzioni 482 – Densità Energia Rigenerazione urbana – novembre/dicembre 2021
Articoli correlati
Grab the City
Dimitris Pikionis e l’Acropoli di Atene. Settanta anni di un cantiere memorabile
Sognare l’architettura