Rigenerazione/Riqualificazione. Ambiti e finalità del progetto di ri-qualificazione

saggio introduttivo

Luciano Cupelloni

In molti paesi europei, fin dagli anni Novanta del secolo scorso, si sono sperimentati processi virtuosi di riconversione urbana e territoriale. Mutati i ruoli e le funzioni delle città e dei territori industrializzati, spinta dalla risposta a trend economici negativi quanto da ricerca scientifica e visione innovatrice, la vicenda recente delle capitali europee è inconfrontabile con la stasi italiana. Perfino con la dinamica di Torino e Milano che pure sono state capaci di ridefinire identità e modelli vitali. È ancora più evidente la capacità di rinnovamento di centri urbani “falliti”, quali Marsiglia o Liverpool, Barcellona, Malmö o Bilbao. Ed è esemplare la realtà più complessa, la regione industriale della Ruhr, interamente riconvertita sia dal punto di vista ambientale che economico-produttivo. In tutti i casi, con le differenze della specificità, il successo ha coinciso con la riqualificazione dei manufatti e dei luoghi, con la definizione creativa di nuovi significati e ruoli basati sulla lettura aggiornata dei processi economici, con grande attenzione alla qualità dell’architettura e dello spazio pubblico, all’innovazione tecnologica e alla creazione di posti di lavoro, alla coesione sociale e alla salute dei cittadini. Per contro in Italia la “rigenerazione urbana”, in gran parte, è soltanto uno slogan. L’assenza di una visione d’insieme, la mancanza di programmazione e di politiche strutturali, l’insufficienza delle azioni incentivanti affidano di fatto l’iniziativa a regioni e città, con la conseguenza di ulteriori squilibri e senza vantaggi diffusi.

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